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Ci siamo? La recessione in USA si avvicina?

Pubblicato 29.03.2022, 09:01
Siamo sempre più vicini alla recessione?

Ieri i rendimenti della curva USA a breve termine sono risultati più elevati rispetto a quelli a lungo termine. La curva si è dunque invertita e nelle ultime 8 volte su 10 che questo è accaduto, l’inversione ha segnalato una recessione. Di fatto è una sfiducia nei confronti della FED e segnala che gli investitori hanno paura che la stessa alzi troppo i tassi nel breve periodo per frenare l’inflazione, soffocando la ripresa ma che sia poi costretta a tagliarli per far riprendere la crescita economica. C’è tuttavia anche un altro fattore di rischio: il margin debt, ovvero il debito contratto dagli investitori con le banche per fare investimenti. Nel 2020, durante la fase acuta della pandemia, il margin debt come percentuale della capitalizzazione di mercato ha avuto un’impennata, prima di ridursi arretrare all’inizio del 2021. Negli ultimi mesi però il margin debt è tornato a crescere e sta tornando ai massimi del 2020.
 
E’ però prematuro parlare di recessione
Secondo la nostra analisi, è ancora prematuro per parlare di recessione (vale per gli USA ma anche per l’Europa), ma è decisamente importante notare come l’umore di investitori sia velocemente cambiato nel giro di poche settimane. Siamo passati dall’ottimismo di una crescita sostenibile che ci avrebbe traghettato fuori dalla recessione post pandemia con un’inflazione solo temporanea, alla paura per una recessione o peggio una stagflazione. I mercati azionari, soprattutto quello USA, continuano a ritenere che la guerra si risolverà presto: motivo questo che ha riportato le azioni americane ad un livello di prezzo molto vicino a quello pre-invasione e i futures sul petrolio a segnalare un ritorno a prezzi “normali” intorno alla fine dell’anno. Se il mercato avesse ragione, significa che nel 2023 la FED non alzerà i tassi. Anzi, come argomentavamo la scorsa settimana, qualora la crescita economica si riveli meno forte dell’obiettivo, potrebbe anche ridurli. Ovviamene questo dipende da come arriveremo a ridosso del 2023.
 
E quindi dove investire?
Per quanto riguarda la strategia di investimento, siamo convinti che i mercati continueranno ad essere guidati dalla volatilità. Meglio quindi puntare sui settori più difensivi (salute, immobiliare e utility) che hanno evidenziato una maggiore resilienza. Nonostante tendiamo ad escludere una grande crisi energetica a lungo termine in Europa (la più esposta ai prezzi dell’energia), ci aspettiamo che le utility in particolare possano essere sostenute da un rinnovato interesse degli investitori per le energie rinnovabili. La guerra tuttavia andrà a stimolare anche la crescita di altri settori, come per esempio quello delle infrastrutture, della sicurezza informatica e delle spese militari: la Germania per esempio, con una decisione storica, in quattro giorni ha concesso 100 miliardi di euro all’esercito, riconoscendo come la spesa militare fosse insufficiente.
 
 

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