I segnali di un’imminente recessione economica continuano ad aumentare. Proprio ieri, il report manifatturiero USA dell’ISM ha rivelato una contrazione del settore ad agosto per la prima volta in tre anni. Inoltre, il clima di apprensione per l’indebolimento dell’economia e lo scontro commerciale tra USA e Cina (arrivato al secondo anno) continuano a pesare sui mercati e sull’attività economica.
Nel frattempo, il rendimento dei Buoni del Tesoro USA a 10 anni, di riferimento, continua a scendere e, da agosto, si è più volte invertito andando sotto quello dei bond a 2 anni, un fenomeno che storicamente precede le recessioni.
Tuttavia, anche se dovesse avvenire un ribasso, c’è un’ampia gamma di titoli disponibili per spingere il portafoglio. Secondo noi, i tre nomi seguenti rappresentano un’opportunità di acquisto se l’economia statunitense dovesse cadere in recessione.
1. Dollar General: la catena di discount a prova di recessione
Il titolo di Dollar General (NYSE:DG), la più grande catena di discount negli Stati Uniti, è schizzato di quasi il 44% quest’anno. Il titolo ha chiuso a 155,63 dollari ieri, vicino al massimo storico di 158,90 dollari toccato il 30 agosto, con una capitalizzazione di mercato di 40 miliardi di dollari.
Ha senso che sia a prova di recessione. Dopotutto, quando cominciano ad essere a corto di soldi, i consumatori tendono a guardare alle alternative di spesa più convenienti, una manna per i discount.
Dollar General, che gestisce oltre 15.000 negozi in 44 stati, vende perlopiù generi alimentari, prodotti per la casa e per la cura della persona a prezzi bassissimi. Ha pubblicamente descritto i suoi clienti tipo come famiglie con un reddito inferiore ai 35.000 dollari.
La catena con sede a Goodlettsville, Tennessee, ha riportato risultati del secondo trimestre straordinariamente forti il 29 agosto, malgrado l’aumento dei dazi sui prodotti che importa dalla Cina.
La compagnia ha riportato utili per azione di 1,74 dollari, più degli 1,57 dollari previsti. Le vendite sul trimestre hanno raggiunto i 6,98 miliardi di dollari, in salita dell’8% dallo stesso periodo dell’anno prima e poco più delle stime di 6,89 miliardi di dollari.
Le vendite su base comparabile, un indicatore chiave nel mondo della distribuzione, sono schizzate del 4%, ben oltre il 2,5% previsto.
I risultati incoraggianti hanno spinto la compagnia ad alzare le previsioni sull’intero anno fiscale 2019. Ora si aspetta una crescita delle vendite dell’8, anziché del 7% precedente, ed una crescita delle vendite su base comparabile nella parte inferiore e media del range del 3%, rispetto alle stime precedenti che si aggiravano intorno al 2,5%.
2. Planet Fitness: la catena di palestre a basso costo
Man mano che aumentano le prove del fatto che l’economia statunitense si sta indebolendo, Planet Fitness (NYSE:PLNT) è una compagnia da tenere d’occhio. L’operatore di centri fitness, che offre opzioni di abbonamento da 10 dollari, conta ora 14 milioni di abbonati in 1.859 località, il che lo rende uno dei più grandi franchise di palestre USA per numero di membri e sedi.
Gli affari di Planet Fitness, basati sull’abbonamento, sono spinti da tariffe mensili basse, che lo rendono uno dei principali titoli a prova di recessione da prendere in considerazione. La compagnia probabilmente trarrà vantaggio anche dall’assenza di esposizione alla Cina, che la rende meno a rischio per lo scontro commerciale USA-Cina.
Il titolo di Planet Fitness, rimbalzato di quasi il 25% dall’inizio del 2019, ha chiuso a 67,08 dollari ieri sera, con una capitalizzazione di mercato di 6,18 miliardi di dollari.
La compagnia con sede ad Hampton, New Hampshire, ha facilmente battuto tutte le previsioni quando ha pubblicato gli utili del suo secondo trimestre fiscale il 6 agosto. Gli utili per azione sono stati di 0,45 dollari nel trimestre terminato il 30 giugno, superando le stime di EPS pari a 0,41 dollari ed in salita dagli 0,34 dollari dello stesso periodo dell’anno prima. I ricavi sono schizzati del 29,3% a 181,6 milioni di dollari, superando le previsioni di 167,8 milioni di dollari.
I forti risultati trimestrali sono stati spinti dal balzo dell’8,8% della crescita delle vendite su base comparabile.
La compagnia ha inoltre alzato le previsioni sugli utili per l’intero anno fiscale e sulle vendite. Ora si aspetta che gli utili per azione vedano un’impennata del 26% sull’intero anno fiscale, mentre i ricavi dovrebbero schizzare del 18%, rispetto alle previsioni precedenti di un aumento del 25% degli EPS e del 15% delle vendite.
3. TJX Companies: distributore sottocosto
Anche l’ultimo nome da prendere in considerazione fa parte del settore della distribuzione. Il rivenditore a prezzi scontati TJX Companies (NYSE:TJX), che possiede i marchi T.J. Maxx, Marshalls ed Home Goods, probabilmente sarà avvantaggiato da un ribasso economico, con i consumatori che preferiscono comprare a prezzi più bassi riducendo le spese.
La catena, che gestisce un totale di 4.412 punti vendita in nove paesi, tra cui USA, Canada, Regno Unito, Irlanda, Germania, Austria, Paesi Bassi, Polonia ed Australia, offre un’ampia selezione di marchi famosi fortemente scontati, offrendo ai clienti quella che la direzione definisce un’esperienza di shopping in stile “caccia al tesoro”.
Il titolo, attestatosi a 54,28 dollari ieri sera, ha segnato un’impennata di quasi il 21% nel 2019, con una capitalizzazione di mercato di circa 65,5 miliardi di dollari.
La catena, con sede a Framingham, Massachusetts, ha riportato utili per azione del secondo trimestre di 0,62 dollari il 20 agosto, in linea con le aspettative. I ricavi sono saliti a 9,78 miliardi di dollari, in salita del 5% dai 9,33 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso.
Le vendite su base comparabile sono salite del 2%, grazie all’aumento delle visite nei punti vendita a marchio T.J. Maxx e Marmaxx. La compagnia ha inoltre registrato una crescita delle vendite su base comparabile dell’1% nel segmento TJX Canada e del 6% in TJX International.
“Questo trimestre è il 20esimo consecutivo di aumento delle visite dei clienti presso T.J. Maxx e Marmaxx”, afferma l’amministratore delegato Ernie Herrman. “Questo ci dà l’idea della coerenza e della forza fondamentale della nostra esperienza di shopping in stile caccia al tesoro nei vari tipi di ambienti economici e di distribuzione”.