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DailyFX Morning Adviser, focus su Borse e commodities

Pubblicato 12.03.2014, 08:53
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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Davide Marone, 12 marzo 2014

INTRO

In un mercato valutario che continua a muoversi fondamentalmente in congestione, stiamo apprezzando movimenti interessanti e che impongono dovuti ragionamenti sui listini azionari e su alcune commodities. In questi primi giorni della settimana l’assente ingiustificato risulta infatti il dollaro americano, ma nella settimana successiva a quella delle Banche Centrali e dei Non Farm Payrolls ciò non ci stupisce neanche in maniera eccessiva. Ben più rilevante invece quanto sta accadendo sulle Borse e sui metalli.

S&P500, Dax, FTSE Mib e Nikkei

Questi i quattro benchmark di mercato ai quali maggiormente guardiamo in ottica di analisi del mercato azionario nel suo complesso e per quanto concerne le correlazioni intermarket. Il primo è senza dubbio il benchmark globale in quanto rappresentativo delle più importanti maggiori 500 aziende statunitensi e “guida” le dinamiche di prezzo del mercato azionario. Ebbene, la difficoltà a compiere nuovi massimi in questi giorni di contrattazione è uno di quei segnali che lascia riflettere circa la regolarità del percorso rialzista del prezzo anche se va detto che da un punto di vista di escursione di prezzo siamo ben lungi dal poter considerare quello attuale un vero ritracciamento. Vero è che in ottica intraday il cedimento di area 1.867/70 è stato significativo e potrebbe aprire la strada verso il raggiungimento di 1.857 in primo luogo ed area 1.845 in secondo. Condizioni strutturali per un cambio di tendenza? Continuiamo ad essere piuttosto scettici: eccessi di offerta clamorosi ancora non si palesano, le condizioni di liquidità del mercato restano anomale e le aspettative in materia di tassi sono ben ancorate e scontate nei prezzi. La parziale decorrelazione che stiamo però apprezzando con l’altro riferimento americano e globale, il Dow Jones, può comunque gettare un piccolo campanello di allarme in quanto quest’ultimo non ha fatto registrare nuovi massimi e denota segnali di “debolezza” intrinseca da seguire con attenzione. L’indice europeo, FTSE (UK100) a parte, è senza dubbio quello più simile ai listini azionari USA per caratteristiche cicliche; ebbene quest’ultimo sta facendo registrare fra tutti più preoccupazioni al ribasso e le motivazioni possono essere diverse, in parte legate alle aspettative sugli utili delle aziende tedesche, in parte alle dinamiche del mercato obbligazionario dei paesi core dell’Eurozona, e “forse”, ad un riequilibrio dei flussi di capitale tra esso e gli indici dei paesi periferici. Palese è infatti il differenziale di forza relativa tra il benchmark tedesco e quello italiano che continua a conservare una buona resilienza dei supporti tecnici e che non ha trovato difficoltà, anche in una giornata poco volatile come quella di ieri ad esempio, a compiere nuovi massimi. Decisamente sotto pressione invece il Nikkei che ha terminato la seduta di questa notte oltre due punti percentuali in negativo, riportandosi ancora sotto 15mila punti. Va detto che le release provenienti dal Giappone sono di recente piuttosto in chiaroscuro e la manovra allentativa della Bank of Japan in ottica di stimolazione del meccanismo di trasmissione del credito da banche a sistema produttivo è in qualche modo un segnale di prevenzione circa un rallentamento del paese rispetto agli ambiziosi obiettivi di politica monetaria. Per chiudere il cerchio va perciò osservato con attenzione come l’azionario nel suo complesso sia in una fase di potenziale incertezza che però è ben lungi dall’imporre view circa discese strutturali; va inoltre osservato come, dal punto di vista delle correlazioni, un po’ come nel valutario, sia opportuno distinguere le dinamiche di prezzo dei vari indici valutandoli singolarmente sui quadri tecnici e in ultimo, come possa essere più utile seguire la correlazioni secondo non schemi consolidati ma prendere in considerazione rapporto yen-Nikkei ad esempio, o FTSE-rendimenti obbligazionario.   

