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4 motivi per cui un dollaro forte non frenerà il rally delle materie prime

Pubblicato 10.12.2021, 15:55
Aggiornato 09.07.2023, 12:31
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Nuovi massimi per l’indice del dollaro

Il dollaro USA resta la valuta di riserva mondiale.

Nelle ultime settimane e negli ultimi mesi, e per tutto il 2021, l’indice del dollaro, che replica l’andamento del biglietto verde contro altri strumenti forex di riserva mondiali, è salito.

Dollar Index Daily

Fonte: CQG

Le prospettive di un aumento dei tassi di interesse USA sono rialziste per la valuta

Molti fattori determinano il valore di una valuta rispetto ad un’altra, ma i differenziali dei tassi di interesse giocano un ruolo significativo nel decidere se le monete guadagnano o perdono valore l’una contro l’altra. Con la Fed USA che ora ridurrà il suo programma di QE, il primo passo verso un rialzo del tasso dei fondi Fed dallo 0%, i tassi di interesse statunitensi saliranno il prossimo anno.

Le materie prime schizzano dai minimi del 2020

Gli strumenti di politica monetaria e fiscale nel 2020, così come nel 2008, hanno fornito liquidità e stimolo al sistema finanziario in tempi difficili. Tuttavia, la pandemia ha richiesto dei livelli superiori. Dal 2008 al 2012, i prezzi delle materie prime hanno vissuto un mercato rialzista che ne ha portato i prezzi ai massimi pluriennali e, in alcuni casi, storici.

L’eredità della pandemia globale del 2020 avrà un impatto sui mercati nei prossimi anni. Dal momento che il dollaro USA è la moneta di riserva mondiale e il riferimento dei prezzi delle materie prime in tutto il mondo, un dollaro in salita tende a pesare sui prezzi delle materie prime. Tuttavia, questa relazione potrebbe cambiare nei prossimi mesi ed anni per quattro motivi.

I primi due: inflazione e logistica

La risposta globale al COVID-19 crea una situazione unica in cui le valute in corso legale stanno perdendo valore. L’indice del dollaro potrebbe continuare a salire nei prossimi mesi ed anni, con i prezzi delle materie prime che continueranno ad andare verso l’alto mentre prosegue la staffetta rialzista. La scorsa settimana, in un segnale che l’inflazione continua a pesare sul mercato nonostante la Fed abbia lasciato intendere un approccio di politica monetaria più interventista, il mercato illiquido del legname è silenziosamente tornato sopra i 900 dollari per 1.000 piedi tavolari.

Lumber Daily

Fonte: CQG

Il grafico mostra il rialzo del legname dai 448 dollari dell’agosto 2021 ad oltre il doppio il 6 dicembre. Quello del legname è un mercato dei future altamente illiquido, ma spesso è precursore dell’azione di prezzo dei mercati di altre materie prime.

La logistica è un altro fattore che contribuisce a far salire i prezzi delle materie prime nonostante il rialzo del dollaro. Le ostruzioni delle filiere di approvvigionamento mondiale proseguiranno nel 2022 ed oltre. Molti paesi produttori continuano a registrare rallentamenti o chiusure per il COVID-19, con un impatto sulla filiera.

Gli altri due motivi: decarbonizzazione e potere di prezzo

Il governo statunitense ed altri paesi in tutto il mondo stanno affrontando i cambiamenti climatici, con il passaggio dai combustibili fossili a fonti di energia rinnovabili ed alternative. Tutto questo crea due questioni significative che pongono una pressione rialzista sui prezzi delle materie prime.

Il prezzo del rame tende a salire durante una crescita economica globale e a scendere quando l’economia si contrae. Nel maggio 2021, il rame ha raggiunto un nuovo massimo storico di quasi 4,90 dollari la libbra, prima di una correzione. Il metallo rosso si attestava vicino ai 4,30 dollari all’inizio della settimana.

Copper Daily

Fonte: CQG

Il rame ed altri metalli e minerali usati nelle batterie vedranno una crescita della domanda. Ma ci vuole quasi un decennio per attivare nuovi siti di produzione, il che significa che ci saranno dei deficit di scorte-domanda all’orizzonte. Il boom della domanda non farà che esacerbare il potenziale di prezzi più alti in un contesto inflazionario, creando una tempesta rialzista quasi perfetta.

Intanto, il governo Biden incoraggia fonti di energia alternative, inibendo la produzione nazionale di greggio, gas e carbone.

Ma nel frattempo i combustibili fossili continuano a dare energia al mondo.

Il passaggio ad energie più verdi e l’improvviso cambiamento della politica energetica USA nel 2021 riporta il potere di prezzo nelle mani dell’OPEC, il cartello del greggio internazionale, e della Russia.

In base ai dati della settimana terminata il 26 novembre 2021, le scorte USA di greggio e prodotti petroliferi sono scese nel 2021, secondo la Energy Information Administration e l’American Petroleum Institute:

  • Greggio - L’EIA riporta un calo di 60,20 milioni di barili - L’API mostra una riduzione di 52,375 milioni di barili
  • Benzina - L’EIA mostra un calo di 20,80 milioni di barili - L’API mostra una riduzione di 1,4079 milioni di barili
  • Prodotti raffinati - L’EIA rivela un calo di 28,10 milioni di barili - L’API una riduzione di 22,473 milioni di barili

La morale è che le scorte e la produzione USA di greggio e prodotti petroliferi sono scese sotto il governo Biden, in un periodo in cui la domanda energetica sta schizzando. Sebbene i prezzi del greggio si siano corretti nelle ultime settimane, il trend a medio termine resta rialzista durante i mesi invernali, stagionalmente deboli.

Crude Daily

Fonte: CQG

Io resto rialzista sui prezzi delle materie prime nonostante la recente debolezza della classe di asset e mi aspetto che la staffetta verso massimi più alti prosegua.

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