Tesla (NASDAQ:TSLA) è forse uno dei titoli più complessi da analizzare a Wall Street.
Da un lato, è una compagnia che costruisce prodotti con il potenziale di rivoluzionare il settore dei trasporti.
Tuttavia, dall’altro, troviamo il fondatore ed Amministratore Delegato Elon Musk, il cui comportamento imprevedibile e le gaffe - spesso alimentati da strani e poco ragionati tweet - hanno il potenziale di distruggere l’impresa che ha costruito così magnificamente.
Solo pochi giorni dopo aver abbandonato l’improbabile piano di privatizzare Tesla, martedì, Musk è tornato su Twitter negando di aver pianto durante un’intervista al New York Times all’inizio del mese e attaccando un follower che lo aveva criticato per aver chiamato pedofilo uno speleologo in Tailandia a luglio.
La sua ultima apparizione su Twitter arriva dopo un dramma di due settimane iniziato quando il 7 agosto aveva svelato di essersi “garantito un finanziamento” per privatizzare Tesla a 420 dollari ad azione, senza dire agli azionisti chi fosse la fonte del finanziamento per questa enorme acquisizione.
La notizia ha scatenato una breve impennata di Tesla, spingendo le azioni su del 13%.
Ma il titolo è crollato dopo che la compagnia ha rilasciato una dichiarazione confermando il tweet di Musk sulla privatizzazione, pur senza far riferimento al finanziamento.
Il brusco rialzo e ribasso di Tesla avrebbe comportato un mandato di comparizione da parte dell’ente regolatore, la Securities and Exchange Commission, che, secondo alcune voci, starebbe indagando sulla possibilità di una manipolazione del titolo.
Per quanto riguarda l’analisi del comportamento di Musk, probabilmente dovrebbe occuparsene uno psicologo.
Tuttavia, se possedete le azioni di Tesla solo perché la visione e la leadership di Musk sono stimolanti, allora questo probabilmente è il momento giusto per rivedere l’equazione rischio-ricompensa.
A questo punto, secondo noi, i rischi superano di molto le ricompense.
La crisi di liquidità torna al centro della scena
Wall Street è divisa su Tesla. Dei 27 analisti intervistati da Thomson Reuters I/B/E/S, 10 hanno indicato “hold” sul titolo, nove raccomandano di comprare ed otto di vendere.
Tesla è il titolo con più short selling negli Stati Uniti, con gli investitori che scommettono circa 10,18 miliardi di dollari che le azioni della compagnia scenderanno, secondo l’azienda di analisi e tecnologia finanziaria S3 Partners.
Ovviamente, Tesla ha dimostrato molte volte in passato che gli short seller si sbagliavano.
Ciononostante, malgrado tutti i drammi e il mistero intorno a Musk, è un dato di fatto che Tesla abbia rivoluzionato il settore automobilistico aprendo la strada all’adozione delle auto elettriche.
Tuttavia, la compagnia non ha ancora mostrato un profitto. Il prezzo del titolo però è schizzato del 1.581% dal lancio in borsa nel 2010, il che rende la quotazione di Tesla superiore a quelle di Ford (NYSE:F) o General Motors (NYSE:GM).
Ma l’obiettivo di Tesla di costruire rapidamente auto a buon mercato per le masse si è dimostrato difficile da raggiungere.
Dopo le ultime due settimane di disordini che hanno messo a rischio la credibilità e il futuro di Elon Musk, l’attenzione degli investitori torna a rivolgersi alla crisi di liquidità di Tesla che probabilmente ha causato il fallito sforzo di privatizzazione di Musk.
Secondo un report di Reuters, Tesla potrebbe dover prendere in prestito fino a 2 miliardi di dollari entro la fine dell’anno per restare a galla. Gli analisti prevedono inoltre una spesa continua nel secondo semestre del 2018.
Durante la conference call in occasione della pubblicazione del report sugli utili del secondo trimestre della compagnia il 1° agosto, Musk ha ribadito che Tesla diventerà redditizia e con flussi di cassa positivi nel trimestre in corso, dal momento che la produzione delle Model 3 è quasi il doppio rispetto a quella della versione precedente. Ma viste le deboli previsioni passate di Tesla e lo strano recente comportamento di Musk, è probabile che Tesla abbia ancora bisogno di tornare sul mercato per raccogliere denaro.
Al momento Tesla ha 1,3 miliardi di dollari da rendere nei prossimi 12 mesi, mentre ha solo 1,3 miliardi di dollari in contanti in banca dopo aver ritirato 942 milioni di dollari di acconti sulle auto dei clienti.
Per gli investitori in titoli di debito, questo non sarebbe il momento giusto per impegnare fondi su una compagnia il cui Amministratore Delegato è sotto pressione e si trova ad affrontare la possibilità di varie accuse, tra cui quella di manipolazione del titolo.
Morale della favola
L’estrema volatilità del titolo di Tesla, che ieri sera ha chiuso a 305,01 dollari, è un chiaro segnale che il mercato sta avendo problemi a capire dove sia diretta la compagnia. In una recente nota, l’analista di JPMorgan & Chase Ryan Brinkman ha dichiarato che, se dovesse valutare Tesla “solo in base ai fondamentali”, il titolo potrebbe scendere a 195 dollari entro dicembre se non ci sarà un’acquisizione. La banca di investimenti aveva fissato il precedente prezzo obiettivo di 308 dollari l’8 agosto, in base all’ottimismo di Musk circa un accordo per la privatizzazione.
Questo tipo di sentimento ribassista suggerisce che un segmento del mercato ha già iniziato a pensare a Tesla senza Musk al comando. Riteniamo che questo eccesso continuerà a pesare sul titolo in futuro a meno che non ci sia un cambiamento fondamentale nel comportamento di Musk. Non siamo convinti che succederà. Per gli investitori seri, è meglio restare nelle retrovie e vedere come andrà avanti la storia.