Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.
L’evento principale per il mercato Forex è stato l’accordo commerciale tra USA e Canada. All’ultimo minuto i due paesi vicini sono riusciti a trovare un accordo noto come US-Mexico-Canada Agreement (USMCA nella forma abbreviata). Questo accordo dovrebbe essere sufficiente a chiudere un mese di incertezza e a spianare la strada ad un aumento dei tassi di interesse già per questo mese. Alla fine della scorsa settimana, quando l’accordo non era stato ancora finalizzato, gli investitori davano al 90% la possibilità di un intervento sui tassi ad ottobre. Oggi le probabilità sono salite al 96%, e ciò significa che il mercato considera l’aumento dei tassi praticamente certo. Il report della scorsa settimana sul PIL ha confermato che l’economia sta andando bene e all’inizio della settimana il Governatore della Banca del Canada Poloz ha dichiarato che l’incertezza non dovrebbe impedire gli aumenti dei tassi. Ora che questa incertezza non c’è più, l’andamento del cambio USD/CAD potrebbe iniziare a riflettere le attese di un aumento dei tassi. Vediamo il cambio scendere ai minimi di maggio, intorno a 1,2740, soprattutto visto il rendimento dei titoli canadesi e i prezzi del petrolio ai massimi di 2014. Questa settimana si attendono i dati canadesi sul mercato del lavoro e sull’indice IVEY PMI, e a meno che non siano terribili, non dovrebbero influire sulla decisione della BoC di normalizzare la politica monetaria alzando i tassi di interesse nel prossimo futuro.
Restando in tema di decisioni sui tassi, è atteso l’annuncio di politica monetaria della RBA. A differerenza della BoC non intende alzare i tassi quest’anno. La banca centrale australiana preferisce restare neutrale, soprattutto alla luce del calo dell’attività manifatturiera in Cina e delle tensioni commerciali tra USA e Cina. Tuttavia, la maggior parte dei problemi in Australia provengono dall’esterno. Come mostra la tabella seguente, l’economia australiana ha registrato numerosi miglioramenti dopo l’ultimo vertice di politica monetaria. I dati rilasciati durante la notte hanno mostrato che l’attività del settore manifatturiero è cresciuta sensibilmente nel mese di settembre, così come l’inflazione. Questi dati positivi hanno contribuito a far salire il dollaro australiano in vista della decisione della RBA. Questi dati ci dicono che la banca centrale non deve preoccuparsi più del dovuto per i problemi della Cina. L’unico vero problema è il recente aumento dei tassi dei mutui, ma finora l’impatto è stato limitato (o almeno non lo abbiamo notato). Se la RBA resterà neutrale potremmo vedere il cambio AUD/USD schizzare a 0,7250 – 0,73 centesimi, ma sul lungo termine, l’andamento del cambio AUD/USD potrebbe scendere mentre i differenziali dei tassi di interesse continuano a muoversi contro il cambio. A prescindere dalla reazione della RBA, ciò che importa di più è il fatto che la politica monetaria resterà stabile in Australia per il resto dell’anno, e in previsione del prossimo intervento della Fed, il trend ribassista del cambio AUD/USD resterà intatto. Intanto, sono attesi i dati sulle vendite al dettaglio e gli PMI manifatturiero e dei servizi.
Al momento nessuno si stupisce di vedere la sterlina che si muove in base agli aggiornamenti sulla Brexit. È una settimana importante nel Regno Unito, è in corso la Conferenza del Partito dei Tory che terminerà mercoledì con il discorso della Premier May. Oggi il cambio GBP/USD è schizzato sopra 1,31 dopo la notizia secondo cui Theresa May si starebbe “preparando a presentare una nuova importante proposta all’Unione Europea, nel tentativo di aprire un varco all’accordo”. Il confine con l’Irlanda è il problema principale che sta bloccando i negoziati e forse la Premier potrebbe concedere l’accesso totale all’unione doganale. Tuttavia, la brusca inversione del cambio GBP/USD ci dice che gli investitori sono scettici. La giornata di mercoledì sarà quella che ci toglierà ogni dubbio in quanto vedremo sicuramente un grande movimento della sterlina. Nel frattempo, i dati sono stati positivi, con un aumento delle concessioni dei mutui ed un miglioramento dell’attività manifatturiera. Per martedì sono attesi i dati sul settore immobiliare e ci si aspetta una lettura positiva.
Tutti questi fattori interni sono più importanti dei dati statunitensi. Nonostante l’attività manifatturiera e gli investimenti in costruzioni siano rallentati più del previsto, il biglietto verde è salito contro yen, euro e franco svizzero. È sceso invece contro sterlina, dollaro canadese e dollaro australiano. L’agenda di questa settimana è piena di dati economici USA e di interventi di diversi membri della Fed, che potrebbero avere delle ripercussioni sul dollaro, ma a meno che non siano catastrofici, il biglietto verde potrebbe continuare a salire. Le dichiarazioni dei Presidenti della Fed Kashkari e Rosengren sono state leggermente rialziste per il dollaro, con Kashkari (che solitamente utilizza toni cauti) che ha dichiarato che non c’è motivo di alzare i tassi e spingere sul freno. Secondo Rosengren l’economia sta andando bene, ma non crede sia necessario accelerare il ritmo degli interventi sui tassi. Non sono attesi dati USA per domani, mentre è atteso l’intervento del Vice Presidente della Fed Quarles in mattinata e quello del Presidente Powell dopo la campanella di chiusura.
L’euro è sceso ulteriormente contro il dollaro per la quarta seduta consecutiva. Le revisioni al ribasso degli indici PMI della zona euro e i timori per un possibile downgrade dell’Italia tengono la valuta sotto pressione. Una buona notizia è che il Ministro dell’Economia Tria ha smentito la possibilità di dimettersi, ma questo non sembra abbastanza per tranquillizzare gli investitori e arrestare il calo dell’EUR/USD. Il rendimento dei titoli italiani continua a salire a causa delle possibili conseguenze a lungo termine del bilancio italiano.