Market Brief
I mercati dei cambi hanno avuto un andamento a singhiozzo perché ci stiamo avvicinando alla fine dell’anno e la volatilità del mercato aumenta al calare della liquidità. Dal punto di vista macroeconomico, anche la flessione dei prezzi del petrolio e l’instabilità politica in Grecia hanno fatto aumentare la volatilità. Questi fattori suggeriscono che una propensione al rischio sostenibile in previsione dell’anno nuovo è improbabile e che invece è possibile un ribasso. Sui mercati azionari è tornata la propensione al rischio, che ha però effetti discrepanti sulle altre classi di asset. Gli indici azionari regionali hanno avuto un andamento discordante, con il Nikkei a +0,66%, il Composite di Shanghai ancora in ripresa, in rialzo dello 0,42%, e l’Hang Seng in calo dello 0,13%. I future sull’S&P cedono lo 0,1%. I prezzi del petrolio continuano a scendere, facendo calare anche le valute legate all’oro nero. L’USD/NOK è salito a 7,345 (nuovo massimo da cinque anni) e l’USD/CAD a 1,155. Le altre valute del G10 sono rimaste invariate, all’interno di pattern laterali. L’EUR/USD ha saltellato fra 1,2385 e 1,2400, man mano che perdevano quota le voci su un’”uscita della Grecia”; l’USD/JPY è rimbalzato a 119,00. Dopo il calo generato dai commenti di Stevens (RBA), l’AUD/USD si è consolidato intorno a 0,8270. Sui mercati dei cambi dell’Asia emergente, l’USD/IDR ha aperto con un forte gap al rialzo a quota 12441 da 12340. Per quanto riguarda i dati, in Australia l’indice ANZ sulla fiducia dei consumatori è cresciuto del 3,9% m/m, portandosi a 126,5, a dicembre, riprendendosi dal minimo da 14 mesi pari a 121,8 di novembre. In Giappone, il dato rivisto sulla produzione industriale è salito del +0,4% m/m rispetto allo stimato +0,2%. Altrove, il primo ministro Abe ha convocato nuove elezioni per la camera bassa per il 14 dicembre. Anche se il consenso per il partito LDP è sceso lievemente, c’è ancora la possibilità che Abe conquisti nuovi seggi e ottenga così il sostegno della popolazione per l’”Abeconomia”.
In un’intervista all’Australian Financial Review, il governatore della RBA Stevens ha abbassato il valore per l’AUD, da lui ritenuto corretto, a 75 centesimi di dollaro USA. Da quanto emerge dalla trascrizione, il governatore ha dichiarato che “è piuttosto probabile che, fra un anno, l’AUD/USD sarà più debole di oggi, stando alla situazione attuale. E, sì, un anno fa dissi che probabilmente 85 centesimi di USD erano meglio di 95. Se dovessi dare una cifra oggi, direi probabilmente che 75 centesimi sono meglio di 85”. Questo è stato finora il suo commento più deciso e diretto. Ha anche aggiunto, però, che “se a un certo punto potremo dare maggiore fiducia facendo qualcosa di diverso, ovviamente questa opzione verrà presa in considerazione, faremo di nuovo il punto sulla situazione l’anno prossimo”. Anche se i vantaggi nella flessione dei termini di scambio potrebbero essere superiori al previsto, vediamo comunque che la crescita economica australiana è fragile e prevediamo un ulteriore calo dell’AUD/USD.
Visto che le preoccupazioni sul debito USA non sembrano costituire più un problema per l’opinione pubblica americana e che i repubblicani non spingeranno per i tagli, la Camera ha approvato un piano di spesa da 1,3 mila miliardi di USD poche ora prima che finissero i fondi a disposizione del governo. Il Senato dovrà ora approvare il provvedimento, ma riteniamo che passerà senza incidenti (evitando così lo shutdown pubblico). Nel complesso, un non-evento per i mercati finanziari.
Idea di Trading di Swissquote SQORE:
Modello di Trend Valute G10: Acquistare USD/JPY a 118,888
Peter Rosenstreich, Chief FX Analyst,
Swissquote Europe Ltd