di Paolo Biondi
ROMA (Reuters) - Lo scontro in aula alla Camera di ieri mattina tra Matteo Renzi e Renato Brunetta lasciava presagire la burrasca imminente. Il voto di ieri sera del Parlamento sui tre giudici per la Consulta (uno indicato dal Pd, uno dai centristi ed uno dai grillini) ha ufficializzato la marginalizzazione di Silvio Berlusconi, escluso dall'accordo dopo il fallimento dei tentativi precedenti, isolato su posizioni oltranziste interpretate da Brunetta, succubi della leadership sul centrodestra del leghista Matteo Salvini e vicine alla destra di Giorgia Meloni e a quella interna di Daniela Santanché.
Il colpo di Renzi non è stato né improvvisato né sull'onda di scatti emotivi, ma colpisce Berlusconi in un momento di grande debolezza. E' difficile non vedere ora una nuova spaccatura tra i forzisti, già esplicitata ieri dalle dichiarazioni del capogruppo al Senato Paolo Romani contro Brunetta e contro la gestione del partito negli ultimi tempi.
La deriva berlusconiana accelera la crisi di leadership e di linea nel controdestra proprio alla vigilia delicata della scelta delle candidature per le comunali di primavera.
Vedremo se i centristi (divisi fra Ncd, Udc, fittiani, verdiniani e Scelta civica) ne approfitteranno per attrarre esponenti e accelerare lo smottamento dell'ex gruppo berlusconiano.
Con ieri il centrodestra italiano si avvia ad essere sempre più post-berlusconiano.