Negli anni 80 e 90, anni nei quali investire era semplice, il risparmiatore si è formato la mentalità dell’investimento a “pacchetto”.
Un po’ come quando si finisce il latte: si va sotto casa a comprare la nuova confezione da 6. E finché si parlava dei BOT di 20 anni fa la cosa non era grave. Allora effettivamente erano sempre uguali a loro stessi e risolvevano facilmente il problema della massaia che aveva soldi che avanzavano.
Però da quando i BOT hanno iniziato a rendere troppo poco sono iniziati i guai per le banche, ma anche per i risparmiatori che volevano di più, ma che hanno subito scossoni e delusioni a causa del naturale oscillare dei mercati.
Così anche per questa ragione sono nati i certificati, che in realtà sono molto differenti dai BOT anche se fanno di tutto per cercare di assomigliargli. I certificati sono nati per non dare scossoni emotivi continui ai clienti, anche a costo di non farli guadagnare o di rischiare di far perdere in modo consisitente.
Vale infatti la regola che un cliente che non guadagna tende a restare cliente, mentre un cliente arrabbiato se ne va.
Esternamente - dicevo - i certificates sono fatti per assomigliare ai BOT: sono strutturati in pacchetti, apparentemente offrono una “cedola” (ma che in realtà come vedremo non è una cedola), e li trovi nella banca sotto casa. Insomma ti fanno fare la minima fatica mentale.
Così uno - per fretta e buona fede - finisce con il fidarsi dell’amico in banca e compra con leggerezza oggetti da che invece sono da capire meglio.
La dimostrazione che sono da capire meglio sta nella paccata di carte che dovete firmare e che facilmente non avete mai letto.
Quindi oggi inizio a spiegarvi cosa c’è dietro alla vostra firma sulle carte, in modo che ciascuno possa prendere poi le proprie decisioni in modo consapevole.
Immaginiamo che voi siate entrati in banca perché dovete impiegare della liquidità e il vostro amico vi dice:” Per diversificare le propongo questo certificate…” e inizia una a raccontarvi una serie di regole del tipo “ci sono tre azioni e se nessuna va sotto questo livello allora ti paghiamo questa cedola… o uno schema come questo
In genere uno legge lo schemino e crede di capire bene quello che gli viene detto. Così acccetta e firma una montagna di carte. Tra queste ce n’è una che dichiara che avete letto e capito che cosa c’è scritto nel KID, che non è un capretto, ma il documento che illustra tra le altre cose i possibili risultati reali del vostro investimento.
Infatti nel kid c’è una tabella chiamata “scenari di performance” che sulla scorta di un conteggio probabilistico vi descrive quanto potreste guadagnare realmente.
La tabella ha 4 righe. Lasciamo stare lo scenario di stress che è decisamente il caso in cui si viene centrati da un meteorite.
Restano da esaminare con attenzione gli scenari “sfavorevole”, “moderato”, e “favorevole”.
Lo scenario “moderato” è quello che dice quello che si potrebbe guadagnare in media. Per i più tecnici corrisponde al rendimento associato al 50 percentile. Per chi non ha una infarinatura di statistica faccio un esempio.
Se lancio una moneta 10 volte facilmente otterrò 5 volte testa e 5 volte croce. Quello è il 50 percentile, la linea gialla. E se le cose vanno esattamente così avrò quel rendimento.
Ma facilmente potrei ottenere 6 volte croce e 4 testa o viceversa. Quindi il numero indicato come rendimento dello scenario “moderato” non è proprio quello in modo preciso, è più o meno lì intorno.
Poi ci sono i due scenari: favorevole che corrisponde al 90 percentile (linea verde) e sfavorevole che corrisponde al 10 percentile (linea rossa).
In questi casi si prendono in considerazione due possibilità simmetriche: se lancio una moneta 10 volte può capitare (raramente) che venga fuori 8 o 9 o 10 volte sempre la stessa faccia. Però se viene fuori 8 o 9 o 10 volte testa sono fortunato e guadagnerò una cifra vicina all’importo indicato in tabella come “scenario favorevole”, se sono sfortunato perderò più o meno l’importo indicato dello “scenario sfavorevole”.
