di Paolo Biondi
ROMA (Reuters) - Matteo Renzi sta forzando sulla riforma elettorale, minacciando addirittura la caduta del governo ed elezioni anticipate, perché è sicuro dei numeri della sua maggioranza alla Camera.
Su questo fronte almeno tre dei suoi più stretti collaboratori sono impegnati a verifiche quotidiane: il sottosegretario Luca Lotti, il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini e il deputato Francesco Carbone.
La questione dei numeri alla Camera è stata molto stressata dalla imponente sostituzione di membri dissidenti del Pd in commissione Affari costituzionali: 10 sui 23 del gruppo e i 50 della commissione. Ma in aula i rapporti sono molto diversi.
La maggioranza conta su 386 deputati (con una maggioranza assoluta necessaria di 316): 310 del Pd, 33 di Ap, 13 di Per l'Italia e Centro democratico, 25 di Scelta civica, 5 vari del misto. A questi va aggiunto il possibile aiuto che potrebbe venire da altri deputati: da ex grillini ora in Alternativa libera (10) a verdiniani e ribelli di Forza Italia (20-30).
Nel Pd i deputati della minoranza interna sono circa un centinaio. Ma per bloccare la riforma in aula è necessario che di questi più di 70 votino contro. Una semplice astensione o non partecipazione al voto farebbe invece semplicemente scendere il quorum, calcolando che eventuali altre defezioni in maggioranza siano compensate da sostegni esterni.
Ma gli uomini di Renzi considerano che gli esponenti della minoranza disponibili a questa opposizione estrema siano non più di 20-25. Da qui la sicurezza e la forzatura del leader. Sempre che i suoi non sbaglino i conti.