I dati economici incoraggianti dalla Cina sono solo una delle ragioni che rendono prevedibile un prolungamento del rally delle valute dei mercati emergenti. Altri fattori chiave includono la previsione prevalente di un corso graduale dei tassi della Fed (oltre a politiche di accomodamento più ampie dalle banche centrali), la ripresa dei dati economici in molti paesi emergenti dal T3 del 2015, e il costante miglioramento dei prezzi delle materie prime.
Di conseguenza, nei mercati emergenti c’è stato un aumento significativo della domanda di credito, perché gli investitori continuano a cercare rendimenti e le condizioni macroeconomiche rimangono favorevoli. Tuttavia, presto ci si dovrà interrogare sulla sostenibilità di questo rally, perché esso è dovuto, in parte, al miglioramento sul fronte economico interno reso possibile dall’indebolimento delle valute. Ci si è sempre chiesti quale fosse la ragione fondamentale di questo rally dei mercati emergenti. È possibile che, in un contesto internazionale debole, il miglioramento dei dati sia semplicemente dovuto alla debolezza della valuta. Quindi, una divisa più forte potrebbe far deragliare l’attuale situazione promettente.
Nel contesto attuale, rimaniamo ottimisti sul peso messicano. Sembra che, dall’anno scorso, la debolezza delle condizioni interne abbia toccato il fondo. La scorsa settimana, dai dati è emerso che la produzione industriale è diminuita dello 0,1% m/m, cifra superiore alle attese, e c’è stata un’espansione positiva del manifatturiero. Il dato suggerisce che il rallentamento è stato passeggero, collegato al calo dei PMI negli USA.
Il Messico è sulla strada giusta per raggiungere una crescita del PIL pari al 2,3% nel 2016, la domanda interna, infatti, rimane resiliente. Per quanto riguarda il governo, la Banca del Messico ha annunciato uno stanziamento di 239 mld di MXN (13,6 mld di USD) di fondi in eccesso al governo federale, perché vengano utilizzati per ridurre il debito pubblico, alla luce del calo degli introiti dal petrolio. L’intervento dovrebbe contribuire a sostenere la fiducia degli investitori sulla scia del declassamento dell’outlook sul debito sovrano messicano deciso da Moody’s, passato da stabile a negativo a causa della debole crescita economica e della fragilità delle finanze pubbliche.
Tuttavia, la motivazione più stringente per comprare MXN è la correlazione sostenuta fra petrolio e peso. Anche se non si prevede un accordo a Doha, i costanti tagli della produzione a livello globale e la mancanza di spese di capitale dovrebbero far aumentare gradualmente i prezzi del petrolio. Non siamo più così convinti che nuove forniture si rendano disponibili rapidamente man mano che crescono i prezzi, perché l’accesso al credito è diventato più complesso. Chi opera sulla coppia USD/MXN dovrebbe mirare al supporto a 16,50.