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Scommesse mercati su tassi Bce: c'è ancora un po' di lavoro da fare per i falchi

Pubblicato 19.04.2023, 11:39
© Reuters. La sede della Banca centrale europea. Francoforte 26 aprile 2018. REUTERS/Kai Pfaffenbach

di Stefano Rebaudo

(Reuters) - I banchieri della Bce continuano a sottolineare che l'inflazione è ancora su livelli elevati esprimendosi a favore di nuovi rialzi dei tassi, tuttavia a complicare i loro sforzi ci sono il nervosismo per la situazione delle banche e i timori per un passo falso in termini di politica monetaria.

Dopo aver ridimensionato le aspettative sui tassi in seguito alla crisi delle banche del mese scorso, gli investitori non si aspettano più che i costi di finanziamento rimangano su livelli elevati per lungo tempo e sono molto cauti di fronte alla prospettiva di tassi superiori al 4%.

In vista della riunione della Bce del 4 maggio, il picco dei tassi viene collocato ben al di sotto del 4% dei primi di marzo, cioè prima che il crollo di Svb e Signature Bank negli Usa e le difficoltà di Credit Suisse spingessero gli investitori verso i beni rifugio.

"Quello che è successo (con le turbolenze del mercato) ci ricorda che i cicli di rialzi dei tassi di solito si interrompono bruscamente a causa di fragilità impreviste", osserva Erjon Satko, strategist di BofA.

Oltre ai timori per eventuali altre situazione di crisi nel settore bancario, gli investitori temono l'effetto che la stretta monetaria più rapida dall'introduzione dell'euro potrebbe avere sull'economia della zona euro.

Secondo un report BoFA diffuso lunedì, tra le maggiori preoccupazioni degli investitori ci sono la fragilità dei mercati finanziari e l'inflazione persistente.

Oggi l'Estr - il tasso terminale Bce nel breve termine - a novembre 2023 è salito al 3,65%, il che implica aspettative per un tasso di deposito pari a circa il 3,75%.

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Tornando a inizio anno, va ricordato che sono state necessarie molte dichiarazioni 'hawkish' da parte dei banchieri Bce unite ai dati forti sull'inflazione di febbraio per convincere i mercati che Francoforte fosse pronta ad aumentare i tassi oltre il 4%.

Qualche settimana dopo però, le turbolenze provocate dalla crisi delle banche hanno spinto gli operatori a rivedere al ribasso le aspettative portandole al 3%, il livello di metà dicembre.

Gli analisti hanno letto tra le righe del comunicato Bce di marzo la possibilità che la banca centrale modifichi il corso della propria politica monetaria nel caso in cui lo stress finanziario possa avere ripercussioni sull'impatto delle decisioni Bce sui mercati monetari.

Secondo gli analisti, l'incremento dei volumi degli scambi sui futures obbligazionari dopo che gli investitori hanno rivisto le prospettive sulla politica monetaria, riflette la visione che i tassi possano scendere.

Nelle due settimane da metà marzo in poi, gli analisti di Jp Morgan (NYSE:JPM) hanno notato che i volumi dei futures sui Bund e sui Btp hanno sfiorato i massimi dall'inizio del 2020 "lasciando intravedere un aggiustamento delle posizioni in un momento cruciale per le aspettative sui tassi".

Ma dopo il 15 marzo i volumi dei futures sui Bund sono diminuiti poiché i mercati hanno nuovamente rivisto al rialzo le loro aspettative sui tassi.

I mercati stanno prezzando tagli dei tassi nella prima metà del 2024, segno che gli investitori temono che la Bce possa alzare i tassi in modo eccessivo, troppo velocemente e che poi sia costretta a ridurli rapidamente.

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Secondo gli analisti occorrono circa sei mesi prima che qualsiasi modifica della politica monetaria abbia un impatto sull'inflazione e sulla crescita.

All'inizio di marzo, la maggior parte degli operatori credeva probabile uno scenario con tassi più alti e più a lungo.

"Non pensiamo che il taglio dei tassi sia dietro l'angolo", spiega Colin Graham, responsabile delle strategie multi-asset di Robeco.

"L'unico rischio, che non rientra nel nostro scenario di base, è che le banche centrali abbiano già messo in atto una stretta eccessiva, con danni economici che diventeranno presto evidenti", ha aggiunto.

Commerzbank (ETR:CBKG) ha indicato il recente calo della volatilità come un ulteriore segnale del fatto che i mercati sospettano che il ciclo di rialzo sia quasi terminato, aggiungendo che la volatilità è correlata al gap tra il tasso di deposito effettivo e il tasso terminale atteso.

Ciò significa che quanto minore è il divario tra l'attuale tasso di riferimento e quello previsto, tanto minore è la volatilità, e viceversa.

(Versione italiana Sara Rossi, editing Stefano Bernabei)

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