Andando oltre la cortina di fumo e il clamore sollevato nel breve termine, si nota che si stanno muovendo i pezzi nel “grande gioco”. L’incursione turca in Siria ha raggiunto degli obiettivi chiave. La Turchia ha rimosso con successo le forze curde da un’area di 32 chilometri nel nord della Siria, testando la determinazione della NATO. In termini geopolitici, il presidente Erdogan ha vinto agevolmente questo round. Gli asset in TRY hanno guadagnato sulla scia del successo con cui è stato eseguito il piano. I partner globali dell’America non dimenticheranno tanto facilmente le immagini dei militari USA che abbandonano gli alleati curdi, che fanno emergere il vero stato delle alleanze nell’era di Trump. È evidente che le sanzioni USA non influiranno sulle ambizioni regionali del presidente Erdogan. Senza neanche aspettare che si calmassero le acque, Erdogan ha giocato la carta successiva, annunciando l’intenzione di diventare una potenza nucleare. Con nuovi alleati come la Russia, non sarà difficile dotarsi di armi nucleari. La carta del nucleare terrà in ostaggio l’Occidente negli interventi futuri.
La Banca Centrale della Repubblica di Turchia (BCRT) s’incontrerà giovedì 24 ottobre. I mercati prevedono che i banchieri taglieranno il tasso di riferimento sui pronti a una settimana di 150 punti base, portandolo al 15,0%. Il governatore Uysal non ha problemi ad allentare la politica, questa sforbiciata di 150 punti base si aggiungerà, infatti, ai tagli da 750 punti già effettuati nelle due riunioni precedenti. I banchieri centrali stanno sfruttando la buona volontà successiva agli accordi sul cessate il fuoco intorno alla TRY per sostenere la debole economia turca.