ROMA/MILANO (Reuters) - La cessione delle quattro banche ponte, nate dalla risoluzione lo scorso novembre di Banca Marche, Etruria, Cariferrara e Carichieti, sarà prorogata per la seconda volta, oltre il termine di domani 30 settembre, per concrete e valide trattative in corso.
Lo hanno detto a Reuters alcune fonti che stanno seguendo il dossier con ruoli diversi.
"La proroga ci sarà. Non c'è nessun problema. E' chiaro che se c'è una trattativa solida e valida come quelle che ci sono non c'è ragione di non concedere la proroga", ha detto una delle fonti.
Secondo due delle fonti sentite, è prevedibile che sia la direzione concorrenza della Commissione europea a comunicare la decisione una volta formalizzata, ragionevolmente domani.
Oggi è prevista una riunione dell'SSB, il single supervisory board, ed è probabile che discuta, tra gli altri dossier bancari e "vista l'attualità del tema", anche delle quattro banche, secondo una delle fonti.
All'esame potrebbe essere la trattativa che Ubi Banca (MI:UBI), secondo altre fonti vicine alla situazione, avrebbe avviato per una offerta su tre dei quattro istituti.
"L'analisi sulle tre banche c'è. Si va avanti a trattare ma niente è scontato", spiega una fonte in riferimento a un interesse di Ubi per Banca Marche, Banca Etruria e CariChieti.
Per una delle fonti, oltre a Ubi ci sarebbero altri dossier aperti: in particolare uno riguarda le quattro banche insieme, e un altro "ad hoc" solo su Cariferrara.
Nei giorni scorsi il presidente della Banca Popolare di Bari Marco Jacobini aveva confermato l'interesse della banca pugliese per CariChieti.
Banca Popolare dell'Emilia Romagna, che era interessata alla sola Etruria, avrebbe invece allentato la presa e sarebbe intenzionata ad abbandonare il dossier.
A inizio mese l'AD di Ubi Victor Massiah aveva detto che l'istituto era stato invitato a partecipare alla seconda procedura per la vendita delle good bank; in più occasioni il banchiere ha sottolineato inoltre che in tema di M&A il gruppo è interessato solo ad operazioni che possano creare valore per gli azionisti.
Il mercato non sembra gradire l'ipotesi per i timori di un impatto sui requisiti di capitale di Ubi dall'eventuale acquisizione. Alcuni analisti non escludono un rafforzamento di capitale, anche se limitato, e sono comunque scettici sulla valenza strategica dell'operazione. [L8N1C54K8]
Poco prima della chiusura di borsa il titolo Ubi, tra i peggiori del FTSE Mib, segna un calo del 2,9%.
Se il quadro sulla cessione si consolidasse con la vendita delle tre a Ubi, resterebbe fuori CariFerrara.
Secondo una delle fonti sentite da Reuters, in quel caso ci sarebbe il rischio concreto che la banca possa finire in liquidazione.
"Assolutamente sì", ha detto la fonte.
In tal caso "il Fondo interbancario di garanzia dei depositi dovrebbe coprire 1,4 miliardi di depositi garantiti e avrebbe la prelazione nel recupero degli asset che venderebbe il commissario liquidatore", spiega.
C'è la possibilità che, se sollecitato, il fondo volontario possa valutare l'interesse su Cariferrara.
Al momento però, sempre secondo la fonte, non risulta alcun coinvolgimento. "Per decidere se essere coinvolto il Fondo, che agisce come un soggetto privato, dovrebbe valutare se l'azienda è risanabile e quindi deve prima poter visionare i dati aggiornati".
Un anno fa il Fondo di garanzia dei depositi era pronto a ricapitalizzare Cariferrara, ma poi l'operazione non è stata più fatta per i veti a un'azione preventiva del Fondo da parte di Bruxelles.
(Stefano Bernabei, Andrea Mandalà)