I crescenti timori per lo scontro commerciale in atto tra Cina e Stati Uniti tornano a tormentare Wall Street, dopo che il Presidente USA Donald Trump ha annunciato ulteriori dazi su 550 miliardi di dollari di importazioni cinesi la scorsa settimana. E questo in risposta all’annuncio di Pechino di altri dazi su 75 miliardi di dollari di prodotti USA.
Gli investitori, temendo che i dazi possano spingere l’economia statunitense in recessione, hanno fatto crollare l’indice S&P 500 di quasi il 4% finora ad agosto.
Mentre la maggior parte delle compagnie più grandi sta incontrando difficoltà nel tenersi a distanza dagli effetti dello scontro commerciale USA-Cina, i tre nomi seguenti probabilmente avranno un’ottima performance nei prossimi mesi in quanto sono meno a rischio dalle conseguenze di un’eventuale guerra commerciale.
1. AT&T: titolo da dividendo blue-chip, ad alto rendimento
Il titolo di AT&T (NYSE:T), la principale compagnia di telecomunicazioni al mondo, è schizzato di quasi il 22% quest’anno. Ieri ha chiuso a 34,72 dollari, vicino al massimo di 52 settimane di 35,50 dollari del 22 agosto, con una capitalizzazione di mercato di 253,7 miliardi di dollari.
Con lo scontro commerciale che molto più probabilmente peserà sui produttori di beni con un’esposizione dei ricavi significativa nei confronti della Cina, le compagnie di servizi che generano la maggior parte delle loro vendite a livello nazionale dovrebbero soffrire meno rispetto alle controparti multinazionali, il che rende AT&T una buona scommessa guardando al futuro.
Il colosso delle telecomunicazioni e dei media con sede a Dallas, Texas, ha registrato risultati del secondo trimestre ottimi il 24 luglio. AT&T ha riportato utili per azione (EPS) di 0,89 dollari, in linea con le aspettative. Le vendite nel trimestre sono state di 44,96 miliardi di dollari, in salita del 15% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima e poco più dei 44,89 miliardi previsti.
L’alta crescita dei dividendi di AT&T (che al momento paga 0,51 dollari ad azione al trimestre) implica un dividendo annuo di 2,04 dollari ad azione. E questo fa aumentare l’appeal sia della compagnia che del titolo. Il rendimento del dividendo al momento è del 6,01%, quasi il triplo del rendimento implicito dell’indice S&P 500, pari al 2,04%.
La compagnia di elaborazione di pagamenti con sede a San Francisco ha facilmente battuto tutte le previsioni quando ha pubblicato gli utili del suo terzo trimestre fiscale il 23 luglio. Gli utili per azione sono stati di 1,37 dollari nel trimestre terminato il 30 giugno, superando le stime di EPS pari a 1,32 dollari ed in salita dagli 1,20 dollari dello stesso periodo dell’anno prima. I ricavi sono schizzati dell’11,5% a 5,84 miliardi di dollari, più dei previsti 5,7 miliardi.
Il volume totale dei pagamenti su base costante di dollari è aumentato dell’8,7% a 2,23 mila miliardi di dollari, con gli Stati Uniti che ne rappresentano l’8,8%.
2. Visa: il colosso delle carte di credito con esposizione limitata alla Cina
Visa è il secondo nome che teniamo d’occhio. La principale compagnia di elaborazione di pagamenti al mondo, con operazioni internazionali in oltre 200 paesi, ha gli Stati Uniti come mercato più grande.
La sua limitata esposizione alla seconda economia mondiale la rende uno dei principali nomi “a prova di Cina” da considerare mentre aumentano le tensioni commerciali.
Il titolo di Visa è schizzato di quasi il 35% dall’inizio dell’anno, diventando la componente del Dow con la performance migliore del 2019. Ieri sera ha chiuso a 178,38 dollari, non lontano dal recente massimo di 52 settimane di 184,07 dollari raggiunto il 29 luglio. Al prezzo attuale, il gigante delle carte di credito è la settima compagnia più grande del mondo, con una capitalizzazione di mercato di 387,5 miliardi di dollari.
La compagnia di elaborazione di pagamenti con sede a San Francisco ha facilmente battuto tutte le previsioni quando ha pubblicato gli utili del suo terzo trimestre fiscale il 23 luglio. Gli utili per azione sono stati di 1,37 dollari nel trimestre terminato il 30 giugno, superando le stime di EPS pari a 1,32 dollari ed in salita dagli 1,20 dollari dello stesso periodo dell’anno prima. I ricavi sono schizzati dell’11,5% a 5,84 miliardi di dollari, più dei previsti 5,7 miliardi.
Il volume totale dei pagamenti su base costante di dollari è aumentato dell’8,7% a 2,23 mila miliardi di dollari, con gli Stati Uniti che ne rappresentano l’8,8%.
3. McKesson: titolo del settore sanitario focalizzato sugli Stati Uniti
L’ultimo nome della nostra lista appartiene al settore sanitario. Al pari delle altre due, McKesson (NYSE:MCK), considerata essere la principale compagnia sanitaria per la distribuzione farmaceutica, ha un’esposizione dei ricavi limitata nei confronti della Cina e genera la maggior parte delle sue vendite negli Stati Uniti.
Il titolo, che ieri ha chiuso a 138,75 dollari, è schizzato del 25% nel 2019, con una capitalizzazione di mercato di 25,6 miliardi di dollari. Il 23 agosto, ha toccato un nuovo massimo di 52 settimane di 150,82 dollari.
La compagnia con sede ad Irving, Texas, il 31 luglio ha annunciato utili e ricavi che hanno facilmente superato le stime, grazie soprattutto alla sua forte performance delle attività nazionali USA. Gli utili per azione hanno totalizzato 3,31 dollari, molto meglio dei 3,03 dollari previsti, mentre i ricavi sono rimbalzati del 6% dallo stesso periodo dell’anno prima arrivando a 55,7 miliardi di dollari, battendo le stime di vendite di 54,0 miliardi di dollari.
La performance migliore è stata registrata nel segmento U.S. Pharmaceutical and Specialty Solutions, schizzato dell’8%.
I risultati incoraggianti hanno spinto McKesson ad alzare le previsioni sul resto dell’anno fiscale. La compagnia prevede ora EPS in un range compreso tra 14,00 e 14,60 dollari, in salita dall’obiettivo precedente di 13,85-14,45 dollari.