Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.
È stata una giornata ottima per andare lunghi sul dollaro USA. Il biglietto verde è salito contro tutte le principali valute in una mossa che ha portato il cambio USD/JPY al livello più alto degli 11 mesi. Il dollaro australiano è stato quello che ci ha rimesso di più con il rialzo del dollaro, mentre la sterlina è stata la valuta più resiliente. L’andamento di mercoledì è stato dettato dalla classica storia della dominanza economica. La maggiore economia mondiale sta registrando la crescita più veloce. Mentre i dati del resto del mondo hanno offerto letture al ribasso, i dati USA stanno costantemente superando le aspettative e rafforzando questo slancio positivo. Secondo gli ultimi dati, l’attività del settore dei servizi è aumentata al ritmo più veloce degli ultimi 20 anni. I dettagli del report ISM non-manifatturiero hanno mostrato un miglioramento generale per i prezzi, i nuovi ordinativi, gli ordini inevasi e l’occupazione. Per tutta risposta, il rendimento dei Titoli del Tesoro USA decennali ha toccato il massimo degli ultimi 7 anni e anche questo ha contribuito a far salire ulteriormente il dollaro.
A nostro avviso, ci sono alcuni motivi per cui l’impennata del dollaro potrebbe durare:
1. L’economia USA è forte e i dati sull’occupazione non agricola lo confermeranno – La componente dell’occupazione del report ISM non-manifatturiero è salita per il terzo mese consecutivo e questo aumento suggerisce che le nuove buste paga di settembre potrebbero superare i 200K.
2. Dichiarazioni rialziste dalla Fed – Diversi esponenti della Fed hanno parlato mercoledì e molti di loro sembrano vedere alte possibilità di rialzo per l’inflazione. In particolare, il Presidente della Fed Powell crede che questa crescita possa continuare ancora a lungo. I prezzi nel settore dei servizi sono aumentati e ci sono buone probabilità che anche l’IPP e l’IPC salgano.
3. Non c’è resistenza per il rendimento dei decennali fino al 3,5% e questo è coerente con un rialzo del cambio USD/JPY almeno fino a 115. Il cambio USD/JPY è scambiato sopra la media mobile su 200 settimane per la prima volta da inizio gennaio e un rialzo del genere solitamente coincide con un rally 300-400 pip dalla media mobile a 113,00
4. I dati all’estero non sono stati un granché – Mentre gli USA registrano dati migliori del previsto, gli ultimi dati rilasciati nella zona euro, nel Regno Unito, in Australia e Nuova Zelanda sono stati peggiori delle attese. Finché questo non cambierà, l’andamento divergente delle economie è un grande motivo per cui l’impennata del dollaro non può durare.
Il discorso della Premier May alla Conferenza dei Tory è stato deludente. Non solo non ha fornito nessun aggiornamento rilevante sulla Brexit, ma la sterlina si è mossa appena nonostante il suo impegno a non accettare alcun accordo piuttosto che accettare un accordo svantaggioso. Anche i dati britannici si sono rivelati peggiori del previsto, con l’indice PMI dei servizi in calo a 53,9 da 54,3. Nonostante alcuni investitori abbiano trovato conforto nelle dichiarazioni del negoziatore britannico per la Brexit Raab sulla speranza di trovare un accordo entro novembre, il posizionamento speculativo è la ragione principale della resilienza della sterlina. I trader stanno andando pesantemente short sulla sterlina, e, a meno che non ci siano notizie negative, potrebbero convincere degli altri ad aggiungersi alle loro posizioni. Se paventare la possibilità di non trovare un accordo o i dati PMI britannici più deboli non riescono nell’intento, allora l’inversione potrebbe essere dettata dai dati USA sull’occupazione migliori del previsto.
Non solo il cambio EUR/USD è sceso per il sesto giorno consecutivo di scambi, ma è andato davvero vicino a scendere oltre il livello di 1,15. La revisione al ribasso degli indici PMI della zona euro e le vendite al dettaglio più deboli del previsto hanno contribuito, ma la causa principale del ribasso è stato l’apprezzamento del dollaro USA. Il rendimento dei Titoli tedeschi è salito sensibilmente, un fattore potenzialmente positivo per la valuta unica, soprattutto visto in calo del rendimento dei Titoli italiani, ma la domanda del mercato verso il dollaro era semplicemente troppo forte. Intanto, il Ministro dell’Economia italiano Tria si è impegnato verso una riduzione del debito in linea con gli accordi dell’UE, e questo ha favorito l’allentamento della pressione alla vendita sui BTP italiani. Ora il livello da tenere d’occhio sul cambio EUR/USD è di 1,1500, se questo verrà superato il prossimo step potrebbe essere 1,14.
Le valute che hanno registrato le performance peggiori sono state dollaro australiano e dollaro neozelandese. Il forte calo inatteso delle concessioni edilizie in Australia ha innescato il calo che si è rafforzato sulla scia del rialzo del dollaro USA. Tra le principali economie, quella australiana e quella neozelandese sono le più vulnerabili al conflitto commerciale tra USA e Cina. Il peggioramento dei dati locali rafforza la convinzione che una crescita cinese più debole possa pesare sul’economia australiana e su quella neozelandese. L’Australia ha registrato dati deboli sul settore immobiliare, mentre la Nuova Zelanda ha visto scendere le offerte di lavoro e i prezzi delle materie prime. Il dollaro canadese è sceso contro il biglietto verde nonostante l’aumento del rendimento dei Titoli e l’aumento di oltre un punto percentuale del petrolio. Questo mostra il potere del dollaro USA. Il report IVEY PMI è atteso per giovedì. Se la Banca del Canada alzerà i tassi di interesse, sarà necessaria una maggiore attività manifatturiera. Da quando l’indice è sceso dal massimo pluriennale ad aprile, non abbiamo ancora visto questi miglioramenti.