Abbiamo tutti presente le scene quasi apocalittiche, magari viste alla televisione, della ressa davanti ad un centro commerciale il primo giorno di saldi. La situazione dei mercati di queste ultime settimane può essere descritta esattamente con quest’immagine. L’attesa dalla notte prima, la calca, gli spintoni. E quando finalmente si aprono le porte la corsa forsennata per accaparrarsi i migliori affari e offerte.
Si attende solo che la security all’entrata apra le porte.
E stasera quella guardia è il governatore della FED Janet Yellen e quella calca poco ordinata i mercati che aspettano impazienti. C’è grande attesa soprattutto sulle parole del governatore che dovrebbe rimuovere la locuzione “considerable time” (quantità di tempo considerevole ndr) dallo statement già questa sera in virtù dei dati macroeconomici molto favorevoli relativi agli Stati Uniti.
Rimangono tuttavia questioni aperte e che potrebbero rendere il consiglio direttivo della FED più attendista: il rallentamento dell’economia mondiale, il crollo dei prezzi del petrolio, le tensioni in Europa e soprattutto la vera incognita: la situazione russa. Inoltre la rotazione dei membri votanti del FOMC a partire dal 2015 vedrà l’insediamento delle colombe Evans, Williams, Lockhart e del falco Lacker che subentrano a Fisher e Plosser dall’approccio decisamente restrittivo, Mester (centrista) e Kocherlakota (espansivo). In altre parole l’impostazione dei membri votanti vira verso il mantenimento della politica monetaria ai livelli attuali, atteggiamento fortemente supportato anche dal vero deus ex machina della FED, il vicepresidente Fischer.
Market Movers
Alle 10:30 nel Regno Unito la variazione del numero di richieste di sussidi atteso a -21.2 mila unità dalle -20.4 mila della rilevazione precedente per un tasso di disoccupazione atteso in calo al 5.9% dal 6.0% della lettura scorsa. Alla stessa ora la pubblicazione dei verbali della riunione di politica monetaria con le dichiarazioni di voto attese invariate con 7 voti a favore del mantenimento dei tassi invariati e 2 a favore di un rialzo.
Alle 11:00 in zona euro il dato sull’inflazione atteso stabile allo 0.3% su base annua per il dato aggregato, mentre la componente core è attesa stabile allo 0.7%.
Alle 14:30 negli Stati Uniti l’inflazione dovrebbe mostrare un rallentamento a 1.4% dal 1.7% della lettura precedente per il dato aggregato su base annua, mentre la componente core è attesa stabile a 1.8%. Il dato mensile è atteso a 0.1% dallo 0.2% della lettura precedente per la componente core, mentre il dato aggregato mensile è atteso in flessione a -0.1% dallo 0.0% precedente.
Alle 20:00 la riunione di politica monetaria e la pubblicazione dello statement e delle proiezioni economiche. Alle 20:30 conferenza stampa del governatore della FED Janet Yellen.
Alle 22:45 in Nuova Zelanda il dato trimestrale sul PIL atteso stabile allo 0.7%.
EURUSD
Si apre oggi una giornata cruciale che vedrà la pubblicazione dei dati sull’inflazione in zona euro e Stati Uniti, il FOMC di stasera e la votazione in Grecia sul rinnovo del Presidente della Repubblica, evento che ha catalizzato l’attenzione e generato il panico suii mercati nei giorni scorsi. Dopo i forti rialzi di ieri che hanno portato la moneta unica fino a 1.2550 in queste prime ore il cambio si è attestato in area 1.2460 con una tendenza alla lateralizzazione sopra 1.2450 fino agli appuntamenti macro della giornata che guideranno l’oscillazione con un possibile aumento della volatilità.
USDJPY
Lo yen giapponese dopo aver testato i minimi in area 115.50 è tornato in area 117.50 in queste prime ore di contrattazione in Europa dopo uno storno quasi fisiologico visti i forti ribassi di USDJPY delle ultime due settimane. I dati usciti nella notte mettono sotto pressione l’esecutivo guidato da Shinzo Abe che tuttavia ha la forza politica e il consenso per poter agire in modo incisivo per riportare a crescere l’economia nipponica. L’attesa è tutta per il FOMC di questa sera che fornirà spunti per un aumento della volatilità. Il quadro tecnico continua ad essere ribassista con target in area 116.50 soprattutto qualora il cambio non ritornasse sopra il livello chiave a 117.50 dove incrocia la trendline rialzista di medio periodo.
USDRUB
La giornata di ieri ha segnato forse lo spartiacque per la Russia dopo che l’intervento della Banca Centrale di Mosca che ha portato i tassi al 17% non è servito ad arginare il crollo del rublo. Dopo un iniziale recupero sull’annuncio, con l’apertura dell’Europa è stato chiaro che un rialzo così considerevole è segnale di debolezza e implica un rischio non sostenibile per gli investitori anche in virtù delle minacce del presidente russo Vladimir Putin circa il controllo dei capitali. La reazione dei mercati non si è fatta attendere e dopo un iniziale recupero vino in area 59.50, il crollo fino a 77.50 è stato arginato solo in chiusura di sessione con un ritorno a livelli prossimi a 72.0. La notte ha visto un forte apprezzamento della divisa russa che è tornata in area 63.50 dopo gli annunci, più o meno composti, che correggono il tiro del presidente Putin sul controllo dei capitali e soprattutto sull’intenzione del tesoro sovietico di vendere riserve per riportare il cambio sotto controllo. In un momento in cui la leadership del presidente russo Vladimir Putin è fortemente a rischio, colpevole di aver traghettato il paese verso una rivisitazione del default del 1998, torna alla ribalta una figura emblematica dell’opposizione al governo di Mosca: Khodorkovsky inizia a serrare i ranghi, sempre più nutriti anche degli stessi oligarchi russi, per sfidare un governo che perde sostenitori man mano che si aggrava la crisi economica.