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R&S: margini più alti per 'monopolisti' reti, a Stato 1/5 dividendi totali 2014-18

Pubblicato 29.07.2019, 15:39
R&S: margini più alti per 'monopolisti' reti, a Stato 1/5 dividendi totali 2014-18
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MILANO (Reuters) - I cosiddetti 'monopolisti' italiani delle reti hanno margini nettamente superiori a quelli delle altre imprese.

È quanto emerge dalla fotografia scattata nell'Annuario R&S dell'Area Studi Mediobanca (MI:MDBI) che raccoglie i principali gruppi italiani quotati osservati nel periodo 2014-2018.

Nel 2018 la classifica per ebitda margin vede nelle prime due posizioni Snam (MI:SRG) e Terna (MI:TRN) con margini rispettivamente del 55% e del 51,4%. Numeri alti anche per Atlantia (MI:ATL) (43%), che nello studio viene ricompresa nella holding Edizione insieme ad Autogrill, e Astm (26,9% contro il 19,6% di Aurelia, la holding di cui fa parte).

Telecom Italia (MI:TLIT) (Tim) ha un ebitda margin del 17,5%, ma ha comunque numeri altissimi sulla sola rete, secondo lo studio.

In un contesto generalizzato di investimenti in calo da parte dei gruppi italiani (da 102,7 miliardi del 2017 a 99,5 miliardi nel 2018), la manifattura privata ha un tasso di investimento doppio rispetto a quella pubblica (8,2% contro il 4,4%). Sul podio Moncler (MI:MONC) con un tasso di investimento del 29,6% sulle immobilizzazioni tecniche lorde, seguita da Salvatore Ferragamo (MI:SFER) (16,6%) e Ima (15,5%).

Tuttavia lo Stato incassa circa un quinto dei dividendi distribuiti: 11,2 miliardi nel quinquennio 2014-2018 sui 57 miliardi distribuiti. Ai comuni azionisti sono andati dividendi per 1,2 miliardi, mentre alle famiglie proprietarie 4,7 miliardi. I restanti 39,4 miliardi sono stati spalmati sugli altri azionisti.

Impietoso il confronto internazionale: il fatturato dei primi dieci gruppi tedeschi rappresenta il 24,1% del Pil del Paese contro il 4,6% dei ricavi dei primi 10 italiani.

L'incidenza dei dieci top player italiani sul totale del fatturato di Italia, Francia, Germania e Regno Unito è di appena il 5,5% contro il 55,8% delle imprese tedesche, il 25,6% delle francesi e il 13,1% delle britanniche, mentre in termini di investimenti la quota scende al 2,1% contro l'80,5% dei tedeschi, il 12% dei francesi e il 5,4% dei britannici.

(Gianluca Semeraro)

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