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FX: come le vendite al dettaglio potranno influire sul mercato

Pubblicato 14.06.2019, 09:02
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Rassegna giornaliera sul mercato forex, 13 giugno 2019

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management

Il report di venerdì sulle vendite al dettaglio USA è uno degli eventi più importanti nel calendario economico di questa settimana. La Federal Reserve si riunirà la settimana prossima e questo dato giocherà un ruolo cruciale nelle previsioni della banca centrale. Gli economisti si aspettano una ripresa della spesa, ma ci sono moltissimi motivi per cui i dati potrebbero deludere le attese. Prima di tutto, i progressi registrati dal mercato del lavoro si stanno affievolendo secondo il report sull’occupazione del mese scorso. Tra gli altri motivi che potrebbero aver spinto i consumatori a ridurre i consumi ci sono il rallentamento dell’aumento degli stipendi, il calo dei prezzi della benzina ed il calo del 6% della borsa a maggio. Nonostante il tasso di disoccupazione basso, i consumatori americani non si sentono “tranquilli”. Le vendite al dettaglio sono state contenute in tutto il 2018 e a dicembre il dato è stato in negativo. Da allora, i consumi sono scesi in 3 degli ultimi 5 mesi. Il Presidente della Federal Reserve Powell sta cercando di mostrarsi calmo dicendo che l’economia è in crescita, ma dichiarando che la banca “agirà nel modo appropriato per sostenere la crescita” ha fatto intravedere la sua preoccupazione. Dunque, se il report sulle vendite al dettaglio deluderà le aspettative, il mercato forex ne risentirà e farà crollare il dollaro contro le principali valute. Il venerdì è sempre un giorno movimentato per le valute e con il vertice della Fed dietro l’angolo, potremmo vedere uno spostamento significativo per il biglietto verde. La coppia USD/JPY è stata scambiata in range stretto questo mese ed il report sulle vendite al dettaglio potrebbe innescare un breakout durevole.

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Intanto, vediamo dei segnali di un massimo a breve termine per l’euro. Dopo essersi attestato al massimo di 2 mesi per gran parte della settimana, il cambio EUR/USD è crollato sotto 1,13 mercoledì e giovedì è rimasto sotto questo livello chiave. La produzione industriale nella zona euro è scesa come avevamo previsto, ma la minaccia del Presidente Trump di sanzioni alla Germania deve essere la vera fonte di preoccupazione per i trader dell’euro. Non sappiamo se il Presidente USA andrà avanti, ma mercoledì Trump ha dichiarato alla stampa che l’oleodotto tra Germania e Russia “renderebbe letteralmente la Germania ostaggio della Russia nel caso in cui dovesse succedere qualcosa”. La paura di molte nazioni è che se la Germania dovesse andare avanti con l’oleodotto, questo permetterebbe alla Russia di tagliare fuori l’Ucraina o di mettere pressione alle nazioni dell’Europa occidentale. Trump inoltre minaccia di richiamare le truppe americane perché “stiamo proteggendo la Germania dalla Russia e la Russia sta prendendo miliardi e miliardi di dollari dalla Germania”. Un peggioramento delle relazioni USA - UE sarebbe negativo per l’euro ma non sappiamo se questa minaccia di sanzioni alla Germania sia credibile.

Tutte e tre le valute legate alle materie prime sono scese e il maggiore calo è stato quello del dollaro australiano. Secondo il nostro collega Boris Schlossberg, “I dati australiani sono stati migliori del previsto, ma la valuta è andata in selloff per via delle notizie che hanno nascosto il rallentamento della domanda nel mercato del lavoro. I dati sull’occupazione hanno mostrato 42K nuovi posti di lavoro contro i 16K previsti, ma quasi tutto l’incremento è dovuto ai nuovi posti di lavoro part-time, mentre i lavori full-time sono aumentati solo di circa 2K a maggio. Il mercato ha accolto la notizia con delusione soprattutto dopo l’aumento del tasso di disoccupazione al 5,2% dal 5,1%; ora i trader puntano sul fatto che la RBA possa essere costretta a tagliare nuovamente i tassi ad agosto per evitare un ulteriore rallentamento della domanda. La domanda del mercato del lavoro in Australia è stata sorprendentemente forte nonostante le tensioni commerciali che hanno messo in pericolo la sua economia votata all’export; tuttavia, le notizie fanno pensare che le tensioni tra USA e Cina stiano iniziando a pesare sugli investimenti e sulla fiducia delle imprese”. L’attenzione ora si sposta verso il dollaro neozelandese in attesa dei dati PMI manifatturieri. Visto il recente taglio dei tassi di interesse, il rallentamento dell’economia in Australia e in Cina e il calo dei prezzi dei prodotti caseari, il rischio è di ribasso per il cambio NZD/USD.

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