La risposta la cercano tutti i trader del greggio, ma probabilmente non ne otterranno una precisa.
Cosa mostrano i fondamentali?
Solo un mese fa, c’erano pochi dubbi nel prevedere l’andamento del West Texas Intermediate USA, il riferimento del greggio, o del suo rivale, il londinese Brent. Con l’OPEC che sembrava avere il controllo della storia delle scorte, i prezzi puntavano in una sola direzione: su.
Poi è arrivata la notizia della prima disponibilità coordinata di riserve petrolifere da parte degli Stati Uniti e di altri importanti consumatori, nel tentativo di far scendere i prezzi scambiati vicino ai massimi di sette anni. Ed è arrivato l’avvertimento dell’Agenzia Internazionale per l’Energia secondo cui il mercato potrebbe essere in esubero nel primo trimestre del 2022.
Le vendite da panico della scorsa settimana, innescate dai timori per i potenziali pericoli della variante Omicron del COVID-19, hanno contribuito alla tempesta perfetta per i long sul mercato del greggio.
Sebbene i prezzi inizialmente siano balzati del 5% ieri, in chiusura sono riusciti a recuperare solo circa il 3% del tonfo del 12% di venerdì, il calo giornaliero peggiore per il WTI dall’aprile 2020.
Al momento della scrittura (circa mezzanotte a New York (04:00 GMT), quando i mercati asiatici si avviano all’ora di pranzo di martedì), il WTI sale di un altro 1% a 70,63 dollari al barile. Ma è comunque circa 15 dollari, o il 18%, in meno dei massimi di sette anni di oltre 85 dollari al barile raggiunti a metà ottobre. (Nota dell’editore: al momento della pubblicazione, il greggio è sceso, arrivando nuovamente sotto i 70 dollari).
Molti scommettono che l’OPEC+ raddrizzerà ancora una volta la nave quando si incontrerà giovedì, innanzitutto cancellando l’aumento di 400.000 barili al giorno che aveva promesso negli scorsi mesi.
I pezzi grossi dell’OPEC+, il ministro dell’energia saudita Abdulaziz bin Salman e la sua controparte russa Alexander Novak, hanno dichiarato di non essere eccessivamente preoccupati per l’impatto di Omicron sul greggio, nonostante abbiano rinviato il vertice tecnico dell’alleanza per avere il tempo di saperne di più sulla variante.
Qualcuno dice che Abdulaziz, nel suo solito stile combattivo, potrebbe persino minacciare di operare una stretta sul mercato per riportarlo al livello di 80 dollari al barile.
Tuttavia, qualcuno pensa che il sell-off del greggio potrebbe peggiorare prima che le cose migliorino.
“Altre due settimane di volatilità all’orizzonte”, ha previsto in un tweet Samir Madani di tankertrackers.com.
Cosa dicono i segnali tecnici?
Slobodan Drvenica di Windsor Brokers spiega che il calo del WTI al minimo di tre mesi di 67,38 dollari venerdì ha ritracciato il 76,4% del rialzo di 61,81/85,39 dollari, generando un segnale ribassista su una chiusura settimanale sotto i 70 dollari sulla media mobile semplice su 200 giorni.
Solo un balzo verso la zona di 74,00/75,00 dollari, infrangendo la media mobile su 100 giorni ed il precedente minimo del 22 novembre, cancellerebbe l’attuale pressione ribassista e consentirebbe una più forte correzione al rialzo, aggiunge Drvenica.
Grafici gentilmente forniti da skcharting.com
Sunil Kumar Dixit di skcharting.com afferma che il grafico settimanale del WTI mostra un’infrazione sotto la banda di Bollinger® media di 74,80 dollari che ha spinto il riferimento del greggio USA a trovare supporto alla media mobile esponenziale su 50 settimane di 67,25 dollari.
Secondo Dixit, la lettura stocastica del WTI di 16/21 si avvicina in territorio di oversold, indicando una potenziale azione laterale entro un range della EMA su 50 settimane di 67,25 dollari e la Banda di Bollinger media di 74,10 dollari.
“Andando in avanti da qui, i prezzi sopra i 67 dollari potrebbero causare azione laterale, con un certo recupero per ritestare 71,20, 72,50 e 74,50 dollari”, dice Dixit, un collaboratore regolare sui segnali tecnici delle materie prime per Investing.com.
Jeffrey Halley, analista di OANDA, ha un’opinione neutra sul greggio pre-OPEC, sebbene concordi con Dixit nel dire che un eventuale test dei massimi potrebbe essere limitato a 77 dollari per il Brent e 74 dollari per il WTI.
Detto questo, le rispettive DMA su 200 di 72,70 e 70,00 dollari per Brent e WTI “dovrebbero offrire un certo supporto, se non altro perché un calo a questi livelli manderebbe gli indici di forza relativa (RSI) in territorio di oversold”, scrive.
“Sopra, una resistenza dovrebbe trovarsi a 77,00 e 74,00 dollari al barile rispettivamente”, aggiunge.
Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.