Nella newsletter di questa settimana vi forniremo un aggiornamento sull’inflazione che si bada su alcuni dati importanti rilasciati la scorsa settimana; inoltre, condivideremo delle riflessioni generali sugli asset di rischio e sulla liquidità.
Entriamo subito nel vivo:
Grafico GMI 1 – Inflazione alla produzione USA vs. Inflazione al consumo USA (su base annua)
L’ inflazione alla produzione USA è risultata nettamente inferiore alle aspettative a febbraio (4,6% contro il 5,4% previsto) e ora punta a un’inflazione al consumo più vicina al 4% nei prossimi uno o due mesi.
Grafico GMI 2 - Aspettative mediane di inflazione a 1 anno dell’Università del Michigan rispetto all’IPC USA annuo
Le aspettative sull’inflazione dell’Università del Michigan indicano lo stesso.
Grafico GMI 3 - Sondaggio NFIB sulle piccole imprese: % di aumento dei prezzi rispetto all’IPC statunitense su base annua %
La scorsa settimana sono stati pubblicati gli ultimi dati NFIB sulle piccole imprese relativi a febbraio, in cui le piccole imprese continuano a segnalare una rapida diminuzione della pressione sui prezzi.
Inoltre, le scorte sono ancora troppo alte e i livelli di soddisfazione delle scorte continuano a scendere.
Grafico GMI 4 - Variazioni effettive delle retribuzioni NFIB negli ultimi 3-6 mesi rispetto ai piani retributivi NFIB
In più, nonostante le continue preoccupazioni sui salari “sticky”, i piani retributivi delle piccole imprese continuano a deteriorarsi e le variazioni retributive effettive sono in ritardo di circa un quarto: i salari hanno raggiunto il picco.
Il nostro modello GMI indica la stessa cosa: i salari non sono “sticky”, ma solo estremamente in ritardo.
Grafico GMI 5 - Indice di pressione della catena di approvvigionamento globale della Fed di New York vs. Indice di sorpresa dell’inflazione globale Citi
Infine, le sorprese sull’inflazione globale diventeranno negative nei prossimi due mesi, ma sono pochi a parlarne.
Il quadro generale del GMI
Nonostante tutti gli inflazionisti parlino di breakout del petrolio ogni volta che il petrolio sale per due o tre giorni, il nostro parere in GMI era che avremmo visto 60 dollari prima del prossimo rialzo, che è stato il nostro punto di vista principale fin dal maggio dello scorso anno durante il nostro evento annuale GMI Round Table.
Proprio questa settimana abbiamo assistito a una break, al ribasso, di un pattern di continuazione a triangolo simmetrico quasi perfetto che avevamo osservato e che punta a un movimento diretto esattamente verso i 60 dollari.
La morale della favola è che l’inflazione continuerà a rallentare e che il declino dovrebbe iniziare ad accelerare da qui. Dipenderà tutto dall’effetto base.
Riteniamo da tempo oramai che questo sia positivo per gli asset di rischio.
Le prossime settimane saranno il vero banco di prova. Dopo quanto accaduto questa settimana a Credit Suisse (NYSE:CS), il cui titolo è crollato di oltre il 30% nell’arco della giornata di mercoledì e il cui CDS a 5 anni è esploso a oltre 700 punti base, è chiaro che i timori di un potenziale contagio per una stretta sui finanziamenti in dollari sulle banche UE e su altri grandi utenti dei mercati dell’Eurodollaro stanno crescendo.
Ciò che bisogna ben tenere a mente è che, nonostante siano reali i rischi di contagio e siano in aumento i rischi di deflazione, più le cose peggiorano ora, più la Fed farà: cattive notizie = buone notizie… e sono in arrivo ulteriori segnali.
Per questa settimana è tutto. Arriverderci alla prossima settimana.
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