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Borse del vecchio continente o Wall Street?

Pubblicato 28.01.2022, 07:04
Aggiornato 12.01.2022, 13:50

L’Europa sembra messa meglio degli USA
Lo scorso anno la crescita economica Europea è stata particolarmente robusta, grazie all’incremento della domanda che ha consentito a numerose aziende di trasferire sui prezzi finali di vendita gli aumenti delle materie prime, mantenendo invariati i margini (stimiamo che i profitti aziendali netti del 2021 siano cresciuti del 50% circa rispetto al 2020). Nel corso del 2022 ci aspettiamo un’attenuazione delle pressioni inflattive (come nelle previsioni della Bce) che dovrebbero consentire un’ulteriore crescita dei profitti di circa l’8-10%. Con questo scenario riteniamo che la Banca Centrale possa accompagnare l’economia al pieno recupero con una politica monetaria ancora accomodante, a differenza della Fed che come noto è orientata ad una stretta a partire da marzo.
L’Europa è inoltre meglio posizionata rispetto agli USA per beneficiare della riorganizzazione delle catene di approvvigionamento, che molti paesi stanno riconfigurando a causa sia della pandemia che delle tensioni geopolitiche, in particolare le società di macchinari e strumenti utilizzati nei processi di produttivi, così come le aziende attrezzature per semiconduttori.
 
Stanno per arrivare 1.800 mld di stimoli agli investimenti
A partire dal 2022, le aziende Europee potranno anche beneficiare degli stimoli del Multilateral Facility Framework (MFF) e del Next Generation EU, che metteranno disposizione per gli investimenti complessivamente circa 1.800 miliardi di euro fino al 2027. Una larga parte di questi sarà indirizzata a progetti destinati a traghettare il cambiamento climatico: l’Europa ha molte aziende leader mondiali nelle tecnologie sostenibili che potrebbero beneficiarne.
 
L’inflazione è sempre in agguato
Ovviamente c’è anche il rovescio della medaglia. La graduale distensione delle strozzature relative all’offerta e la conseguente ripresa dei consumi potrebbero fare da freno alla flessione dell’inflazione. Nonostante le intenzioni della BCE di non aumentare i tassi nel corso del 2022, la situazione potrebbe indurre la banca centrale a cambiare idea qualora l’inflazione segua un percorso diverso da quello atteso.
 
E quindi che si fa sui mercati?
Dando uno sguardo ai mercati azionari, rileviamo come a gennaio il divario tra i multipli Europei e quelli USA si sia ulteriormente ampliato: il P/E medio 2022 dei titoli che compongono l’S&P 500 risulta pari a 22,2x, mentre quello dei titoli che compongono l’Eurostocks 600 risulta pari a 17,5x. In questa fase riteniamo quindi che i mercati europei possano sovraperformare il mercato USA in termini relativi. Siamo nel mezzo di un forte cambiamento delle politiche monetarie e fiscali e come sempre questo crea incertezza sui mercati finanziari. Motivo per il quale crediamo che la volatilità possa mantenersi elevata per tutto l’anno. Per coprirsi da eventuali bottom/sell-off, una buona strategia potrebbe essere quella di comprare volatilità, operando nel mercato della opzioni.
 

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