Adesso vi faccio vedere alcune di queste tabelle, ma specifico che vi faccio vedere solo le migliori occasioni che ho trovato mentre facevo un lavoro per un cliente.
Questa è la tabella relativa allo schema che vi ho fatto vedere prima. Leggendola con attenzione vedete che la percezione del vostro investimento cambia un po’ cambia.
Forse guardando la tabella adesso vi state rendendo conto che state facendo gli assicuratori.
Avete presente una RCA auto con la franchigia? Voi pagate l’assicurazione e se andate a sbattere l’assicurazione paga per voi.
Qui siamo nel caso opposto. Voi ricevete un premio perché assicurate un portafoglio.
Se volete guadagnare dovete sperare che il portafoglio non vada a sbattere oltre la franchigia perché se va a sbattere andate in tasca. E se sbatte forte voi andate in tasca molto.
Quindi vedete che la cedola che ricevete non è in realtà una vera cedola, come quella delle obbligazioni: lì c’è un imprenditore che fa investimenti e chiede i vostri soldi in prestito per ingrandire la fabbrica. Qui c’è uno che dice: io ho in mano un portafoglio e tu me lo assicuri.
Qui ci sono altri esempi di tabelle
Non me ne vogliano le società dalla quali ho preso le tabelle. Specifico che sono più o meno tutte uguali e quindi non c’è un emittente che sia meglio di un altro.
Sto semplicemente mettendo in evidenza che a volte è possibile che i certificati siano venduti in modo un po’ garibaldino e che il cliente non sempre abbia una idea precisa di cosa fa, nonostante le carte che firma dichiarino che ha letto e capito.
Quindi se vi propongono un certificate il mio consiglio è di farsi mostrare la tabella degli scenari di performace che sta sempre nella seconda pagina del KID e di vedere i numeri.
Poi chiedetevi: ”Lo scenario moderato mi dice che più o meno dovrei guadagnare X. Mi sta bene? E se poi invece becco lo scenario sfavorevole?
Se vi piacciono quelle cifre comprate, se non vi piacciono cercate altrove.
C’è un adagio che dice: “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” che tradotto in termini di investimenti si potrebbe tradurre in “se investo voglio avere la medesima probabilità di perdere e di guadagnare. Non mi piace rischiare di perdere tanto e se va bene di guadagnare poco.”
Questa asimmetria nei certificates c’è quasi sempre. Non dico “sempre” perché non li ho ispezionati tutti, e inoltre qualcuno potrebbe obiettare che i “turbo” questa simmetria ce l’hanno, anche se sarebbe evidentemente una osservazione capziosa.
I certificate sono oggetti creati per piacere. Devono quindi presentare certe caratteristiche e celarne (attenti non ho detto eliminarle) altre. Quindi per fare un certificate occorre contorcere la struttura “naturale” dell’investimento sottostante in modo tale da creare un oggetto che abbia le caratteristiche commerciali volute, ma non è detto che sia necessariamente più salubre dell’originale.
Ogni tanto vi dico che le emozioni contano quando si tratta di portare a casa i risultati di investimento. Oggi avete toccato quanto l’aspetto psicologico possa contare.
Vi lascio consigliandovi di:
- pensare ai certificate come ad un oggetto che deve essere maneggiato con grande attenzione anche da uno specialista perché è una struttura di una complicazione folle, e per vederlo basta leggere veramente quei documenti che dichiarate di avere letto.
- non comprare mai un certificate in collocamento. Se vi interessa un giorno vi spiegherò perché.
- non dimenticate mai che sono oggetti che vanno seguiti e non dimenticati come una volta si poteva fare con un BOT.
In sostanza la decisione che dovete prendere è: “voglio occuparmi dei miei risparmi o no?” Se non volete occuparvene con un certificate scelto con oculatezza e seguendo i miei primi due consigli probabilmente non vi dovreste fare del gran male. Ma se invece decideste di occuparvi dei vostri risparmi veramente vi si aprirà un mondo e potrete passare da un ristorante di hamburgher ad un vero ristorante.
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