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Focus sul mercato immobiliare australiano e sull’AUD

Pubblicato 29.07.2014, 15:06
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L’aumento dei prezzi delle abitazioni è oggetto di attenzione fra i regolatori della maggior parte dei paesi del G10. La preoccupante espansione del mercato dei mutui è dovuta soprattutto alle politiche di tassi bassi e ha generato un significativo aumento dei prezzi delle case. Citiamo il Regno Unito, la Nuova Zelanda, la Norvegia, la Danimarca, la Svezia e la Svizzera fra i paesi più colpiti dall’aumento dei prezzi nel settore immobiliare. Con l’intento di raffreddare i mercati immobiliari, i governi dei paesi citati stanno mettendo in pratica le cosiddette misure macroprudenziali.

L’Australia sta vivendo una situazione simile e, secondo Bloomberg, il debito delle famiglie ha raggiunto i massimi da 25 anni; nell’80% dei casi, il mutuo equivale in media a circa quattro volte il reddito familiare. Ciò nonostante, sappiamo che il governo australiano addirittura sostiene l’aumento dei prezzi delle abitazioni per trasferire posti di lavoro dal settore minerario a quello delle costruzioni. Il governatore della RBA Stevens ha confermato questa impostazione, dicendo che “se pensiamo, ed è così, che ci sia bisogno di un’espansione del settore delle costruzioni, un clima in cui i prezzi calano non produce probabilmente il risultato sperato”. La volontà dell’Australia di far aumentare il settore delle costruzioni/immobiliare genera importanti rischi finanziari per la ripresa dell’economia e la stabilità finanziaria. Anche se, a porte chiuse, in passato i regolatori della politica australiana sembravano a favore di un’azione microprudenziale, nel suo ultimo intervento del 3 luglio a Hobart, Stevens non ha escluso la possibilità di introdurre misure macroprudenziali (come limiti sui prestiti e requisiti di capitale più elevati) per mitigare il surriscaldamento dei debiti ipotecari.

Quali sono le implicazioni per la politica di Stevens?

La svolta nell’approccio di Stevens solleva la questione del potenziale impatto sulla politica della RBA. L’esperienza svizzera ha mostrato che, nell’ultimo anno, le misure macroprudenziali sono state piuttosto inefficaci, in assenza di opportunità alternative affinché le famiglie traggano beneficio dai tassi d’interesse allo zero. Se il governo australiano inizierà a dare segni di preoccupazione in scia all’espansione incontrollata delle ipoteche e del mercato immobiliare, ciò non farà che stimolare speculazioni su una RBA falco, come sta succedendo in paesi che hanno lo stesso problema. Un esempio recente è costituito dalla Banca d’Inghilterra (BoE), che intende introdurre un indice dell’inflazione che includa i prezzi delle abitazioni e punta a un obiettivo d’inflazione rivisto. Questa modifica avrà certamente delle conseguenze sul corso dei tassi d’interesse della BoE a favore dei falchi.

Tornando al caso australiano, Stevens non ritiene che l’aumento del debito nel paese per il momento sia allarmante, ma la questione metterà in allarme i falchi della RBA. Viste le condizioni particolari dell’economia australiana, Stevens probabilmente non interverrà con azioni concrete nel prossimo futuro.

I guadagni dell’AUD dovrebbero rimanere contenuti

Da una parte l’impegno della RBA a garantire un “periodo di tassi stabili”, dall’altra le preoccupazioni crescenti per il mercato immobiliare e dei mutui fanno sì che la direzionalità del complesso AUD sia incerta. Dalla svolta neutrale della RBA di febbraio, l’AUD/USD ha guadagnato quasi il 10%, mentre le inversioni di rischio a tre mesi sono ancora ai massimi da cinque anni. Il triangolo ascendente in atto da maggio a luglio continua a segnalare un nuovo tentativo verso 0,9500/05 (76,4% di Fibonacci sul calo da ottobre 2013 a gennaio 2014). Non si può escludere un ulteriore rialzo, che dipenderà dalla propensione globale per l’USD. Ciò nonostante, la curva forward continua a scambiare a sconto, in linea con la divergenza della RBA, con scommesse di normalizzazione della politica, rispetto alla Fed.

Contro il kiwi (NZD), il premio forward a tre mesi ha raggiunto il massimo da gennaio 2009, come pure la base del cross a tre mesi. Dopo quasi 5 anni di base del cross negativa (che si traduce in una preferenza per l’NZD, con un picco d’interesse nel 2011), l’interesse degli operatori sembra puntare di nuovo sull’AUD. Ciò spiega in parte il premio forward. Nonostante la divergenza fra la RBNZ falco e la RBA colomba, l’analisi dell’AUD/NZD favorisce il lato rialzista. Nel breve termine, la coppia testa il livello a 1,1040 (50,0% di Fibonacci sul calo da novembre 2013 a gennaio 2014), si osserva maggiore resistenza verso 1,1088 (massimo del trend rialzista dell’anno in corso). Per la settima in corso discrete barriere per le opzioni limitano il ribasso a 1,1000.

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The Risk Today

EUR/USD La coppia EUR/USD ha violato l'area di supporto chiave definita da 1,3503 (vedere anche la linea di trend ascendente di lungo termine disegnata a partire dal minimo di luglio 2012) e 1,3477 (minimo 03/02/2014), confermando la presenza di un trend discendente sottostante. Il rimbalzo non è per ora degno di nota, dato che i prezzi rimangono vicini ai minimi recenti. Le resistenze orarie possono essere individuate a 1,3485 (massimo 24/07/2014) e 1,3513 (minimo 21/07/2014). Nel lungo termine, la coppia EUR/USD segna una successione di massimi in calo e minimi in calo dal maggio 2014. I rischi di una discesa della coppia sono delimitati da 1,3379 (ricavato dalla formazione double-top) e 1,3210 (secondo segmento discendente dopo il rimbalzo da 1,3503 a 1,3700). Un forte supporto si trova a 1,3296 (minimo 07/11/2013). Una resistenza giace a 1,3549 (massimo 21/07/2014).

GBP/USD La coppia GBP/USD si sta muovendo lateralmente vicino alla significativa area di supporto definita da 1,6953 e 1,6923. Sebbene l'insuccesso nel tenere al di sopra della resistenza di 1,6998 (massimo 25/07/2014) suggerisce una persistente pressione di vendita, si prevede che l'area di supporto sopracitata riesca a tenere nel breve termine. Le resistenze orarie si trovano a 1,7054 (massimo 24/07/2014, si veda anche il canale discendente) e 1,7118 (massimo 18/07/2014). Nel lungo termine, la violazione della resistenza principale di 1,7043 (massimo 05/08/2009) fa prevedere un ulteriore rafforzamento. Le resistenze si trovano a 1,7332 (vedere il ritracciamento 50% del calo del 2008) e 1,7447 (minimo 11/09/2008). Un supporto si trova a 1,6923 (minimo 18/06/2014).

USD/JPY La coppia USD/JPY continua a migliorare dopo la violazione della resistenza a 101,86 (vedere anche il canale discendente) come si può vedere dalla rottura del triangolo simmetrico di breve termine. I supporti orari possono essere trovati a 101,72 (minimo 25/07/2014) e 101,60 (massimo 22/07/2014, vedere anche la linea di trend ascendente). Le altre resistenze si trovano a 102,27 (massimo 03/07/2014) e 102,36. Una tendenza rialzista di lungo termine viene favorita fino a quando il supporto chiave di 99,57 (minimo 19/11/2013) riesce a tenere. Tuttavia, è necessaria una violazione verso l'alto che si spinga al di fuori dell'attuale fase di consolidamento tra 100,76 (minimo 04/02/2014) e 103,02 per riattivare il trend rialzista sottostante. Vi è un importante resistenza che giace a 110,66 (massimo 15/08/2008).

USD/CHF La coppia USD/CHF ha violato la resistenza chiave di 0,9037, suggerendo un persistente interesse di acquisto. I supporti orari possono essere individuati a 0,9031 (minimo intragiornaliero) e 0,9001 (minimo intragiornaliero). Un'altra resistenza giace a 0,9082 (minimo 03/02/2014). In una prospettiva di lungo termine, la violazione rialzista della resistenza chiave di 0,8953 (massimo 04/04/2014) suggerisce la fine della consistente fase correttiva che è iniziata nel luglio 2012. Il potenziale rialzista di lungo termine suggerito dalla formazione double-bottom è di 0,9207. Inoltre, una violazione della resisenza di 0,9037 favorirebbe un secondo segmento ascendente (ritracciando quello che è iniziato l'8 maggio) con un potenziale rialzista di 0,9191. Un forte resistenza si trova a 0,9156 (massimo 21/01/2014).

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