- Il Nasdaq ha una performance inferiore agli indici USA
- L’aumento dei rendimenti dei bond e gli aggressivi rialzi dei tassi sono brutte notizie per i tech
- Segnali di recessione in tutto il mondo dovrebbero pesare sulla propensione al rischio
Sebbene i mercati statunitensi siano riusciti a registrare qualche guadagno ieri, ci sono tantissimi motivi per cui i titoli azionari potrebbero andare verso il basso.
Prima di parlare delle macro-motivazioni, cominciamo dagli aspetti tecnici.
Hanging man
Martedì, abbiamo avuto la prima indicazione che il trend rialzista comincia ad indebolirsi. Il Nasdaq ha formato una candela simile ad un hanging man quel giorno, seguita mercoledì da una grande candela bearish che ha conquistato il supporto a breve termine intorno a 13550, un livello diventato resistenza.
L’indecisa azione di prezzo di ieri è forse un segnale positivo ma, se il minimo del range di ieri cederà il passo, cosa che mi aspetto di vedere, allora immagino che l’esito saranno ulteriori vendite tecniche. Forse il potenziale sell-off aspetterà fino alla prossima settimana. Ma abbiamo sicuramente avuto dei segnali bearish prima della grossa ripresa.
Il Nasdaq è il più debole rispetto ad altri indici statunitensi
Il Nasdaq, legato al settore tech, ha segnato la performance più bassa tra gli indici USA nella ripresa iniziata a giugno, il che lo rende il più vulnerabile. Altri indici statunitensi hanno avuto una performance superiore, sottolineando l’idea che il calo dei prezzi dei bond governativi è una brutta notizia per i titoli tech a basso rendimento.
Rallentamento cinese
I timori per una riduzione dell’attività economica in Cina sono stati evidenziali dai deboli macro-indicatori di lunedì. I ripetuti lockdown per via della politica zero-COVID hanno rallentato la crescita della seconda economia mondiale.
La crisi energetica europea e l’inflazione alta
Sebbene i macro-dati siano stati misti questa settimana, il fatto che l’inflazione stia diventando molto forte in Europa indica stagflazione. E non sembra esserci una fine in vista per la crisi energetica, il che promette male per l’economia tedesca e della zona euro, già in difficoltà.
I dati USA misti hanno diviso le opinioni
Negli Stati Uniti, i dati economici misti dividono le opinioni. Con l’inflazione che resta altissima, insieme ad un mercato del lavoro teso ed a mercati azionari relativamente forti, la Fed non ha cambiato la sua posizione aggressiva.
James Bullard, membro del FOMC, appoggia un altro aumento dei tassi da 75 punti base a settembre, dicendo che la Fed “dovrebbe continuare a procedere spedita verso un livello che operi una considerevole pressione ribassista sull’inflazione”. In altre parole, Bullard, come la maggior parte dei suoi colleghi del FOMC, vuole che la banca centrale effettui un atterraggio morbido per l’economia. Ma, considerato che la Fed è sempre un passo indietro, questo approccio aggressivo potrebbe portare ad un atterraggio brusco, invece.
Ed è questo che preoccupa alcuni investitori, perché abbiamo visto determinati settori dell’economia dare seri segnali di debolezza.
Dopo i commenti di Bullard, le probabilità di un aumento da 75bps a settembre sono rimbalzate di nuovo al 50% dal 40%. Tuttavia, la Presidente della Fed di Kansas City Esther George, un tempo falco, ha affermato che la Fed ha già “fatto molto” in termini di inasprimento. È preoccupata che un altro forte aumento possa fare più male che bene.
Il vento è cambiato?
Anche se un aumento da 50 o 75 punti base farà differenza nel breve termine, l’implicazione sul lungo periodo è che la politica monetaria continua ad inasprirsi, il che non è una buona notizia per un mercato viziato da anni di tassi di interesse a zero o quasi e di QE. Ora il vento è cambiato. La Fed ha appena iniziato la riduzione del bilancio.
La domanda è: le cose sono cambiate anche per i mercati? Vedremo presto il prossimo, forse più profondo, ribasso del sell-off?
Con l’aumento dei timori per lo stato di salute della principale economia mondiale, potremmo benissimo vedere i mercati iniziare a perdere appetito per gli asset rischiosi, compresi ovviamente i titoli azionari. Abbiamo visto un tonfo dell’aussie, del prezzo del minerale di ferro e dei bond, tutti segnali che suggeriscono che il mercato azionario ha un percorso accidentato davanti a sé.
Quindi, non vedo perché gli investitori dovrebbero essere propensi a correre un eccessivo rischio in questo macro-contesto. Sta diventando molto difficile giustificare il mantenimento di un’idea ottimistica sui mercati azionari a questi livelli.
Nota: L’autore al momento non possiede nessuno degli asset menzionati nell’articolo.