Come previsto, la vittoria dei “no” al referendum costituzionale italiano ha messo in fuga dagli asset europei gli investitori, e a prevalere ora è l’avversione al rischio.
Come di consueto, il franco svizzero è stato una delle prime valute ad apprezzarsi nei confronti della moneta unica quale conseguenza delle crescenti tensioni nell’Eurozona.
Il recente apprezzamento del franco svizzero suggerisce che i partecipanti al mercato sono quasi immuni agli sviluppi economici in Svizzera e si concentrano esclusivamente sullo status di bene rifugio della divisa.
Dal rapporto sul PIL del terzo trimestre pubblicato la scorsa settimana dal Segretariato di Stato per gli Affari Economici, emerge che in Svizzera la crescita economica è stata piatta; si è registrata una contrazione delle esportazioni (esportazioni di beni: -0,2% t/t ed esportazioni di servizi: -0,8% t/t), con un aumento marginale della spesa delle famiglie (+0,1% t/t).
Su base annua, l’economia svizzera si è espansa dell’1,3% in termini reali, rispetto al 2% del secondo trimestre e all’1,1% del primo.
In prospettiva, ci aspettiamo che l’economia svizzera rimanga sotto forti pressioni perché l’Eurozona, il suo principale partner commerciale, si prepara a un anno cruciale, fitto d’incertezze sul fronte politico.
Questo contesto dovrebbe tradursi in una costante forza del franco, che dovrebbe continuare ad esercitare pressioni sull’EUR/CHF, facendo rimanere la BNS “in stato di allerta”.
Stamattina l’EUR/CHF ha aperto in calo dello 0,80%, a 1,0698, stornando completamente i guadagni della settimana scorsa.
La moneta unica, però, ha invertito rapidamente le perdite, riportandosi sui livelli iniziali – intorno a 1,0790 – sulla scia del recupero generalizzato dell’EUR.
Verrebbe quasi da dire che la BNS è intervenuta di nuovo per proteggere il franco svizzero, ma, alla luce della diffusa ripresa delle coppie in EUR, bisogna leggere lo sviluppo come una correzione del mercato e non un intervento delle BNS.
Stamattina sono stati pubblicati i depositi a vista della BNS, da cui emerge che la scorsa settimana la banca centrale elvetica non è intervenuta; i depositi a vista totali sono scesi lievemente, a 527,5 mld dai 527,6 mld della settimana precedente, quelli delle banche residenti sono calati di 5,4 miliardi, a 457,6 mld.