Dopo lo shock dovuto alle tensioni tra Israele e Iran, la settimana borsistica si è conclusa con segni misti. L’incursione avvenuta all’alba di venerdì sembra essere stata più una dimostrazione di forza e di potenzialità di attacco rispetto ad un obiettivo di massimizzazione dei danni.
Infatti l’utilizzo di droni piuttosto che di missili confermerebbe questa ipotesi che segue quanto dichiarato dalle autorità Israeliane nei giorni scorsi, ovvero che ci sarebbe stata una risposta all’attacco di Teheran, i cui danni sono stati limitati dalla capacità di Israele e dei suoi alleati di intercettare il 99% delle armi scagliate dal regime degli Ayatollah.
Il focus degli investitori rimane focalizzato sugli sviluppi in Medio Oriente e l’impatto che questi potrebbero avere sui prezzi dell’energia.
Inflazione e Banche centrali.
Lato BCE, è previsto in serata un intervento del presidente Christine Lagarde, che venerdì ha parlato di inflazione, dicendo che probabilmente scenderà ancora benché permangano anche rischi di rialzo.
Nagel ha affermato che il taglio dei tassi è vicino, ma per il momento il costo del denaro deve rimanere sufficientemente alto per finire di riportare l’inflazione verso l’obiettivo. Il presidente della Bundesbank ha inoltre dichiarato che il quadro dell’inflazione è “attualmente ampiamente in linea” con le ultime proiezioni della BCE, che prevedono un ritorno all’obiettivo del 2% nella seconda metà del 2025. “Se i dati in arrivo continueranno a confermarlo, un primo taglio dei tassi di interesse a giugno diventerà più probabile”, ha affermato.
Il presidente della Fed di Chicago Goolsbee, ha invece dichiarato che i progressi nella riduzione dell’inflazione sono stagnanti ma, data la forza del mercato del lavoro, l’attuale politica monetaria resta appropriata. La convinzione che i tassi dovranno rimanere alti più a lungo è ora la visione dominante alla Fed, con l’aspettativa degli operatori per un primo taglio rinviata a settembre.
Fly to quality: cos’è e perché bisogna pensarci adesso.
Letteralmente, questo concetto indica il “volo verso la qualità”, fenomeno in cui molti investitori si trovano coinvolti qualora le condizioni macroeconomiche e strutturali del mercato dovessero mostrare palesemente un pericoloso deterioramento.
Con lo spostamento da asset più rischiosi ad asset meno rischiosi, si tendono a minimizzare i danni o semplicemente si cerca un porto sicuro durante la tempesta. Parlando di Bond e titoli di stato, verrà di sicuro in mente il travaso di liquidità grazie al quale il bund tedesco ha allargato la propria platea di investitori durante la crisi dell’Eurozona del 2011, consegnando addirittura rendimenti negativi: corretto era all’epoca il paragone tra il Bund e una cassetta di sicurezza, il cui utilizzo era prettamente per fini protettivi e in tal senso si era disposti al pagamento di un prezzo.
Anticipare crisi future diversificando con Bond di alta qualità.
Non solo BTP: il nostro rating SP500, da pochissimo confermato, non deve impedire all’investitore di guardare oltre diversificando.
Francia (AA), Austria (AA+) e Belgio (AA), sono certamente emittenti candidati a trovare un posto in portafoglio con emissioni di lunga durata, se si è concordi alle logiche note dei potenziali tagli ai tassi di interesse, nonostante i volumi scarni visti in questo periodo.
In caso di crisi sistemiche, i prezzi attuali anche per rating così elevati, potrebbero diventare un miraggio!