Rassegna giornaliera sul mercato forex, 6 dicembre 2021
Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management
Il dollaro USA è schizzato lunedì contro alcune delle principali valute. I nostri lettori non saranno sopresi dal rally del cambio USD/JPY o dal calo dell’EUR/USD, in quanto nei giorni precedenti avevamo già parlato di come dati deboli sull’occupazione non avrebbero sorpreso i policymaker venerdì, focalizzati sull’inflazione.
I rendimenti dei Treasury decennali hanno recuperato quasi tutte le perdite di venerdì, con il Dow Jones Industrial Average in salita di oltre 600 punti. Ora siamo entrati nel periodo di silenzio pre-FOMC, ed escludendo notizie negative dal fronte Omicron, il report sui prezzi al consumo di venerdì sarà la sola notizia in calendario questa settimana, ma anche questo dato potrebbe non essere così incisivo per l’andamento delle valute.
Il Presidente della Fed Powell ha chiarito che livelli elevati di inflazione richiederanno un tapering più rapido, un annuncio che dovrebbe arrivare la prossima settimana. Ci sono buone probabilità che i dati IPC di venerdì possano confermare queste intenzioni più aggressive.
Intanto, una delle valute migliori è stata il dollaro australiano. Il cambio AUD/USD è crollato sotto i 70 centesimi prima di rimbalzare alla fine della giornata vicino a 0,7050. È atteso l’annuncio della Reserve Bank of Australia, ma non si prevedono variazioni alla politica, in quanto la banca ha chiarito che questa resterà invariata per tutto il 2022. L’economia australiana è in ripresa, grazie alle minori restrizioni. Gli annunci di lavoro sono aumentati del 7,4% il mese scorso.
La valuta peggiore, invece, è stata l’euro. Non soltanto i casi di coronavirus stanno salendo in tutto il continente, ma le nazioni europee stanno rispondendo più rapidamente con lockdown e restrizioni. Come mostrato dagli ultimi report sugli ordinativi industriali, l’economia della zona euro sta andando in underperformance rispetto a quella degli USA. Gli ordinativi alle fabbriche hanno visto un crollo del 6,9% nel mese di ottobre, un dato più debole del previsto che lascia poco sperare nei dati di oggi su produzione industriale tedesca e sul sondaggio dell’Istituto ZEW.