Giovedì è stata sicuramente la giornata caratterizzante questa prima settimana di settembre, grazie all'azione di Mario Draghi che ha impresso direzionalità ai mercati e ai cross valutari. I fondi (tra giovedì e venerdì) sono tornati a comperare e le borse sono salite a livelli che potrebbero far dimenticare i minimi e archiviarli definitivamente.
Dopo la conferenza stampa delle 14,30, durante la quale Draghi ha nicchiato, detto e non detto, tenuto sulle spine per una mezz'oretta un po' tutti, fino a chiarire definitivamente la condotta che avrà la BCE per quanto riguarda i titoli di Stato, le borse e i cambi hanno preso coscienza che le intenzioni sono serie e, nonostante il voto contrario della Bundesbank, o forse anche grazie a quello, hanno preso a salire.
EUR/USD si è portato sopra 1,28 disegnando una marubozu con chiusura a 1,2815 poco sotto la EMA200 e la trendline ribassista di fine febbraio (linea rossa) e caricando gli indicatori RSI e Stocastico in deciso ipercomprato. C'è ancora un po' di spazio fino a 1,2850 poi... attenzione.
Stessa cosa vale per EUR/JPY, che può salire fino a 101,80 dove incontrerà una bella resistenza, mentre USD/CAD ed USD/JPY si appoggiano sul supporto statico rispettivamente a 97,70 e 78,00 target naturali del movimento ribassista di queste ultime sedute.
A testimoniare poi l'importanza dell'evento macroeconomico è il cambio EUR/CHF che, dopo mesi di ibernazione sulla soglia di intervento fissata dalla Banca Centrale Elvetica a 1,20, rompe al rialzo chiudendo sopra 1,21 con un max a 1,2157.
Tutto ciò si è ripercosso, ovviamente, sulle borse. Il nostro FIB, che era in fase di compressione di volatilità, ha completato il movimento di Fibonacci arrivando ad un passettino dal 16270 (livello max indicato dalla proiezione - 100% sul grafico), per poi ritracciare in finale di seduta chiudendo comunque sopra quota 16000.
Gli indicatori ora sono tirati e, benché le notizie sul fronte macroeconomico siano indubbiamente positive, uno storno ci starebbe tutto con 15400 come primo supporto importante. Un MFI a 61, però, ci dice che la forza c'è e potrebbe mettercela in campo tutta.
Prudenza quindi. In questo contesto, il BUND è ovviamente sceso portandosi verso la parte bassa del triangolo, mentre il DAX ed EUROSTOXX lo rompono al rialzo seguendo l'intonazione dell'azionario europeo. Anche qui nessuna divergenza o segnale di inversione al momento. Per quanto riguarda le materie prime, farei attenzione al PETROLIO che ha superato i 96 USD/barile e ha stranamente, però, visto impennare la componente ribassista del trend volata da 0 a 64,28 superando quella rialzista precipitata invece a 28,57.
Un petrolio che sale forte non farebbe bene alla politica che gli stati membri UE devono applicare nei prossimi mesi/anni, soprattutto ora che è periodo di decisioni importanti. Resistenza in area 97/98 e supporto verso area 94 dove è possibile acquistare su segnali decisi. Attenzione però a 93,90 che è un supporto importantissimo se violato con chiusura settimanale al ribasso coincidente con la EMA200.
Così come 2,64 è supporto per il NATURAL GAS. In conclusione, possiamo cominciare a guardare la scena economica con moderato ottimismo, ma le scottature sono sempre in agguato e non dimentichiamo che Draghi ha sì aperto agli interventi della BCE sui titoli di Stato, ma il cosiddetto "memorandum of understanding" (che impone la conferma degli impegni presi dal Paese senza l'aggiunta di ulteriori condizioni) e i vincoli "stringenti ed efficaci" che saranno imposti ed attuati, sicuramente porteranno la Germania a fare di nuovo la voce grossa. Prudenza quindi perché le borse salgono ma con la volatilità in aumento i ritracciamenti e le correzioni non mancheranno.