Un saluto a tutti e ben tornati in questa rubrica dedicata alle mie analisi di mercato. In questo appuntamento conclusivo di settimana vorrei proporre un’analisi di un titolo quotato a Piazza Affari che in queste ultime sedute di borsa sta performando molto bene, con l’intento di valutare fin dove potrebbero spingersi ancora i prezzi prima di incontrare delle resistenze dopo l’enorme cavalcata. Il titolo in questione è Eni (BIT:ENI) Spa. Prima di entrare nel vivo dell’analisi come al solito vi ricordo che qualora aveste delle domande o semplicemente un’opinione da esprimere potete usare la sezione sottostante dei commenti, in cui possiamo interagire più attivamente. Potete anche sfruttare quello spazio per richiedere un’analisi su un titolo di vostro interesse qualora vi apprezziate il mio approccio all’analisi dei titoli (per non perdervi le mie analisi cliccando il pulsante “segui” riceverete una notifica nel momento di pubblicazione di un mio nuovo articolo). Inoltre di recente ho aperto un blog, i cui dettagli a riguardo sono presenti nel mio profilo Investing. Inoltre aggiungo che le prossime analisi su titoli minoritari, anziché proporle nei commenti come ho spesso fatto, le troverete nel mio “classico stile” sull’appena citato blog.
In merito alla compagnia petrolifera del cane a sei zampe avevo già proposto un’analisi tempo fa, ma alla luce del superamento della soglia dei 15€ per azione e della ritrovata forza rialzista sul titolo ora sembra essere il momento adeguato per fare delle nuove considerazioni a riguardo. In primo luogo, la ripresa al rialzo dei prezzi del greggio ha giovato non poco alla Eni, facendo rivivere (anche se in modo più contenuto) le turbolenze dello scorso anno quando il settore dell’energia, cavalcando la crisi che imperversava al tempo, faceva il bello e cattivo tempo in borsa. Attualmente nel nostro paese i prezzi del carburante in molte zone si avvicinano alla soglia dei 2€ e in alcuni casi avviene anche il superamento di tale prezzo per litro di carburante, destando non poche polemiche tra i consumatori. Se però chi fa il pieno alla macchina non è soddisfatto dei prezzi così elevati, chi invece vende i carburanti fa affari d’oro, e sotto questa prospettiva i mercati stanno premiando i player del settore scontando dei risultati economici e finanziari migliori delle attese proprio grazie alle dinamiche che muovono verso l’alto il prezzo della materia prima (il petrolio). Non ci sono solo questioni macroeconomiche a spingere verso l’alto i prezzi, ma anche le decisioni di ripetuti tagli della produzione da parte dei membri dell’OPEC, con conseguenze ovvie legate alla legge di mercato che regola il rapporto tra domanda ed offerta.
Venendo ora, più nel dettaglio, a discutere la situazione del titolo quotato a Piazza Affari, partiamo subito da un grafico su base mensile per vedere come la zona in cui si sono portati i prezzi sia estremamente sentita, sia come supporto che come resistenza negli ultimi 20 anni. La fascia di prezzo che è compresa tra i 15,15€ e i 15,65€ rappresenta la zona chiave, che se oltrepassata potrebbe dare una spinta alle quotazioni non banale, fin anche verso i 18 euro per azione. E secondo me non dovrebbe stupire più di tanto che l’appeal per il comparto del petrolio possa rimanere così elevato in un’epoca dove si sente parlare sempre più spesso di green, soprattutto perché, di fatto, senza petrolio si fermerebbe il mondo intero (considerando la realtà che ci circonda). Per converso una situazione di eccesso legata ai costi dell’energia potrebbe portare nuove spinte all’inflazione.
Qualora invece la forza sul titolo venisse a meno proprio in corrispondenza dei livelli citati in precedenza (anche se al momento non ci sono accenni in questo senso) si potrebbe innescare un movimento correttivo quantomeno fino alla soglia psicologica dei 14€ per azione, anche come test per verificare il concreto superamento di tale livello che per molto tempo è stato superato e perso ripetute volte.
Per concludere, se uniamo a quanto detto delle considerazioni basate sull’approccio stagionale, possiamo dire che, nonostante il periodo da luglio a settembre statisticamente è stato negativo per Eni, quest’anno si è rivelato in netta controtendenza rispetto agli ultimi 10 anni, lasciando intendere una maggiore forza rialzista sul titolo, la quale potrebbe appunto condurre a prezzi ancora più alti quantomeno fino a novembre (mese che statisticamente si presenta come tendenzialmente negativo).
L’unico interrogativo che potrebbe portare invece a dei ribassi si può identificare con un rallentamento economico, che in Europa così come negli USA potrebbe verificarsi quest’inverno, con conseguenze negative per i prezzi dell’oro nero e quindi anche per titolo come Eni.
L’analisi si chiude qui, vi ringrazio per l’attenzione e vi auguro buon trading e buon weekend!
Disclaimer: il presente articolo non ha alcuna finalità di consulenza finanziaria e non rappresenta un consiglio su come investire o disinvestire i propri soldi. La consapevole valutazione dell'investitore non può essere in alcun modo sostituita, alla luce del personale profilo di rischio e della possibilità di perdere il proprio denaro.