La Federal Reserve sta generando costernazione nei circoli finanziari, sia per quanto riguarda le sue decisioni di politica monetaria che i suoi interventi regolatori.
Sembra che molti investitori stiano comprendendo solo ora le implicazioni del cambiamento dell’atteggiamento della Fed nei confronti dell’inflazione, non a caso perché l’inflazione reale sta ancora una volta diventando una possibilità.
I mercati stanno chiedendo alla Fed di dare un segnale circa l’intenzione di far salire i rendimenti dei Titoli del Tesoro USA e gli investitori sono rimasti sconvolti dal fatto che i policymaker abbiano detto che altre cose, come l’occupazione, hanno la priorità.
Ma, sul fronte regolatorio, la Fed sta mettendo fine agli sgravi sui requisiti patrimoniali, per il COVID-19, in diretta contrapposizione agli sforzi di politica monetaria.
La banca centrale ha annunciato la scorsa settimana che lascerà che l’esenzione sui requisiti per il coefficiente di leva finanziaria supplementare scada come da programma il 31 marzo. Il settore aveva fatto pressione affinché l’esenzione fosse prorogata ed era fiducioso che sarebbe stato così, considerata la posizione super-accomodante della Fed in politica monetaria.
L’esenzione consentiva alle banche di non conteggiare i possedimenti di Titoli del Tesoro o le riserve come asset nel calcolo del coefficiente, permettendo loro di accettare più depositi e fare più prestiti.
La Fed dice che rivedrà il coefficiente, segnale del fatto che potrebbe essere cambiato in modo permanente. Ma, se sarà davvero così, perché non prorogare l’esenzione temporanea?
Una politica della Fed instabile?
Non ha molto senso per la gente a Wall Street. Come hanno spiegato molti commentatori, la decisione contraddice la spinta della Fed per una maggiore occupazione perché costringerà le banche, ad un certo punto, a ridimensionare la loro attività.
Inoltre, contraddice anche le preoccupazioni per la sicurezza e la solidità perché, se asset senza rischio come Titoli del Tesoro e depositi della banca centrale contano allo stesso modo degli asset ad alto rischio, perché non scegliere i ritorni più alti?
I policymaker della Fed parlano tanto del tenere stabili ed ancorate le aspettative sull’inflazione, ma è la politica della Fed che sembra essere diventata instabile. Alcuni analisti parlano persino di un cambio di regime.
E non c’è bisogno di andare lontano per capire perché la Fed ha cambiato le sue priorità. Due senatori Democratici progressisti, il Presidente della Commissione Bancaria Sherrod Brown dell’Ohio ed il membro della commissione Elizabeth Warren del Massachusetts, ce l’hanno con le banche e si sono pubblicamente opposti alla proroga dell’esenzione.
È già abbastanza grave che delle agenzie regolatorie governative come l’Ufficio del Controllore della Valuta (OCC) e la Federal Deposit Insurance Corporation permettano ai senatori di comandare a bacchetta ma, quando la Fed (il principale regolatore delle grosse banche), che si suppone sia indipendente, si mette in riga senza fiatare, allora è preoccupante.
Nel corso di quest’anno, il Presidente USA Joseph Biden deciderà se rinominare Jerome Powell come presidente della Fed, quindi c’è la sensazione che Powell stia cercando almeno di evitare di agitare le acque inutilmente.
Il governatore della Fed Lael Brainard, l’unico membro del consiglio affiliato ai Democratici, è pronto dietro le quinte ad entrare in scena come presidente, dopo aver diligentemente accettato che qualcun altro (il suo ex capo, Janet Yellen) diventasse segretario al Tesoro.
Il Federal Open Market Committee ha lasciato la politica monetaria invariata durante il vertice della scorsa settimana, come previsto, e Powell ha ribadito l’impegno della Fed a lasciare aperti i rubinetti monetari per l’immediato futuro (anche questo come previsto).
Powell ha ripetutamente sottolineato, rispondendo alle domande, che l’inflazione dovrà superare l’obiettivo del 2% della Fed non solo in modo transitorio per far sì che i policymaker prendano in considerazione un possibile intervento sui tassi di interesse. Questo ovviamente spinge a chiedersi di quanto o per quanto tempo l’inflazione dovrà superare il 2%.
Ha anche più volte sminuito l’importanza delle stime sull’inflazione o sui tassi di interesse presentate dai membri nella sintesi sulle proiezioni economiche, spiegando che si tratta di previsioni individuali, non di un consenso raggiunto tramite discussione o dibattito.
Il rendimento dei Titoli del Tesoro a 10 anni ha concluso la settimana in salita di quasi 10 punti base dopo il vertice del FOMC e l’annuncio sui coefficienti patrimoniali, chiudendo la settimana a circa l’1,73%.
Powell testimonierà due volte al Congresso questa settimana, insieme a Yellen, sugli aiuti per il COVID e parlerà anche ad un evento della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI). Sono previsti anche gli interventi di molti altri membri del FOMC, come il vice Presidente Richard Clarida, il vice Presidente per le Regolamentazioni Randal Quarles, Brainard ed il Presidente della Fed di New York John Williams.
Probabilmente si troveranno in difficoltà nel chiarire la politica della Fed, ma difficilmente riusciranno a fugare la confusione degli investitori, in quanto non potranno essere specifici sugli obiettivi per l’inflazione e per i tassi.