di Paolo Biondi
ROMA (Reuters) - Se persino l'invisibile Ignazio Visco decide di andare in tv, niente meno che da Fabio Fazio campione del piccolo schermo nazional-chic, per difendere le ragioni della Banca d'Italia, vuol dire che è il grande momento della televisione.
A dispetto di ascolti in verticale discesa, è tutto un correre in tv. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi è su qualche canale a pubblicizzare quel che fa il governo un giorno sì e l'altro pure. Il presenzialismo grillino, dopo anni di distaccato boicottaggio del piccolo schermo, non fa più notizia. Sfumano invece quasi nell'indifferenza i ritorni di Silvio Berlusconi con le storiche interviste dallo studio ovattato della sua abitazione a segnare una "ridiscesa in campo" per cercare di tamponare il disfacimento del suo movimento.
Pure Denis Verdini, un tempo testimone con Gianni Letta dell'impalpabile e invisibile potere berlusconiano, ora è spesso in tv a spiegare le ragioni del suo distacco dal vecchio leader.
In tanta sovraesposizione televisiva l'unica cosa che spesso si perde è la sostanza dei problemi e alla scuola dell'informazione la tv resta una "cattiva maestra".