Per avere un idea più precisa di quanto veloce e violenta sia stata la discesa dei prezzi vista da fine febbraio ad oggi basta pensare che il Dow Jones, arrivato ieri a ridosso di 18100, a riconoscere i massimi visti nel 2015 e 2016, in un singolo mese ha corretto il 50% di un rialzo durato oltre 10 anni partito da 6500 nel marzo del 2009 e arrivato ad un passo da 30000 un mese fa.
Un ruolo importante nell’amplificare il movimento di ribasso sicuramente lo hanno avuto sia gli algoritmi che ormai contano per i 2/3 dell’attività del mercato, e avevano in precedenza spinto gli indici al rialzo, sia la proliferazione di strumenti come gli Etf che replicano passivamente l’andamento senza la possibilità di modificare l’asset allocation.
Lo scenario rimane ancora improntato al ribasso con la possibilità di discesa a 15000 area parte bassa del trading range che aveva caratterizzato il mercato tra il 2014 ed il 2016 (fino alla elezione di Trump).
L’indice si trova adesso all’interno di una fase ad elastico caratterizzata da violente escursioni di prezzo sia al rialzo che al ribasso, mentre per organizzare un recupero con qualche possibilità di essere sostenuto c'è bisogno di una netta riduzione della volatilità.
Nel breve sulla tenuta del supporto a 18000/18200 sono possibili rimbalzi dei corsi verso 21000/200. Per vedere un alleggerimento della pressione ribassista bisognerà attendere ritorni al di sopra di 21700/22000.