Settimana con diversi dati importanti per i mercati. Si comincia oggi alle 8:00 con la produzione industriale della Germania MoM di agosto (stima -0,3% contro -0,8% di luglio). Mercoledì alle 8:00 uscita invece l’inflazione YoY di settembre sempre della Germania (stima 4,5% contro 6,1% di agosto). Sempre mercoledì alle 14:30 è atteso l’indice dei prezzi alla produzione USA MoM di settembre (stima +0,4% contro +0,7% di agosto), mentre alle 20:00 usciranno le minute della FED relative all’ultimo meeting. Giovedì alle 14:30 uscirà il dato di inflazione USA YoY di settembre (stima 3,6% contro 3,7% di agosto).
Venerdì scorso gli ordini all’industria della Germania MoM di agosto è risultato migliore delle attese (+3,9% contro +1,8% stimato) e nettamente più elevato rispetto al -11,3% di luglio, a conferma che probabilmente l’economia tedesca ha quantomeno fermato la fase negativa.
In USA la variazione degli occupati non agricoli è risultata nettamente più elevata delle attese (336k contro 170 attesi e 227k di agosto). Il tasso di disoccupazione di settembre è rimasto tuttavia invariato al 3,8% (3,7% le attese), così come invariato al 62,8% è rimasto il tasso di partecipazione al lavoro. La maggior parte della creazione dei posti di lavoro è dovuta ai settori del tempo libero e nell'ospitalità, assistenza sanitaria, servizi professionali, scientifici e tecnici e assistenza sociale.
I salari orari medi sono aumentati dello 0,2% MoM, in linea con l’aumento di agosto ma al di sotto delle aspettative di crescita dello 0,3%. Su base annua i salari sono aumentati del 4,2%, rispetto al 4,3% del periodo precedente. Il rapporto offrirà alla FED un dato importante mentre la banca centrale deciderà se la sua missione di reprimere l’inflazione avrà successo o se i tassi, già ai massimi da 22 anni, dovranno aumentare ulteriormente. La FED si riunirà di nuovo alla fine del mese.
I dati potrebbero complicare la politica monetaria? Probabilmente si. Quantomeno rafforzano le aspettative dei membri del FOMC, che nel corso del precedente meeting avevano dichiarato di aspettarsi un ulteriore rialzo entro la fine del 2023 e due tagli (invece dei quattro previsti in giugno) dei tassi per il 2024.
Sebbene il divario tra posti di lavoro e lavoratori si sia ridotto, la domanda di lavoro supera ancora l’offerta di lavoratori disponibili. I membri del FOMC si aspettano tuttavia che il riequilibrio del mercato del lavoro continui, allentando gradualmente le pressioni al rialzo sull’inflazione. Motivo questo che ha spinto Powell a dichiarare che la banca centrale procederà con attenzione con le prossime decisioni sui tassi di interesse.
Crediamo tuttavia che la banca centrale potrebbe anche permettersi di essere paziente dopo aver alzato i tassi di interesse più volte negli ultimi 18 mesi. In altre parole, la FED non sembra avere necessità di prendere alcuna decisione affrettata, dato che la politica monetaria è restrittiva e le condizioni finanziarie sono rigide. Inoltre, con i rendimenti obbligazionari in rialzo, il rafforzamento del dollaro e l'aumento della volatilità del mercato azionario, c'è un ulteriore inasprimento delle condizioni finanziarie che svolge parte del lavoro per la FED, quindi non è una cosa fatta che la FED aumenti nuovamente i tassi nel prossimo meeting. Probabilmente il dato di inflazione in uscita giovedì contribuirà a fare un po’ più di chiarezza.
In vista del rapporto sull'occupazione, i mercati scontavano una probabilità del 22% di un ulteriore aumento dei tassi della FED di 25 bp il 1° novembre, che saliva al 34% per la riunione del 13 dicembre. Dopo il rapporto, tali probabilità sono salite al 29% per un aumento il 1° novembre e al 44% per un aumento il 13 dicembre.
La pubblicazione dei dati ha riacceso la svendita di obbligazioni che ha travolto i mercati globali nelle ultime due settimane. I costi di indebitamento del governo statunitense a dieci anni hanno raggiunto il livello più alto dal 2007 dopo la pubblicazione del dato nettamente superiore al totale rivisto al rialzo di agosto di 227k. A testimonianza delle crescenti aspettative del mercato secondo cui i tassi di interesse rimarranno elevati per un periodo prolungato, i futures azionari sono scesi mentre i rendimenti obbligazionari sono aumentati. I futures che seguono l'S&P 500 sono scesi dello 0,9% prima dell'apertura di New York, mentre i futures che seguono il Nasdaq 100 sono scesi dell'1,2%. Gradualmente nel corso della giornata i mercati hanno completamente cambiato segno, tanto è vero che l’S&P 500 ha chiuso in rialzo dell’1,2%. Il rendimento dei titoli del Tesoro a due anni, sensibili alla politica monetaria, è balzato di quasi 0,13 punti percentuali al 5,15% nei minuti successivi alla pubblicazione del rapporto, mentre il rendimento del decennale ha aggiunto 0,17 punti percentuali raggiungendo quasi il 4,89%, mentre il rendimento del trentennale ha superato il 5,05% per la prima volta dall'agosto 2007.
Le notizie sorprendenti sul mercato del lavoro potrebbero dare un’ulteriore spinta allo spirito degli americani e quindi alla loro capacità di spesa? Crediamo di no. L'inflazione continua infatti a farsi sentire e i prezzi continuano a salire più velocemente di quanto chiunque vorrebbe. Anche se gli aumenti annuali dei prezzi non sono in modalità sfrenata come lo erano quando l’inflazione era superiore al 9% l’anno scorso, la crescita dei prezzi è ancora superiore al 3%, che è superiore a quanto gli economisti ritengono sia salutare.
In realtà, quando vedi i prezzi del gas in media a 3,75 dollari (e superiori a 4 dollari in molti posti in tutto il paese), tassi ipotecari superiori al 7% e ai massimi di 23 anni, prezzi dei prodotti alimentari in aumento al supermercato e riavvio dei prestiti studenteschi per milioni di americani, non crediamo un mercato del lavoro robusto farà sentire la maggior parte delle persone come se l’economia fosse forte, tanto da invogliarli a comprare beni e servizi a prezzi crescenti.
Al contrario, un forte mercato del lavoro potrebbe alla fine far sentire peggio molti americani. Come? La FED sta lavorando per rallentare l’economia aumentando i tassi di interesse, il più potente strumento di cui dispone per combattere l’inflazione. Un mercato del lavoro ancora robusto significa che la banca centrale potrebbe continuare ad aumentare i tassi senza timore di mandare l’economia in recessione.
Non dovremmo mai rallegrarci di un mercato del lavoro negativo. Ma un mercato del lavoro che è rimasto così sano per così tanto tempo non è in realtà una buona notizia per l’americano medio che fatica a pagare le bollette. Nel frattempo, rimaniamo nell’enigma “le buone notizie sono cattive notizie” che fa sentire la maggior parte delle persone come se l’economia americana fosse in una brutta situazione.