Investire nei titoli turnaround è una strategia rischiosa ma potenzialmente molto redditizia. Se farete bene i compiti, potreste ritrovarvi dei ritorni a tripla cifra.
I turnaround possono essere definiti come l’ultima mossa quando si scommette su un’azienda in cui gli altri investitori non credono. Nella maggior parte dei casi, queste situazioni includono aziende in bancarotta che devono vendere le divisioni redditizie, o le aziende che devono staccare le divisioni non redditizie, o ancora aziende attempate che trovano difficile competere con gli ultimi arrivati e mantenere la loro posizione dominante.
Di seguito tre conglomerati in difficoltà che faticano a ristrutturare le loro aziende. Se ci riusciranno allora gli investitori che avranno puntato si di loro potrebbero vedere buoni ritorni nel 2020.
1. General Electric
Il colosso industriale General Electric Company ha diviso gli analisti studiando il successo o il turnaround dopo che la domanda dei prodotti è crollata ed il livello del debito è schizzato.
Dopo il crollo di oltre il 60% dell’ultimo anno, il titolo GE ora è in via di ripresa lenta e graduale. Il titolo era scambiato a 11,27 dollari alla chiusura di venerdì; ne 2019 ha guadagnato il 55% e questo indica che il piano di ristrutturazione aziendale sta funzionando.
La maggiore spinta il titolo l’ha ottenuta dagli utili del terzo trimestre, che hanno mostrato un miglioramento della situazione e che alcune delle unità industriali hanno iniziato a dare segni di vita.
Questa performance è qualcosa che il nuovo AD dell’azienda, Larry Culp, ha promesso da quando è entrato in carica più di un anno fa. Quello che questa volta ha entusiasmato gli investitori è stata la revisione al rialzo delle previsioni cash-flow del 2019 – il secondo trimestre consecutivo in cui l’azienda è riuscita a farlo, sostenuta dai segnali di ripresa del suo settore industriale, che genererà almeno 2 miliardi di liquidità quest’anno. La previsione iniziale era di non più di un miliardo di dollari.
Nonostante questi segnali positivi, gli analisti restano divisi su GE ed il futuro appare ancora incerto. J.P. Morgan, l’orso più grande per GE aveva accuratamente previsto un collasso del titolo tre anni fa, attualmente ha un price target di 5 dollari. Secondo i loro analisti la “gestione di GE non ha toccato il minimo” della performance.
2. IBM
Il colosso secolare del tech, International Business Machines, detto colloquialmente Big Blue, è in difficoltà in quanto la tecnologia e le preferenze dei consumatori stanno cambiando rapidamente nel settore tech, fonte principale delle entrate dell’azienda.
La strategia dell’AD Ginni Rometty di focalizzare l’azienda sulle ultime tecnologie come cloud e intelligenza artificiale hanno contribuito nell’importante trasformazione subita da IBM. L’azienda è uscita da alcuni mercati, ha investito nei cloud data center ed ha portato molte aziende ad aumentare le vendite, l’offerta tecnologica e a fornire un patrimonio di dati utili a sviluppare gli algoritmi dell’intelligenza artificiale (AI).
Sebbene IBM finora non sia riuscita ad ottenere una quota di mercato importante nelle nuove aree dell’economia digitale, come il
cloud computing, il recente acquisto da 34 miliardi di dollari di Red Hat potrebbe cambiare le carte in tavola. Questa acquisizione ha aggiunto all’offerta di IBM un’azienda di software con margini relativamente elevati, soprattutto grazie al servizio cloud dedicato ai clienti corporate.
Il titolo ha risposto a questi sforzi segnando un aumento annuo del 18% a 134,45 alla chiusura di venerdì. Nonostante il recente rialzo, IBM resta il 38% al di sotto del massimo storico del 2013 e mette a dura prova la pazienza degli investitori buy-and-hold. Secondo gli analisti il prezzo target medio del titolo è di 148,3 dollari per i prossimi 12 mesi, con il minimo a 120 dollari e il massimo a 173.
3. Macy’s
Macy’s è un altro nome che si trova nel bel mezzo di un turnaround, in quanto fatica a riacquistare clienti presso i punti vendita, visto l’aumento delle vendite e-commerce. Jeffrey Gennette, AD di Macy’s, sta provando una serie di tattiche e nuovi format per i punti vendita, ma finora i risultati sono stati scarsi. Nel report sugli utili del terzo trimestre la catena ha nuovamente abbassato le previsioni per l’anno.
L’azienda ha speso molto per la presenza digitale, e questo ha aiutato le vendite online ma non è bastato a rimettersi su un percorso di crescita stabile.
Oltre a spingere la presenza online, Macy’s sta riducendo le spese chiudendo dei punti vendita, Dunque, nel lungo termine, l’azienda deve provare che con questa revisione dei costi e questi investimenti e ammodernamenti sarà capace di dare nuova linfa alle vendite.
Gli investitori però non sembrano così fiduciosi. Venerdì il titolo era scambiato a 15,32 dollari; quest’anno ha perso metà del suo valore e continua il crollo che va avanti da 5 anni, dopo aver toccato il massimo di 73,61 nel 2015. Il prezzo delle azioni è vicino al price target degli analisti per i prossimi 12 mesi, con una media tra il minimo di 12 dollari e il massimo di 22.
Morale della favola
Tutte e tre queste compagnie stanno facendo molti sforzi per cambiare direzione e recuperare terreno sui mercati estremamente mutevoli di oggi. L’elemento chiave negli investimenti in turnaround è quello di capire quando è il momento giusto di tuffarsi. GE, IBM e Macy's potrebbero arrivare a questo punto cruciale molto presto e gli investitori interessati dovrebbero tenerli d’occhio per un po’.