1° aprile e il Regno Unito rimane nell’UE. D’accordo, lo scherzo è nostro.
La sterlina però non rimbalza più sulla scia dei rinvii. Prima della scorsa settimana, la GBP aveva tratto vantaggio dai ritardi perché l’idea era che più si rimandava la Brexit, maggiore sarebbe stata la probabilità di una Brexit “ultra-morbida” o addirittura di una non Brexit. Ma, dopo la terza bocciatura dell’Accordo di Recesso della premier May, la reazione della GBP è stata negativa. Se n’è fatto un gran parlare (provocando proteste diffuse), ma nessuna delle otto opzioni offerta alla premier ha raggiunto la maggioranza. L’unione doganale permanente e un secondo referendum ci sono andate vicine, ma non c’è stato un voto segreto per rigettare la Brexit. Secondo noi, se si tornasse al voto popolare, probabilmente la Brexit non verrebbe capovolta.
Oggi i parlamentari voteranno di nuovo e intanto sono migliorate le prospettive di un consenso su un’unione doganale permanente. Il partito conservatore e il governo rimangono tuttavia divisi e probabilmente May convocherà nuove elezioni piuttosto di affrontare una ribellione. Il caos politico non avrà un netto effetto negativo sulla sterlina, intanto il Regno Unito si dirige verso la scadenza del 12 aprile. La scelta fra una Brexit dura e l’accordo attuale è difficile. Di solito le controversie violente aumentano la probabilità di un evento casuale che distruggerebbe le previsioni (scenario di base: l’Accordo di Recesso di May otterrà i voti). Pochi gli appuntamenti in calendario, la RBA e i dati sull’inflazione saranno in primo piano, ma pare che saremo costretti a seguire gli sviluppi politici nel Regno Unito.