Il fronte dei paesi favorevoli a emettere debito europeo per evitare che l’economia si schianti nella recessione post-virus si allarga sempre di più. Non è la crisi del debito, in ballo c’è la sopravvivenza dell’Unione
Germania sempre più sola insieme ai falchi che non vogliono i corona-bond, con gli alleati olandesi e il supporto di Austria e Finlandia, mentre il fronte del ricorso al debito europeo per evitare che le economie si schiantino nella recessione per la serrata da virus, che è già arrivata e sicuramente impatterà durissimamente nei prossimi trimestri, si allarga in un paio di giorni da 9 a 14 paesi membri dell’Unione. A guidare il fronte anti-falchi l’italiano Conte, il francese Macron, lo spagnolo Sanchez fino al portoghese Costa, che non ha esitato a definire ‘ripugnante’ l’opposizione del ministro delle Finanze olandese agli eurobond. Lo schieramento anti-falchi comprende numerosi ex rapaci, come il Belgio, il Lussemburgo e la Slovenia, insieme ovviamente alla Grecia, che ha pagato il prezzo più alto dell’austerità nordica, e l’Irlanda. Finora non è bastato per convincere la presidente della commissione UE Ursula von der Leyen, che evidentemente ha dimenticato di lasciare a Berlino il passaporto tedesco e non si è ancora fatta consegnare quello europeo. Ma i falchi sono sempre in meno.
UN FRONTE CHE COMPRENDE ANCHE FALCHI DEI TEMPI DELL’AUSTERITY COME BELGIO E LUSSEMBURGO
E persino in Germania non mancano i critici alla linea Merkel, a cominciare dall’ex leader dei verdi ed ex ministro degli Esteri del cancelliere Schroeder, Joschka Fischer. Da notare che molti sostenitori dei bond anti-recessione da virus si sono assoggettati, più o meno obtorto collo, all’austerity del 2010-2012, come l’Italia con Mario Monti, ma anche la stessa Grecia, la Spagna e il Portogallo, mentre il fronte pro-bond di oggi conta anche sostenitori dell’austerity di allora, come Belgio e Lussemburgo. Il fatto è che il mondo di oggi non somiglia neanche lontanamente a quello della crisi del debito sovrano, e non solo perché questa volta non c’è Superman Draghi in arrivo a tirarci fuori dai guai e salvare l’euro. Quella era una crisi asimmetrica e finanziaria, che colpiva i paesi con i conti in disordine risparmiando, anzi premiando, quelli virtuosi...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge