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Fed: Clarida ottimista sull’economia, altri mettono in guardia dal rischio

Pubblicato 19.10.2020, 13:40

I policymaker della Federal Reserve la scorsa settimana hanno espresso apprensione per varie questioni, dall’eccessiva propensione al rischio in un contesto di tassi di interesse bassi, agli imponenti requisiti per finanziare il governo, con il deficit federale che schizza alle stelle. Ma, Richard Clarida, vice presidente della Fed, è stato sorprendentemente positivo sull’economia.

In un discorso virtuale ad un vertice dell’Istituto della Finanza Internazionale, Clarida ha affermato:

“Questa recessione è stata di gran lunga la peggiore del dopoguerra, ma potrebbe passare alla cronaca anche come la più breve della storia degli Stati Uniti”.

Il fatto che Clarida, al contrario del Presidente della Fed Jerome Powell e di due degli altri tre membri del consiglio dei governatori, abbia un dottorato in economia ha reso questa dichiarazione particolarmente importante.

“Il flusso di macrodati ricevuti da maggio è stato sorprendentemente forte”, ha proseguito Clarida, “e la crescita del PIL nel terzo trimestre, secondo molti esperti, dovrebbe essersi ripresa ad un tasso annuo di circa il 25-30%”.

E questa, dopo un crollo del 32% del tasso annuo nel secondo trimestre, sembra essere una ripresa molto simile ad una a V.

L’economia statunitense ha smentito gli scettici, ha spiegato Clarida, in quanto i consumatori americani hanno stravolto le opinioni diffuse ed hanno risposto a tassi di interesse bassi e credito facile, insieme al supporto fiscale del governo. “Costruiscono case, comprano auto ed ordinano attrezzature e software”, ha dichiarato.

Clarida ha riconosciuto che le spese per i servizi sono indietro, ma anche qui ha trovato un lato positivo. Nel corso della conseguente discussione, Clarida ha detto che “c’è una domanda repressa” di servizi che supporterà l’economia man mano che la pandemia di Covid-19 si ridurrà. Inoltre, ha affermato, le famiglie hanno accumulato considerevoli risparmi che saranno di “sostegno” all’economia quando ciò avverrà.

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Queste previsioni rosee dipendono da come andrà il virus, ha ammesso Clarida, e potrebbe volerci anche un altro anno per tornare ai livelli pre-pandemia. Sia la Fed che il governo dovranno fornire maggiori aiuti, ha puntualizzato.

Anche Mary Daly, Presidente della Fed di San Francisco, è stata ottimista in una chiamata con i giornalisti, affermando che dei tassi di interesse vicini allo zero rappresentano la politica più giusta per l’economia al momento. Ulteriori interventi da parte della Fed potrebbero essere necessari, ha dichiarato, e i policymaker seguiranno con attenzione i prossimi dati. Ha spiegato:

“Economia e politica economica sono in una buona posizione in questo momento. Ci vedo ben posizionati per superare la tempesta in cui ci troviamo e resta da vedere se sarà necessario fare altro”.

Tutti i 17 membri del Federal Open Market Committee partecipano ai vertici di politica monetaria ogni sei settimane circa, ma solo 10 possono votare: i cinque membri del consiglio, il capo della Fed di New York e, a rotazione ogni due o tre anni, quattro altri presidenti delle banche regionali. Daly, che ha assunto il ruolo nell’ottobre 2018, avrà modo di votare per un anno pieno nel 2021.

Il Presidente della Fed di Boston Eric Rosengren ha proseguito il discorso della settimana prima circa quanto sia vulnerabile il sistema finanziario per via di una dozzina di anni di tassi di interesse bassi, affermando che gli USA hanno bisogno di regole più severe per ridurre indebitamento ed assunzione di rischi. Ha riferito al Financial Times:

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“Se si vuole seguire una politica monetaria … che applichi tassi di interesse bassi per un lungo periodo, è necessaria una robusta autorità di supervisione finanziaria al fine di ridurre la quantità di eccessiva assunzione di rischio che avverrà di conseguenza”.

Randal Quarles, vice presidente della Fed per la supervisione, teme che la banca centrale possa dover proseguire i suoi acquisti di asset per molto tempo, perché il Dipartimento per il Tesoro USA sta emettendo così tanti nuovi debiti che potrebbe finire per sovraccaricare i mercati privati. Il debito nazionale è cresciuto ad oltre 27 mila miliardi di dollari dai 23 mila miliardi dell’inizio dell’anno fiscale. Spiega Quarles:

“Potrebbe essere dovuto al semplice macro-fatto che, essendo il mercato dei titoli del Tesoro molto più grande rispetto a persino qualche anno fa, l’enorme volume potrebbe aver superato la capacità dell’infrastruttura del mercato privato di sopportare uno stress”.

 

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