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Anteprima BCE: perché stavolta l’euro potrebbe salire dopo il vertice di domani

Pubblicato 05.06.2019, 16:49
Aggiornato 02.09.2020, 08:05
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Per la maggior parte della storia recente, quando i policymaker della Banca Centrale Europea (BCE) si sono incontrati, l’euro è sceso. Ma le probabilità che la moneta spezzi la maledizione domani aumentano di giorno in giorno. E la ragione principale per questo, dicono gli analisti, è che il Presidente Mario Draghi ed il resto del consiglio direttivo della banca faticheranno a surclassare lo scenario estremamente pessimistico già rispecchiato sui mercati forex e del debito.

Il rendimento dei bond governativi tedeschi a 10 anni, asset rifugio di riferimento della zona euro, ha toccato il minimo storico di -0,22% ieri, così come quello degli equivalenti portoghesi e greci, anch’essi ai minimi storici. Il famoso “swap sull’inflazione 5Y5Y”, l’indicatore sulle aspettative di inflazione preferito dalla BCE, è sceso di 3 punti base al minimo storico dell’1,25% ieri.

EURUSD Weekly 2014-2019

L’euro stesso si è avvicinato al minimo di due anni contro il dollaro nelle ultime settimane. Ed i più recenti indici di settore, soprattutto per la Germania, la principale economia della regione, suggeriscono che la crescita migliore del previsto del primo trimestre potrebbe essere stata solo un fuoco di paglia.

La BCE non dovrebbe apportare variazioni ai tassi ufficiali durante il vertice, che si terrà nella capitale lituana di Vilnius. Tuttavia, è sotto pressione per fare qualcosa per mitigare gli effetti del peggioramento dello scontro commerciale tra USA e Cina, elemento che ha già identificato come il rischio principale per l’economia della regione.

Le due opzioni più semplici per allentare la politica monetaria sono il rinvio, oltre la fine di quest’anno, del primo aumento dei tassi di interesse del ciclo (almeno fino al marzo 2020, afferma il capo analista di Nordea Jan von Gerich) e preannunciare i termini delle nuove “operazioni di rifinanziamento mirate a lungo termine” della BCE, o TLTRO, che dovrebbero partire a settembre.

Nell’ultimo round di TLTRO, la BCE ha incentivato le banche a prestare all’economia reale legando il tasso applicato alla quantità di nuovi prestiti creati dalle banche stesse. Un meccanismo simile potrebbe portare il tasso effettivo delle nuove TLTRO al minimo del tasso di deposito della BCE di -0,4%, secondo il capo analista finanziario di ABN Amro Nick Kounis. Questo “potrebbe essere visto come allentamento del credito”, scrivono gli analisti di Morgan Stanley.

Tuttavia, non è chiaro se la banca centrale voglia essere tanto generosa e tanto presto. I verbali dell’ultimo vertice della BCE suggeriscono che non c’è ancora accordo sul fatto che le TLTRO debbano essere usate per allentare la politica monetaria o semplicemente per fornire una rete di protezione alle banche che faticano a rispettare la norma relativamente nuova sui livelli di liquidità minimi. Né è stata ancora conclusa l’indagine interna sugli effetti collaterali dei tassi negativi della BCE sul settore finanziario (sebbene Carsten Brzeski di ING sottolinei come la Bank Lending Survey di aprile abbia suggerito che le banche li hanno gestiti abbastanza bene, il che rimuoverebbe un ostacolo ad un futuro allentamento).

La banca potrebbe creare un pretesto per allentare la politica rivedendo nuovamente al ribasso le previsioni sulla crescita e sull’inflazione per i prossimi due anni. Tuttavia, ha già abbassato le previsioni di crescita 2019 all’1,1% dall’1,7% a marzo ed un’altra importante revisione potrebbe essere controversa, in quanto sarebbe basata su supposizioni sullo scontro commerciale USA-Cina che si ridurrebbero a mere congetture. È improbabile che il nuovo capo economista della BCE, l’irlandese Philip Lane, voglia lasciare il segno in questo modo.

In ogni caso, ci saranno opposizioni a qualsiasi nuovo tentativo di allentare la politica monetaria. Il Presidente della Deutsche Bundesbank Jens Weidmann meno di due settimane fa ha dichiarato che non vede alcuna ragione per cambiare la politica. Il PIL del primo trimestre della zona euro, dopotutto, ha segnato un decente 0,4%, sopra le aspettative.

“C’è il rischio che la BCE possa non essere tanto cauta quanto il mercato si aspetta”, afferma l’analista delle valute di Rabobank Jane Foley.

“Sebbene ciò possa alzare l’euro sul breve termine, le implicazioni negative per la crescita della zona euro probabilmente offuscheranno le prospettive sull’euro sul medio termine e limiteranno il potenziale di rialzo del cambio EUR/USD nel 2020 ed oltre”.

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