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Goldman taglia le previsioni di crescita mentre continua l’impennata del petrolio

Pubblicato 11.10.2021, 15:58
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All’inizio di questa nuova settimana di ottobre sui mercati è arrivata la decisione di Goldman Sachs di tagliare le previsioni di crescita USA per quest’anno e per il prossimo, a causa del ritardo della ripresa nella spesa dei consumatori; i prezzi del petrolio sono schizzati, mentre l’oro resta anemico nonostante sia un rifugio contro l’inflazione.

Oil Daily

L’economista capo di Goldman Jan Hatzius ha dichiarato in una nota domenica che l’azienda di Wall Street si aspetta una crescita statunitense pari al 5,6% quest’anno, contro la precedente stima del 5,7%. Ufficialmente, l’economia USA è cresciuta di un 6,7% annuo nel secondo trimestre del 2021.

Per tutto il 2022, le previsioni di Goldman indicano una crescita del 4%, in calo dalla precedente stima del 4,4%. 

Solo questo, insieme al fatto che la situazione nel settore dei semiconduttori non migliorerà fino al secondo semestre del prossimo anno e che il riassortimento delle scorte sarà rinviato, “ci fa prevedere una ripresa meno forte del previsto da ora in poi”, si legge nella nota di Goldman.

Seconda revisione in poche settimane, rallenta la spesa dei consumatori USA

La revisione di Goldman è giunta dopo che l’Università del Michigan ha mostrato nel suo sondaggio di settembre che i consumatori sono inclini a rimandare gli acquisti, se possibile, per via dei timori sul rallentamento della crescita e sull’aumento dell’inflazione. I consumi rappresentano il 70% del PIL statunitense.

Il Dipartimento per il Commercio dovrebbe riportare mercoledì che l’IPC è cresciuto a settembre dello 0,3% su base mensile come ad agosto e del 5,3% su base annua. 

Le vendite al dettaglio di settembre, attese per giovedì, dovrebbero scendere dello 0,2% dopo un balzo dello 0,7% ad agosto.

L’IPP di settembre sarà rilasciato giovedì.

Per quanto riguarda il petrolio, il rally dei prezzi continua nonostante il vice ministro dell’energia russo,  Pavel Sorokin, abbia dichiarato che l’OPEC+ non dovrebbe permettere al mercato del petrolio di surriscaldarsi in quanto questo potrebbe distruggere la domanda. Sorokin ha aggiunto che il mercato è equilibrato con prezzi tre 45 e 60 dollari al barile.

Il Presidente russo Vladimir Putin ha cercato invece di fermare l’impennata del gas naturale la settimana scorsa dichiarando che Mosca potrebbe spingere le consegne a livelli record. Il vice Premier Alexander Novak ha dichiarato che un modo per farlo sarebbe quello di ottenere una rapida certificazione UE del controverso gasdotto Nord Stream 2, che potrebbe consegnare il gas dal Mar Baltico alla Germania, evitando di passare in tutti gli altri paesi.

La voce della Russia nell’OPEC+ deve essere più “decisa”

L’analista del petrolio di Bloomberg Julian Lee ha scritto domenica che Novak non è riuscito a fare il punto sull’inflazione del petrolio, cosa che ha fatto Sorokin. 

“Avrebbe dovuto illustrare il punto in maniera più decisa durante il vertice dell’OPEC+”, ha dichiarato Lee riferendosi a Novak, la seconda persona più potente nei vertici mensili dell’OPEC+.

Con l’inflazione che accelera, la Federal Reserve cerca di ridurre il piano di acquisti, mentre le banche centrali di Norvegia, Brasile, Messico, Corea del Sud e Nuova Zelanda hanno già alzato i tassi di interesse.

La Fed pubblicherà i verbali del vertice di settembre mercoledì, nelle aspettative che inizi a ridurre gli acquisti mensili di 120 miliardi di dollari prima della fine dell’anno, un primo  importante step verso un eventuale aumento dei tassi.

Guai in vista per l’oro se la Fed si mostrerà decisa sul tapering

Se i verbali del vertice della Fed di settembre dovessero suggerirci un ritiro dello stimolo della banca centrale più aggressivo del previsto, l’oro potrebbe esserne colpito duramente. Già a giugno il metallo prezioso ha sofferto il calo più brusco degli ultimi tre mesi (3,4%).

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L’oro si attestava sotto i 1.760 negli scambi della mattinata asiatica di questo lunedì.

Ma gli analisti di ABN Amro hanno dichiarato di aspettarsi  1.700 dollari per la fine dell’anno e 1.500 per la fine del 2022, se i rendimenti dei bond USA ed il dollaro dovessero continuare a salire alle spese del metallo giallo.

Il rendimento dei Treasury decennali è tornato sopra il livello dell’1,6% lunedì, mentre l’indice del dollaro, che replica l’andamento della valuta statunitense contro un paniere di sei altre principali valute, è rimasto sopra il livello di 94.

 

Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Non possiede e non ha una posizione su nessuna delle materie prime o obbligazioni di cui scrive.

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