Come ampiamente previsto, la banca centrale australiana (Reserve Bank of Australia, RBA) ha mantenuto invariato l’obiettivo del tasso di riferimento al minimo storico dell’1,50%.
Come di consueto, il comunicato è stato equilibrato, Philip Lowe vuole evidentemente evitare di alimentare un ulteriore apprezzamento dell’AUD.
Da un lato, il governatore Lowe ha riconosciuto il miglioramento delle condizioni economiche, nello specifico la solida crescita dell’occupazione in tutti gli stati, la costante ripresa degli investimenti che non riguardano l’industria estrattiva e le robuste condizioni delle imprese.
Dall’altro, il governatore ha ribadito che l’apprezzamento dell’aussie negli ultimi mesi crea rischi al ribasso per l’inflazione e “pesa sulle prospettive per la produzione e l’occupazione”.
Nel complesso, sebbene il comunicato sia quasi uguale a quello precedente, martedì il dollaro australiano è salito lievemente, la coppia AUD/USD si è impennata a $0,7985 durante la seduta asiatica, per poi stabilizzarsi intorno a 0,7960 all’avvio della seduta europea.
Le prospettive per l’AUD sono effettivamente cambiate e crediamo che una sana correzione al ribasso sarebbe più che benvenuta.
Ma la forza dell’AUD/USD è legata soprattutto alla debolezza dell’USD e non alla forza dell’AUD, per via delle prospettive incerte sulla divisa statunitense.
Gli investitori, infatti, non sanno quale sarà la prossima mossa della Federal Reserve il 20 settembre e sul fronte politico Trump non è ancora riuscito a convincere il Congresso ad adottare le sue riforme.
Crediamo quindi che la coppia si muoverà lateralmente nelle prossime settimane.
Ricordate inoltre che giovedì un’impostazione eccessivamente da colomba di Draghi potrebbe innescare un ampio rally del dollaro.