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UniCredit si avvia ad annuncio aumento e piano con mercato migliore

Pubblicato 08.12.2016, 19:31
Aggiornato 08.12.2016, 19:40
© Reuters.  UniCredit si avvia ad annuncio aumento e piano con mercato migliore
CRDI
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di Gianluca Semeraro e Stephen Jewkes

MILANO (Reuters) - Il nuovo piano industriale di UniCredit (MI:CRDI), che sarà presentato martedì a Londra dal Ceo Jean-Pierre Mustier, sembra nascere sotto i migliori auspici con il titolo in forte recupero grazie al balzo dei mercati post referendum e a due cessioni già annunciate.

Sarà quindi più facile per il banchiere francese, alla guida di UniCredit da luglio, far digerire al mercato, e soprattutto agli azionisti, un aumento di proporzioni consistenti -- diverse fonti convergono su 13 miliardi di euro -- e un piano "lacrime e sangue" che spingerà ancora di più sul taglio dei costi (non soltanto di organico ma anche spese generali).

"Non c'è ancora la cifra", spiega una fonte vicina alla situazione. "Tredici miliardi è quello che Mustier vuole portare a casa e su cui c'è un confronto dialettico con gli azionisti e i consiglieri ma che questa sarà la cifra finale è da decidere, la riflessione andrà avanti fino all'ultimo e lunedì si decide", aggiunge.

Sicuramente il rally dei mercati post referendum dà a Mustier una maggiore forza: il titolo da inizio settimana ha guadagnato il 25%, da inizio mese il 28%. Il banchiere è determinato a fare un'operazione che sia definitiva e che dia respiro a un Cet1 che a fine settembre era all'11%, poco sopra il 10% fissato dallo Srep 2016, target minimo destinato ad aumentare di uno 0,25% ogni anno perché UniCredit è una 'global sifi'. In più gli ultimi stress test di luglio hanno evidenziato un Cet1 al 7,1% nello scenario avverso facendo risultare UniCredit una delle peggiori banche in Europa.

Dall'altra parte c'è l'oggettiva difficoltà, in particolare dal mondo delle fondazioni, a seguire un aumento 'monstre' per intero. "Siamo pronti a sostenere la banca ma con un esborso ragionevole", ha detto a inizio novembre Alessandro Mazzucco, presidente di Fondazione Cariverona, primo socio italiano con il 2,7%. Nessuna dichiarazione da parte delle altre fondazioni (Fondazione Crt e Carimonte sono le due principali dopo Verona) ma appare chiaro che il 9% detenuto complessivamente in UniCredit sia destinato a diluirsi.

Secondo una fonte vicina all'azionariato anche i soci internazionali come il fondo di Abu Dhabi Aabar (5%) e BlackRock (4,8%) potrebbe seguire l'aumento solo parzialmente, mentre non è chiara l'intenzione di Capital Research & Management (6,7%) entrata solo di recente nel capitale. Ciò significa che la mappa azionaria post operazione sarà molto diversa da quella attuale.

Con la cessione di Pekao annunciata stamane UniCredit guadagna 55 punti base di Cet1 che porta il pro forma all'11,78%. A questo va aggiunto il beneficio della prossima vendita di Pioneer Investments con cui c'è un'esclusiva con Amundi (gli analisti stimano fino a 75 punti base). negli ultimi mesi UniCredit ha ceduto sul mercato in due tranche il 30% di FinecoBank e secondo un banchiere potrebbe vendere altre quote.

Non è escluso che col piano possa essere annunciato un piano di smaltimento di sofferenze (oggi in portafoglio 51,3 miliardi di sofferenze lorde e 19,6 miliardi nette) che sicuramente comporterà una perdita sulla base dei prezzi di cessione che circolano sul mercato, inferiori rispetto alla copertura del 62% di UniCredit.

Il beneficio di un'operazione di questo tipo, che aumenta le necessità di capitale della banca, è presto detto: "la futura riduzione negli accantonamenti più che bilancerà la perdita di utili derivante dalle cessioni", osserva Benjie Creelan-Sandford, analista di Jefferies in un report di oggi.

Infine il capitolo governance: l'idea è di avere un Cda più snello e dinamico. Già con Federico Ghizzoni l'idea era di arrivare a 15 consiglieri (oggi sono 17) e anche il numero dei vicepresidenti (oggi sono tre) potrebbe essere ridotto.

Sullo sfondo restano i rumors su una possibile integrazione con Société Generale che si rincorrono sotto traccia da quando Mustier, che nella banca francese è stato capo del Cib, si è insediato. A metà novembre le banche non hanno commentato voci stampa in merito e gli analisti si sono dichiarati scettici. Un'operazione di questo tipo, se mai fosse sul tavolo, non potrebbe comunque che avere un orizzonte temporale meido-lungo.

-- Hanno collaborato Paola Arosio e Pamela Barbaglia

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