Oro e Rame

In ottica di correlazione, con Borse sotto pressione, non deve stupirci l’oro di nuovo sui punti di resistenza. L’area 1.360/65 dollari l’oncia risulta infatti piuttosto cruciale per attendersi forti movimenti al rialzo in ottica di ripresa dei 1.400 dollari. I buoni volumi a sostegno di questa salita avvalorano le potenzialità di questo scenario e varrà davvero la pena di porre grande attenzione dal punto di vista operativo alle dinamiche di prezzo del metallo giallo. Ad ora quest’ultimo risente di fatto della mancanza di precisa direzionalità del dollaro americano, che però se terminasse la sua correzione in senso rialzista e tornasse a deprezzarsi, potrebbe di fatto spingere il gold verso buone e tecniche risalite. Clamoroso invece il ribasso del rame, passato nell’arco di tre giorni da una quotazione di 3,25 a minimi a 2,90. Il ribasso è stato indubbiamente favorito dagli scossoni sul mercato obbligazionario cinese che hanno alimentato le preoccupazioni degli investitori che hanno dismesso i forti investimenti in rame, in assoluto il metallo più utilizzato dalla comunità finanziaria cinese; infatti, vaste quantità di rame importato da parte del gigante asiatico sono state usate come collaterale in operazioni di vasta portate tra banche ed intermediari finanziari cinesi. Difficile stimare lo scenario più prossimo per la sua price action, verosimilmente però prossima alla correzione; più interessanti le potenziali ripercussioni su valute come il dollaro australiano e neozelandese, di cui il rame è considerato spesso un forte anticipatore. A maggior ragione andrà seguita la decisione di politica monetaria da parte della Reserve Bank of New Zeland di questa sera che si inserisce in un calendario macroeconomico ancora piuttosto scarno.

QUADRO TECNICO

EUR/USD: molto contenuta la volatilità del mercato valutario e naturalmente anche del suo cambio principe. Confermata la buona area di supporto a 1,3850, complice anche la media mobile esponenziale a 21 periodi sul grafico a 4 ore. La scarsa volatilità di ieri ha in realtà consentito degli approfondimenti sotto questo livello senza però il preciso approdo al supporto di 1,3825. L’ottica intraday resta ancora rialzista con possibilità di acquisto nella più ampia area 1,3835/50 riguardando in primo luogo a 1,3875 e 1,3890. Il cedimento di 1,3825 potrebbe rivelarsi invece discreto per stop&reverse in ottica 1,3775.

USD/JPY: in scia al Nikkei, discreta la forza dello yen nei confronti del dollaro americano. Preciso ad ora l’approdo a 102,80 che su time frame a 8 ore e 4 ore sembra però poter essere violabile in favore di 102,60 in primis e 102,25 in secondo luogo. Il grafico orario appare appena più controverso, nonostante comunque i primi segnali delle medie 21 e 100 sempre in ottica discesista. La sostanziale tenuta di area 102,80 comunque offrirebbe un buon rapporto rischio/rendimento per riprese di 103,15 in primo luogo per valutare stop in pari ed eventuali approfondimenti a 103,45.

EUR/JPY: scenario non troppo diverso da quello appena descritto per questo cross. Sul grafico a 4 ore stiamo assistendo ad un pattern che vede due punti di massimo decrescenti rispettivamente a 143,80 e 143,60, con medie mobili esponenziali a 21 e 100 ben distanti, e potenzialmente valido per buone discese verso 141,30 laddove naturalmente cedesse area 142,50. Sul grafico ad un’ora vale altresì la pena di seguire una potenziale divergenza regolare rialzista tra prezzo ed oscillatore stocastico che potrebbe riportare la quotazione  in primo luogo in area 143,10/20.

GBP/USD: decisamente il cambio più volatile, con un buon ribasso che tuttavia non ha superato la cruciale area di resistenza che ha in 1,6585 il suo punto inferiore. L’area di 1,6620 può dunque ancora risultare buona per acquisti ancora una volta in direzione di 1,6665 da cui valutare eventualmente nuove vendite o prosecuzioni verso 1,6696. Essenziale ribadire l’importanza di 1,6585 prima di discese potenzialmente strutturali.

AUD/USD: ancora sotto pressione il dollaro australiano ed osservando quanto accaduto sul rame questo non ci stupisce in maniera particolare. L’area di prezzo attorno a 0,8935 risulta molto valida e favorevole dal punto di vista del RR per operazioni in acquisto. Operazioni che però vanno potenzialmente frenate e girate in area 0,8990 da dove è ragionevole pensare a nuove vendite riguardando in primis a 0,8965.  

Ger30 (Dax): come detto nella parte introduttiva, indice tedesco ancora in forte pressione. Il tentativo, rivelatosi poi falso, di risalita per il test di area 9.365 è senza dubbio un segnale discreto in ottica ribassista. Dopo l’auspicabile partenza al ribasso diviene ora cruciale il comportamento del prezzo sui punti di minimo a 9.210. Valutabili perciò acquisti in ottica 9.260 e 9.310 con stop&reverse vicino per target a 9.165.

XAU/USD (Oro): toccati i fondamentali punti di massimo in area 1.360/65 che da tempo individuiamo come target attendibili e propedeutici verso ampi up movement. Un consistente superamento di questa zona infatti ci farebbe riguardare a 1.375 in primo luogo ma le estensioni importanti in ottica 1.400 dollari l’oncia diverrebbero più che verosimili. Possibili perciò nel breve prime vendite verso 1.354/1.350 per acquisti poi in ottica breakout rialzista.

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