La Banca Centrale Europea ha scelto di seguire l’esempio della Federal Reserve e rendere il suo obiettivo di inflazione più flessibile, il che le permetterà di mantenere i tassi bassi per un periodo più lungo.
In quella che è stata definita la prima revisione strategica dal 2003, la BCE ha dichiarato che il suo obiettivo di inflazione è ora del 2%, non di “meno del 2%”, e che tollererà temporaneamente un’inflazione superiore a questo tasso.
Era stata la banca centrale tedesca, la Bundesbank, ad aver imposto obiettivi di inflazione più rigidi alla BCE con sede a Francoforte, quando i tedeschi ed i colleghi della stessa idea (Wim Duisenberg, Jean-Claude Trichet) dominavano il custode dell’euro agli inizi.
Ma è ormai storia e la BCE, sotto la guida di Christine Lagarde, orientata politicamente, è pronta a seguire la politica di soldi facili della Fed.
La BCE, tuttavia, intende fare da apripista nel promuovere politiche a favore del clima e la stessa revisione strategica sottolinea di evitare società con emissioni alte nei suoi acquisti di bond e nell’accettazione di collaterali.
Inoltre, la BCE ha intenzione di inserire i prezzi delle case, che stanno schizzando, alle sue misure sull’inflazione, mentre la Fed afferma di non stare alimentando una bolla del settore immobiliare con i suoi acquisti di obbligazioni garantite da mutui e i tassi di interesse bassi.
Parola d’ordine: pazienza
I verbali del vertice di metà giugno del Federal Open Market Committee, pubblicati la scorsa settimana, rivelano che alcuni policymaker almeno pensano che sia arrivato il momento di cominciare a parlare di come ridurre i 120 miliardi di dollari di acquisti di bond mensili.
Il resoconto dei verbali delle opinioni del FOMC è tutto un blaterare, in quanto i partecipanti non pensano che sia ancora arrivato il momento di un tapering, ma che questo momento potrebbe arrivare prima del previsto e dunque sarebbe “prudente” avere un piano per il tapering “in risposta ad inattesi sviluppi economici”.
Allo stesso modo, le aspettative sull’inflazione, ben più importanti per i policymaker dell’inflazione vera e propria, restano ben ancorate, secondo loro, anche se “numerosi partecipanti hanno espresso timore che le aspettative sull’inflazione possano salire a livelli inappropriati se dovessero persistere letture di inflazione elevate”.
La loro ponderata opinione: aspettare e vedere. Pazienza è la loro parola d’ordine.
I rendimenti dei buoni del Tesoro USA sono scesi bruscamente, con gli investitori preoccupati per la crescita economica globale tra il nuovo aumento del tasso di contagio da COVID.
La Presidente della Fed di San Francisco Mary Daly ha dichiarato che le varianti del COVID ed i bassi tassi di vaccinazione in varie parti del mondo continuano a rappresentare serie minacce per l’economia.
“Penso che uno dei rischi maggiori per la nostra crescita globale da qui in avanti sia che dichiariamo prematuramente vittoria sul COVID”, ha affermato in un’intervista.
Il Giappone, ad esempio, ha visto una nuova impennata, spingendo i funzionari a vietare la presenza di spettatori alle Olimpiadi di Tokyo, anziché consentire almeno ai residenti di partecipare a capacità dimezzata.
Le proiezioni dei policymaker che spostano la data degli aumenti dei tassi di interesse al 2023 hanno concesso agli investitori una pausa sulla crescita, perché dei tassi più alti peserebbero sull’economia.
Il Presidente della Fed di Atlanta Raphael Bostic ha suggerito il mese scorso che “sorprese al rialzo” nei dati economici indicano che l’inflazione potrebbe durare più del previsto, spingendolo a prevedere il primo aumento dei tassi a fine 2022.
Il semestrale report di politica monetaria della Fed, pubblicato prima della testimonianza al Congresso del Presidente Jerome Powell, venerdì ha rivelato che i policymaker stanno cominciando a pensare che il COVID abbia permanentemente alterato il mercato del lavoro e che il loro obiettivo di raggiungere i livelli di occupazione pre-pandemia potrebbe essere più difficile del previsto.
“Il mercato del lavoro post-pandemico e le caratteristiche di una massima occupazione potrebbero essere ben diversi da quelli di inizio 2020”, si legge nel report.
Le difficoltà nelle filiere e nel mondo del lavoro potrebbero creare pressioni inflazionarie “più durature” del previsto, “ma probabilmente sempre temporanee”.
Quindi Powell può aspettarsi il terzo grado quando comparirà davanti alle commissioni di Camera e Senato questa settimana, con i legislatori che lo massacreranno per sapere cosa si aspetta che succeda all’inflazione e all’occupazione e cosa farà la Fed.