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Eni torna a 11 euro. Salirà ancora? Ecco cosa guardano i gestori

Pubblicato 15.09.2021, 14:07
Aggiornato 05.03.2021, 16:55

Con il recente rialzo il titolo si avvicina ai livelli dell’era pre-Covid (13 euro), ma resta ancora sotto. Dal confronto dei multipli emerge che l'azione del Cane a sei zampe è piuttosto cara. Grande attenzione sullo spin-off delle attività retail e rinnovabili, possibile una soluzione dual track.

Dall’inizio dell’anno il rialzo è del 28%, performance a 12 mesi a +47%.

Eni (MI:ENI) a 11 euro è la novità della giornata a Piazza Affari. Il titolo della compagnia petrolifera non segnava questo prezzo dai primi di marzo del 2020, e allora era transitato per gli 11 euro come una meteora in caduta libera durante quelle terribili quattro settimane fra metà febbraio e metà marzo in cui le quotazioni dei titoli petroliferi si dimezzarono. Eni passò da 13 euro a 6,7 euro dopo la notizia che la pandemia si stava diffondendo in Europa.

Oggi il Cane a sei zampe riagguanta gli 11 euro dopo un lungo e faticoso recupero, in cui nessun progresso viene dato per scontato. Dall’inizio dell’anno il rialzo è del 28%, la performance a 12 mesi è +47%. Fra i colossi oil europei solo Royal Dutch Shell sta al passo della compagnia italiana, con una performance a 12 mesi del 46%. La francese Total segna +17%, Bp (LON:BP) +24%.

Lo scorso 3 settembre Kepler Cheuvreux ha confermato il giudizio Buy su Eni alzando il target price a 12 mesi a 14,50 euro, pochi giorni prima anche Ubs e Goldman Sachs (NYSE:GS) avevano ribadito i rispettivi Buy. Dopo avere registrato nel 2020 una maxi-perdita di 8,5 miliardi di euro, la società dovrebbe tornare quest’anno in utile con un risultato positivo di 3 miliardi di euro, secondo il consensus degli analisti raccolto da FactSet. Utile che dovrebbe salire a 3,9 miliardi sia nel 2022 che nel 2023.

Sulla base di queste stime, il titolo Eni appare piuttosto caro rispetto ai principali competitor, con un P/E 2021 di 12,6 volte, che si confronta con un multiplo analogo di Total di 9,3 volte, di 8,7 volte per Royal Dutch Shell e di 6,7 volte per Bp. Le cose non migliorano guardando più avanti nel tempo, con Eni caratterizzata da un P/E 2022 di 10 volte, contro Total a 8,2 volte, Royal Dutch Shell a 8 volte e Bp a 7,8 volte.

Per gli investitori un appeal interessante viene dal dividendo.

Un appeal interessante per gli investitori viene dal dividendo. Sulla base delle attuali stime, gli analisti prevedono che sul bilancio dell’Eni di quest’anno saranno pagate cedole per un valore complessivo di 0,86 euro, con un ritorno immediato alla situazione pre-Covid. Ciò vorrebbe dire un rendimento del 7,8% sui prezzi attuali, più alto dei competitor: per Total si stima un rendimento del 7,1%, per Royal Dutch Shell del 4,1% e per Bp del 5,2%.

Basterà l’attesa di un buon rendimento per motivare nuovi acquisti sul titolo? In realtà, a sentire qualche gestore, l’attenzione principale su Eni in questo momento è alimentata all’attesa dell’operazione straordinaria che il management del gruppo ha annunciato mesi fa. Si tratta dello scorporo delle attività retail (Eni luce e gas) e delle energie rinnovabili, che verranno accorpate in una nuova società destinata alla quotazione in Borsa.

Nelle ultime ore sono emerse novità su questo progetto: secondo il quotidiano MF, alcuni fondi sovrani di Paesi del Medio Oriente si sarebbero detti interessati ad acquistare una quota di minoranza nella nuova società Eni gas & luce e renewables. Eni potrebbe quindi scegliere la strada del dual track, cioè un processo che punti contemporaneamente sia verso la Ipo, sia verso la cessione diretta di una quota di minoranza. La possibilità di percorrere un doppio binario crea una situazione più favorevole per Eni, che al momento buono per concludere l’operazione (nel 2022) potrà valutare l’opzione più favorevole tra l’Ipo o la cessione a un partner. Secondo alcuni analisti, la valutazione di Eni gas & luce potrebbe aggirarsi attorno ai 10 miliardi di euro.

Gli sforzi per crescere nelle rinnovabili: nel 2030 installati 15 Gw.

Negli ultimi anni Eni ha attirato l’attenzione degli investitori ESG per il suo sforzo di espandere il suo portafoglio di attività rinnovabili attraverso acquisizioni e sviluppo di nuovi progetti green. Il gruppo prevede per il 2024 di arrivare a 5 Gw di capacità installata e a un portafoglio di 11 milioni di clienti, anche grazie all'ingresso nel mercato spagnolo. Nel 2030 la capacità installata di rinnovabili dovrebbe arrivare a 15 Gw. Inoltre la controllata Versalis, attiva nell’industria chimica, ha recentemente siglato un accordo con Saipem (MI:SPMI) per promuovere la tecnologia PROESA®, utilizzata per produrre bioetanolo in maniera sostenibile.

Nel frattempo la maggior parte dei ricavi viene dallo sviluppo delle attività upstream nell’estrazione di petrolio e gas. Grazie ai passi avanti fatti nello sfruttamento dei giacimenti egiziani di gas di Zohr e Noroos, e all’avvio di nuovi progetti in Algeria, Messico, Egitto, Indonesia e Norvegia, la produzione di idrocarburi salirà a un ritmo medio annuo del 4% dal 2021 al 2024.

Su 26 analisti censiti da MarketScreener, 14 consigliano di comprare azioni Eni, quattro suggeriscono di vendere e otto hanno una posizione neutrale. La media dei target price a 12 mesi è 12 euro.

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credo che parte dell'interesse su Eni derivi anche dai successi di Commonwealth Fusion Systems
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