Manca solo un mese all’incontro dei membri OPEC a Vienna in occasione del vertice semestrale. Questo novembre sarà un anno da quando i membri dell’OPEC e la Russia hanno deciso di adottare i tagli alla produzione di greggio che sono stati un grande successo. I partecipanti non-OPEC ai tagli alla produzione sono stati ancora una volta invitati ad unirsi ai membri dell’OPEC a Vienna a novembre.
I paesi produttori stanno ora decidendo se appoggiare o meno una proroga dell’accordo sulla riduzione della produzione oltre l’attuale data di scadenza fissata per marzo 2018.
Arabia Saudita: Khalid al Falih si è congratulato con i membri OPEC e non-OPEC per aver raggiunto il 120% del rispetto dell’accordo a settembre ma non ha ancora indicato se l’Arabia Saudita supporterà un’estensione dei tagli. Ha riconfermato l’impegno dell’Arabia Saudita nel ridurre le scorte globali ed ha riferito a Reuters che il paese sta ancora valutando se sia necessaria una proroga. Secondo lui, ad un certo punto i paesi OPEC inizieranno a discutere di “come uscire senza problemi dall’attuale accordo, magari con un accordo diverso per mantenere in equilibrio le scorte e la domanda”.
Iraq: Questo paese è il secondo principale produttore dell’OPEC, dopo l’Arabia Saudita, ed ha faticato per tagliare la produzione nel rispetto della sua quota. In un recente incontro con l’Arabia Saudita, il ministro del petrolio iracheno Jabar al-Luaibi, ha ribadito l’intenzione dell’Iraq di rispettare pienamente l’accordo. Tuttavia, il paese ha anche promesso di aumentare la produzione dei giacimenti dell’Iraq meridionale per controbilanciare il calo delle esportazioni dai giacimenti nella regione di Kirkuk. L’Iraq ha richiesto per molto tempo un’esenzione dai tagli alla produzione OPEC e non ha ancora valutato se supportare o meno un’estensione del patto oltre marzo 2018.
Iran: Il ministro del petrolio iraniano di recente ha affermato che l’Iran ha prodotto tra i 3,8 e i 3,9 milioni di barili al giorno di greggio. In base all’accordo OPEC, all’Iran è concesso di produrre fino a 4 milioni di barili al giorno con una media di 3,797 milioni di barili al giorno nel corso dell’anno. L’Iran sembra soddisfatto di queste condizioni, anche se il paese prevede di aumentare la capacità di produzione a 4,7 milioni di barili al giorno entro il 2021. Da quando le sanzioni sono state cancellate, quasi un anno fa, l’Iran non ha avuto molto successo nell’attrarre investimenti esteri nella sua industria petrolifera. Ha firmato un importante accordo con Total (NYSE:TOT) per lo sviluppo del gas naturale. Il paese non sembra avere la capacità di aumentare la sua produzione petrolifera a questo punto, rendendo evidente il perché il ministro del petrolio Zangeneh si sia già espresso a favore di una proroga dell’accordo oltre il marzo 2018.
Kuwait: Il ministro del petrolio del Kuwait è stato sotto i riflettori la scorsa settimana, quando ha suggerito che i paesi OPEC e non-OPEC potrebbero non aver bisogno di estendere l’accordo sui tagli alla produzione oltre il marzo 2018 se tutti i partecipanti rispettassero completamente le loro quote di produzione.
Libia e Nigeria: Se l’OPEC dovesse confermare l’attuale accordo sulla produzione, Libia e Nigeria continueranno ad essere esenti dalle quote di produzione. Tuttavia, il ministro del petrolio iraniano ha chiesto alla Nigeria ed alla Libia di aderire all’accordo il prima possibile. La Nigeria recentemente ha reso noto che spera di produrre 1,8 milioni di barili al giorno nel 2018 e solo a quel punto inizierà a discutere dell’adesione ai tagli. La produzione petrolifera libica, salita a 850.000 barili al giorno dal minimo di 300.000 barili al giorno dell’estate scorsa, è poco probabile che aumenti ancora. Secondo un’analisi di Wood Mackenzie, la Libia è limitata dalla mancanza di accesso al capitale necessario per incrementare ulteriormente la sua capacità. Se la Libia lo capisse, potrebbe essere più incline a partecipare all’accordo OPEC con una quota di 850.000 barili al giorno.
Ecuador: Il Ministro del Petrolio Carlos Perez ha dichiarato che richiederà un’esenzione dalle quote di produzione OPEC a novembre poiché il paese sta affrontando una crisi di bilancio. Data l’influenza limitata dell’Ecuador all’interno dell’OPEC, è poco probabile che gli venga concessa un’esenzione.
Russia: La Russia è stata il fulcro che ha reso possibile l’accordo originale tra paesi OPEC e non-OPEC lo scorso novembre. Il Presidente russo Vladimir Putin si è già detto a favore di un’estensione dei tagli alla produzione fino alla fine del 2018. Il produttore petrolifero russo Lukoil (MCX:LKOH), però, non appoggerà una proroga dei tagli alla produzione se il greggio dovesse superare i 60 dollari al barile. (Il greggio Brent oscillava a 2 dollari in meno di questo livello ieri). Anche il ministro del petrolio russo si è dissociato dalle dichiarazioni di Putin. Ha riferito ai giornalisti che è troppo presto per considerare una proroga del patto.
Dati i recenti rialzi del prezzo del greggio, sembra probabile che i ministri del petrolio si riserveranno di esprimere un giudizio in merito all’estensione dell’accordo. Aspetteranno di vedere se questo andamento rialzista dei prezzi continuerà a novembre in vista del vertice. Non è una cattiva idea, visto quello che è successo al vertice OPEC dello scorso maggio.
In quella occasione, i paesi OPEC e non-OPEC avevano reso noto che l’accordo sarebbe stato prorogato prima del vertice, quindi la decisione era stata attesa dai mercati con largo anticipo. Il prezzo del greggio è poi crollato quando è stata annunciata la decisione durante il vertice di maggio, poiché gli investitori speravano che venissero effettuati dei tagli maggiori. L’esitazione ora potrebbe tenere il mercato sulle spine, con la probabilità che il greggio salga (o scenda) a seconda dell’esito del prossimo vertice.