di Blanche Gatt
I legislatori britannici non ne potevano più di scontrarsi col muro della Brexit. Frustrato, il Parlamento ha infatti ora preso il controllo del processo dalle mani della Premier Theresa May; almeno per oggi.
La sfida resta quella di trovare una strategia per la Brexit che non rischi di catapultare il paese nella catastrofe economica. Quanto saranno efficaci questi sforzi sul lungo termine resta da vedere. Tuttavia, nel corso della giornata, i parlamentari analizzeranno le alternative all’impopolare piano di divorzio di May tramite quelle che sono state definite votazioni “indicative” su una serie di opzioni alla Brexit nel tentativo di capire quale, eventualmente, la maggioranza potrebbe supportare.
L’accordo di May sarà ancora tra le opzioni in elenco e sono aumentate le speculazioni che la Premier possa piegarsi alle pressioni e dare le dimissioni in cambio del sostegno al suo piano quando e se lo ripresenterà in Parlamento per la terza volta.
Riprendere il controllo
Tuttavia, le votazioni non necessariamente avranno l’impatto che desiderano i parlamentari. Theresa May ha già detto che non considererà vincolanti i voti indicativi e che non si impegnerà ad implementare il risultato se dovesse contrastare con il programma elettorale 2017 del suo partito.
Potrebbe non avere l’ultima parola, però. I parlamentari potrebbero approfittare di un po’ di tempo questo pomeriggio per decidere un’altra data per ulteriori votazioni indicative future.
Almeno 16 proposte di possibili voti sono state presentate dai parlamentari fino a ieri sera, tra cui una terza votazione del piano di May, l’assenza di accordo, varie alternative per il libero commercio ed un secondo referendum sulla Brexit.
Nessuna di esse, finora, ha dimostrato di avere il sostegno della maggioranza e, ovviamente, l’opzione del nessun accordo è stata respinta due volte. Tuttavia, resta l’opzione legale di default se non si dovesse arrivare ad un’intesa entro la scadenza prorogata al 12 aprile.
Le votazioni cominceranno alle 19 ed i risultati sono attesi alle 21 (GMT). Potrebbero proseguire lunedì per consentire ai parlamentari di trovare una preferenza unica tra le opzioni ridotte. I parlamentari saranno liberi di votare per quante proposte vorranno. Qualunque sia l’esito, il fatto che così tanti parlamentari si siano messi insieme per sfidare il governo insistendo per avere queste votazioni rappresenta una svolta significativa.
Far valere la propria autorità
In questo modo, il Parlamento ha fatto valere la propria autorità, prendendo il controllo del processo nel tentativo di rompere l’impasse sull’uscita dall’UE. I voti indicativi di oggi possono anche non essere vincolanti, ma almeno potranno dare un’idea dell’opinione della maggioranza del parlamento.
E ciò, a sua volta, potrebbe essere il segnale del fatto che il Regno Unito è pronto a tirarsi fuori dal pantano che è diventata la Brexit.
Possibili esiti dei voti indicativi
Alcune probabili opzioni che potrebbero risultare dai voti indicativi:
1. Il piano di Theresa May: È già stato clamorosamente bocciato due volte. È difficile che passi al terzo tentativo. Tuttavia, molti dei sostenitori della Brexit più determinati, tra cui il più netto oppositore del piano di May nonché forte promotore dell’uscita senza accordo, Jacob Reese-Mogg, hanno reso noto che potrebbero cambiare idea e votare a favore del piano, dopotutto.
Questo dietrofront ieri, che renderebbe meno probabile l’uscita senza accordo, ha immediatamente spinto la sterlina, schizzata sia contro il dollaro che contro l’euro dopo la dichiarazione, prima di scendere leggermente.
2. Nessun accordo: È già stato escluso in due votazioni non vincolanti, quindi l’opinione del parlamento sull’uscire dall’UE senza alcun accordo è già nota. Tuttavia, rimane l’opzione legale di default se non si dovesse arrivare ad un’intesa entro la scadenza prorogata al 12 aprile, a meno che e fino a che i parlamentari non troveranno un accordo sulla legge per cambiare la data.
3. L’accordo di Malthouse: Una versione di questo piano manterrebbe l’essenza dell’accordo di May sostituendo però il confine dell’Irlanda del Nord con “soluzioni tecniche” ancora da definire. Una seconda versione suggerisce di puntare ad un accordo di “sospensione” con l’UE mentre viene negoziato un accordo sul libero scambio.
4. Restare nell’unione doganale: Il Partito Laburista sta facendo pressioni per arrivare ad una forma di questa opzione. Manterrebbe il Regno Unito nell’unione doganale, consentendo quindi il libero scambio, ma escludendolo dal mercato unico che rappresenta un grado di partecipazione maggiore all’Unione Europea, pur conservando l’allineamento con il blocco su diritti e normative UE futuri. Un accordo simile implicherebbe inoltre che il Regno Unito debba mantenere una certa forma di libertà di movimento con l’UE.
6. Un secondo referendum/votazioni pubbliche: Sia come opzione a sé che come condizione per l’approvazione di qualsiasi altra opzione venga votata, questa soddisferebbe le crescenti richieste secondo cui la gente dovrebbe avere il diritto di votare qualsiasi soluzione trovata dal Parlamento.
7. Revocare l’Articolo 50 e restare nell’Unione Europea: Sarebbe la più semplice da realizzare. Tuttavia, difficilmente incontrerebbe molto supporto all’interno della Camera dei Comuni, in quanto i parlamentari temono che possa sembrare di ignorare “la volontà del popolo” espressa con il referendum del 2016.