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Contro la recessione azioni di qualità, ESG e quelle beneficiate dal NGeu

Pubblicato 18.07.2022, 06:46
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Nessun dato importante per i mercati in uscita oggi. L’attenzione è concentrata sul meeting della BCE il prossimo giovedì, 21 luglio, dove per certo i tassi verranno aumentati (forse di 50 bp). Le attese sono per lo più concentrate sul discorso della Lagarde, per capire come potrebbe essere strutturato lo scudo antispread e di quanto potrebbero ulteriormente salire i tassi nel meeting dell’8 settembre (con l’inflazione attuale è infatti possibile un aumento di altri 50 bp).
 
Che fine ha fatto il fondo antispread?
Per quanto riguarda lo scudo antispread sembra che i soliti falchi lo vorrebbero meno interventista di quanto potesse sembrare all’annuncio, come ci aspettavamo. Tra l’altro, la BCE ha già fatto sapere che il fondo non interverrà qualora lo spread di un paese si allarghi per problemi interni dello stesso (leggi Italia). Secondo le nostre stime, lo scudo antispread potrebbe ammontare a circa 1.700 miliardi e funzionare in modo ibrido tra il PEPP, che non prevedeva condizioni e l’OMT di Draghi che al contrario poneva alcune condizioni anche attraverso l’ESM. Un piano non troppo stringente ma vincolato per esempio alle condizioni già in essere per il NGeu o che rispettino le condizioni della Commissione Europea. Sicuramente con uno scudo antispread attivo sarebbe più agevole per la BCE proseguire lungo la normalizzazione monetaria.
 
Probabile un aumento di 50 bp il 21 luglio
Per quanto riguarda i tassi, visto che l’inflazione non accenna a diminuire, le probabilità che scatti un ulteriore aumento di 50 bp l’8 settembre sono in decisa crescita. Che cosa questo significhi per l’economia è ancora tutto da valutare, soprattutto perché la sensazione è che si navighi a vista (detto in altro modo, la flessibilità più volte ricordata) in funzione dei dati. Sicuramente a fine anno i tassi saranno maggiori di quelli attuali e sicuramente la crescita economia sarà minore di quella stimabile ad inizio anno.
 
Le aziende aumentano i prezzi e i profitti, per ora
Le aziende, alle prese con un aumento dei costi (energetici, delle materie prime e logistici), riescono per il momento a salvaguardare i profitti proprio grazie all’inflazione che consente loro un aumento di prezzi di vendita. Chiaro comunque che in assenza di un recupero del potere d’acquisto dei salari la domanda è destinata a scendere: l’inflazione potrebbe quindi essere essa stessa causa ed effetto della sua riduzione. Ma questo richiede tempo (almeno 6-9 mesi) durante i quali l’economia scivolerebbe in recessione.
 
Lo stop al gas Russo vale 2 punti di PIL
Rimane inoltre la grossa incognita dello stop completo della fornitura di gas all’Europa, più volte minacciata da Putin, che contribuirebbe ad una riduzione del PIL Europeo di almeno 2 punti percentuali a parità di tutte le altre condizioni. Nel 2022 la crescita del PIL dovrebbe risentirne solo marginalmente grazie all’effetto di trascinamento del forte incremento del 2021. Nel 2023, in assenza di interventi a favore della crescita economica (e il NGeu va in questa direzione), la recessione è sempre più probabile. E proprio qui sta il punto. Nonostante la potenza di fuoco messa in campo, il solo NGeu non è tuttavia sufficiente a traghettare l’economia verso la normalizzazione. Occorre anche il sostegno degli investimenti privati.
 
Investimenti: titoli azioni di qualità, ESG e quelle società beneficiate dal NGeu
In questo scenario, riteniamo conveniente al momento mantenere posizioni su titoli azionari di qualità più elevata, con un beta minore di 1 e orientati alla generazione di cassa e reddito. Tra i temi che vediamo con maggiore favore ci sono le società ESG compliant: le spinte per rendere istituzionali i fattori ESG tendono infatti ad aumentare. Due sono le aree in cui riteniamo si concentreranno gli investimenti: le tematiche specificamente ESG e l’implementazione di regolamentazioni e good practices. Poi ci sono gli investimenti del NGeu che dovrebbero dare una spinta alla crescita di medio termine e privilegiare le imprese che operano nel settore della digitalizzazione di prodotto e di processo, della cyber security, della trasmissione di dati su rete fissa o mobile. Ma anche tutte le imprese la cui attività riguarda la rivoluzione verde, da quelle locali a quelli nazionali, senza dimenticare tutte quelle che operano nel settore delle infrastrutture e della cura alla persona.
 
 

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