Richiesta di sussidi USA settimanali alla disoccupazione in uscita oggi alle 14:30 (stima 260k contro 262k della scorsa settimana).
I mercati sembra che al momento scontino uno scenario Goldilocks, dove l'inflazione è attesa scendere rapidamente, l’attività economica rallenti ma la variazione del PIL rimanga positiva e che tale rallentamento della crescita avrà un impatto molto limitato sui margini industriali delle imprese.
Non siamo dello stesso avviso. Riteniamo infatti che la persistente e vischiosa inflazione, soprattutto quella core, spingerà le banche centrali a mantenere i tassi di interesse elevati per un periodo più lungo rispetto a quello stimabile solo 12 mesi fa.
Che cosa significa questo per gli investimenti in obbligazioni?. Cominciamo dall’Europa. Il controllo dell’inflazione continua a rimane la priorità numero uno per la BCE. Inflazione che rimane persistente, nonostante gli incrementi di 400 bp dei tassi negli ultimi 12 mesi. La recessione Europea, tecnica finchè si vuole, ma pur sempre recessione e che potrebbe estendersi anche al 2Q23, ci spinge ad essere cauti sull’allungamento della duration. Riteniamo infatti che sia ancora troppo presto per passare ad una posizione neutrale e crediamo sempre più in un ulteriore irripidimento della curva dei rendimenti. Con la volatilità che ci aspettiamo ancora elevata, preferiamo la qualità del credito e i titoli con rating elevato.
Per quanto riguarda invece gli Stati Uniti, la FED, come noto, ha messo in pausa il suo ciclo di inasprimento, determinata tuttavia a seguire un approccio dipendente dai dati. Non più tardi di ieri, Powell nel corso dell’audizione alla Commissione Servizi Finanziari della Camera, ha ribadito che l’inflazione continua ad essere ben al disopra di dove dovrebbe essere e la strada per riportarla al 2% è ancora lunga e non senza ostacoli. In altre parole, si prospettano ulteriori aumenti dei tassi dopo la pausa di giugno. Con i tassi in ulteriore rialzo risulta difficile non ipotizzare una frenata anche forte dell’economia, anche perché la prospettiva di ulteriori aumenti sostiene il dollaro e quindi tende potenzialmente a ridurre l’export. I rischi di recessione e stabilità finanziaria, creano inevitabilmente incertezza, che ci spinge ad essere flessibili. Siamo positivi sulla duration ma preferiamo la parte intermedia della curva dei Treasury.
In generale, ci sentiamo di affermare che le banche cominciano a preoccuparsi per la qualità dei loro prestiti e questo crea implicazioni per la liquidità delle imprese, in particolare quelle di bassa qualità. Preferiamo pertanto rimanere selettivi e preferiamo quei nomi che sono più in alto nella qualità del credito. Non ci sentiamo di escludere che alcune banche regionali e/o fondi comuni di investimento immobiliare possano presentare alcuni problemi. Riteniamo saggio monitorare le dinamiche di domanda e offerta di MBS, poiché le banche potrebbero liquidare diverse posizioni per rispondere alle loro esigenze di finanziamento e nel contesto attuale, aumentare le pressioni sugli spread di credito.
E i bond dei mercati emergenti? I mercati dei capitali sperano che una pausa dei tassi da parte della FED sia il primo passo verso un rallentamento del ritmo degli aumenti dei tassi. Questo dovrebbe essere un vantaggio per un mercato dei bond che è stato sottoposto a forti pressioni, specialmente nel 2022 con l'accelerazione degli aumenti dei tassi. Vantaggio che si estende soprattutto ai mercati emergenti.
Sotto questa ipotesi, è possibile che i tagli dei tassi nei paesi emergenti possano arrivare prima di quelli della FED. Così come le banche centrali dei paesi emergenti erano state veloci nell’aumentare i tassi di interesse nel 2021 ben prima della FED, riteniamo che possano essere altrettanto veloci nel diminuirli nel momento in cui le condizioni economiche lo consentano. In questa prima parte del 2023, gli investitori hanno già beneficiato di carry e bond price gains, anche se non FX.