Di Peter Nurse
Investing.com - I prezzi del petrolio scendono questo giovedì, in scia al selloff della seduta precedente, mentre il mercato assimila la possibilità di un tetto più alto del previsto per il prezzo del greggio russo.
Alle 10:40 CET, i future del greggio USA sono in ribasso dello 0,2% a 77,81 dollari al barile, mentre il contratto del Brent scende dello 0,2% ad 85,27 dollari. Entrambi i contratti sono scesi di oltre il 3% ieri, attestandosi al livello più basso dalla fine di settembre.
A pesare sul mercato del greggio è stata la notizia che il G7 sta valutando la possibilità di imporre un tetto al petrolio russo trasportato via mare a 65-70 dollari al barile, al di sopra del livello previsto quando il gruppo ha proposto per la prima volta l’idea per punire Mosca per la guerra in Ucraina.
I governi dell’Unione Europea non hanno ancora trovato un accordo e stanno discutendo la proposta, ma un tetto massimo di prezzo a questo livello significherebbe probabilmente che la Russia continuerà a vendere il suo petrolio, riducendo il rischio di una carenza di scorte sui mercati petroliferi globali.
“A questo livello, il tetto raggiungerebbe uno dei due obiettivi: probabilmente manterrebbe il petrolio russo in circolazione”, hanno dichiarato gli analisti di ING in una nota. “Per quanto riguarda l’altro obiettivo di cercare di limitare le entrate petrolifere russe, alcuni potrebbero mettere in dubbio quanto questo livello sia effettivamente aggressivo”.
Intanto, la Energy Information Administration ha riportato ieri che le scorte di greggio USA si sono ridotte di 3,7 milioni di barili la scorsa settimana, ma le scorte di benzina e di prodotti raffinati sono aumentate sostanzialmente.
“Tenendo conto dell’utilizzo delle SPR per circa 1,6 milioni di barili, il totale delle scorte petrolifere è sceso di 5,29 milioni di barili nel corso della settimana”, ha dichiarato ING. “Questo utilizzo si è verificato nonostante le importazioni di greggio siano aumentate di circa 1,5 milioni di barili al giorno nel corso della settimana, raggiungendo i livelli più alti dalla fine di luglio”.
I mercati petroliferi sono scesi bruscamente questo mese, sotto la pressione di un aumento dei casi giornalieri di COVID in Cina, che hanno sfiorato i 30.000, simili ai livelli visti in aprile.
I funzionari cinesi hanno risposto ordinando sforzi più aggressivi per controllare la diffusione del virus, con lockdown e restrizioni dei movimenti che probabilmente limiteranno l’attività economica nel più grande importatore di greggio al mondo.
Nomura ha tagliato le previsioni sulla crescita economica della Cina per quest’anno al 2,8% dal 2,9% e per il prossimo al 4% dal 4,3%, citando una riapertura del paese “lenta, costosa e accidentata” a causa dell’aumento dei casi di Covid.
L’attenzione si rivolge anche alla prossima riunione dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio e degli alleati, per decidere i livelli di produzione in vista del nuovo anno.
L’OPEC+ si riunirà il 4 dicembre, un giorno prima dell’inizio del divieto dell’Unione Europea sulle importazioni di greggio russo e del tetto del prezzo del G7.