La Brexit si avvicina. Stiamo sfrecciando verso il 29 marzo e sono pochi gli elementi di prova che l’UE e il Regno Unito siano più vicini a una soluzione. La politica dei rischi calcolati ha danneggiato la GBP (anche se nemmeno l’euro sta andando bene), con i trader che vendono i rialzi e comprano la bassa volatilità.
Oggi la premier britannica Theresa May ragguaglierà la Camera dei Comuni sui progressi nei negoziati per la Brexit. Dubitiamo che ci siano delle svolte. May dovrebbe annunciare un voto per il 27 febbraio, cosa che probabilmente non accontenterà nessuno. I fautori del Remain hanno bisogno di un nuovo espediente, dal momento che l’ultimo voto – una perdita schiacciante per May – non è bastato a stravolgere l’ordine politico. Michel Barnier, capo negoziatore della Brexit per l’Unione Europea, ha suggerito a May di appoggiare un’unione doganale permanente, soluzione sostenuta anche dal partito di opposizione laburista britannico.
L’economia britannica dà chiari segnali di indebolimento. Il forte calo degli investimenti è dovuto all’incertezza per la Brexit. È semplicemente una questione di buon senso. Il PIL britannico del T4 è sceso allo 0,2%, in calo rispetto al +0,6% del T3. Nel 2018, la crescita del PIL è scesa ai minimi dal 2012, pari all’1,4%, in frenata rispetto all’1,8% del 2017. Alla luce di un simile rallentamento in Europa, è difficile dire come si sarebbe comportato il Regno Unito senza lo spettro della Brexit. Le previsioni sulla crescita italiana sono state riviste al ribasso, dall’1,2% a un misero 0,2%.