di Paolo Biondi
ROMA (Reuters) - Occhi puntati alle regionali di domenica in Emilia-Romagna sul risultato della Lega di Matteo Salvini che punta a superare il 10% sfruttando le difficoltà (e i litigi interni) dei grillini.
Quel che fa Salvini interessa da vicino Matteo Renzi e la sua leadership. Gli effetti della linea di Salvini (malgrado le contestazioni interne di Umberto Bossi e di Flavio Tosi) sono duplici.
Da un lato contengono il consolidamento del Movimento 5 stelle quale seconda forza del quadro politico, erodendone la presa sul voto di protesta, soprattutto al Nord.
Dall'altro congelano le possibilità del centrodestra di presentarsi come alternativa reale al centrosinistra e allo strapotere renziano. Tutta la seconda Repubblica italiana è vissuta sulla capacità di Silvio Berlusconi di attrarre i voti leghisti. Nel 1994 il suo primo governo cadde quando, dopo la famosa cena "delle alici" di Umberto Bossi con Massimo D'Alema e Rocco Buttiglione, la Lega si sfilò dalla maggioranza.
E il decennio di incontrastato potere berlusconiano nacque quando il Cavaliere ricostruì l'alleanza con Bossi, nel 1998, segnando la fine del centrosinistra e ponendo le basi della vittoria del 2001. La parentesi dell'"armata Brancaleone" di Romano Prodi (2006-2008) non seppe sfruttare il collasso del berlusconismo del 2004-2005 ed anzi lo rilanciò.
Così ora la Lega che si sfila da ogni possibile alleanza di centrodestra (comunque incompatibile con alfaniani e centristi oltre che con una parte degli stessi berlusconiani) fa apparire ancora più forte la maggioranza di Renzi, e rende marginali i maldipancia della sinistra Pd.